Ansie e malinconie degli adolescenti d'America viziati dai genitori e con troppi soldi in tasca di Enzo Biagi

Ansie e malinconie degli adolescenti d'America viziati dai genitori e con troppi soldi in tasca HANNO UN TRATTO IN COMUNE, VOGLIONO ESSERE "INDIPENDENTI,, Ansie e malinconie degli adolescenti d'America viziati dai genitori e con troppi soldi in tasca Tutti spendono con disinvoltura, suggestionati da una pubblicità che non dà tregua • Una delle preoccupazioni maggiori, anche per i maschi, sembra essere il culto della bellezza: creme, lozioni, profumi si vendono in quantità incredibili • I « teen-agers » si sentono incompresi dalle famiglie, preferiscono stare fra coetanei, fare un mondo a parte - Ragazzi di 13 anni che vanno dallo psichiatra a confidare tormenti e sogni (Dal nostro inviato speciale) New York, agosto. Non è semplice raccontare come sono i giovani americani. Puoi vederli ballare al « Grinza », il nastro delle musiche va di continuo, due ragazze in topless si contorcono su una pedana di vetro, sospesa nel vuoto, e impongono il ritmo a tutta la compagnia; puoi vederli sui campi di baseball, nei vialetti dei colleges, nelle auto parcheggiate al cinema all'aperto. Puoi vederli anche uscire dal sermone della, domenica, o mentre catino al comizio della Lega per l'integrazione, o discutono del Bene e del Male nelle cantine del « Village ». C'è chi li classifica a seconda dell'abbigliamento. Si chiamano Rollerà ciucili che hanno i capelli lunghi, come i Beatles, come Tom Jones, indossano pantaloni da marinaio, ed esibiscono stivaletti da motociclista; si chiamano Squeaks, invece. Quelli che si vestono come Dio comanda. Ma eccentrici e mo- derati hanno comuni predilezioni: non sdegnano, ad esempio, le risse. C'è chi, come Eugene Gilbert, tenta di definirli osservandoli da un punto di vista economico. Si scopre allora che dispongono di un mucchio di soldi, che desiderano spenderli quasi tutti, e in maniera diversa dagli adulti. Nel tempo che voi impiegate a leggere il titolo di questo articolo, gli adolescenti degli Stati Uniti, informano le statistiche, mettono in circolazione un milione e mezzo di lire. Cosa comperano? Magari chitarre; 230 mila chitarre elettriche sono state rifilate, l'anno scorso, ai teens, Zi chiamano cos'i, con gustimusleali; oppure lozioni, misture, pomate. Gli utili del signor Jess A. Bell, proprietario di una fabbrica di cosmetici, che punta quasi tutto sull'acne giovanile, sono aumentati, secondo l'ultimo bilancio, quattrocento volte. La Pettersen Publishing Company svolge, nel settore, un'attività più spirituale: stampa dodici riviste dedicate esclusivamente a lettori che non hanno ancora passato il traguardo dei venti. Ho sotto gli occhi Ingenue (pronuncia an-je-noo, dice un'avvertenza sotto la testata) e fra le confidenze, gli sfoghi e i resoconti che riempiono le pagine, mi soffermo sulle dichiarazioni di Jonathan Sternfield, anni 18, residente a New Rochelle, che proclama, con scarso orgoglio nazionale: « Le ragazze europee a me vanno benissimo », e dà ii(o<?o ad un'animata polemica. Nelle rubriche, c'è la moda per i teen-agers, e la mostarda e il rossetto fatti proprio per loro, e nella pubblicità ha molta evidenza l'immagine di una fanciulla che, triste e sola, se ne sta seduta fra due poltroncine vuote, perché non ha dato retta ai consigli di chi se ne intende, non ha usato il <Phisohex», la crema che rende splendenti, e cosi gli amici la trascurano e non la fanno ballare. Esquire ha rappresentato, con una sfilata di afotocol&rs », le predilezioni gastronomiche dei giovanetti, ma non ne vien fuori qualche dato illuminante. Non abbondano in fantasia, nessuno si salva dal contorno di patate fritte, e nel sandwich di Atlanta, oltre alla solita carne tritata cotta sulla lastra bollente, e al formaggino tipo svizzero, c'è la foglia di lattuga e il cetriolo, ad Indianapolis la variante è costituita dalla cipolla, mentre a Manhattan, dove il salsicciotto sostituisce la tradizionale polpetta, non sembra nemmeno di stare negli Usa. Tutti sono liberi di stabilire la quantità di CocaCola e il modo di sorbirla: cannuccia, bicchiere, inuolucro di carta, ma l'uso della consacrata bevanda è quasi un atto di fede, appartiene al costume, la bibita è, con la gomma da masticare, il simbolo di un mondo. Non è semplice scoprire i sentimenti, ie idee e le speranze dei giovani, tratteggiarne il profilo morale. Leggo in un saggio del dottor Lorand, dall'indicativo titolo Amore, sesso e ragazzi, che già a tredici anni gli americani diventano clienti dello psichiatra, vanno a sdraiarsi su un divano per confidare al medico ansie, solitudini, molincoiiic. Lo studioso ha scoperto che nelle fanciulle è scomparsa la tendenza a sognare le soddisfazioni e i successi delle donne che fanno carriera, mentre è più sentita l'aspirazione a trovare in un uomo, il marito, quell'affetto che non ricevono dai familiari. Nel confronto coii le europee le ragazze degli Stati Uniti risultano più viziate, e hanno <una latente tendenza a non sorridere ». La figura emblematica di Lolita (<Una malata*, l'ha definita una studentessa), la giovinetta avida, cinica, impudica, e nello stesso tempo innocente, creata dalla fantasia di Nabokov, naufraga davanti a questo ritratto di adolescente depressa, che non cerca protezione dal vecchio e folle Humbert Humbert, perché giudica e critica implacabilmente la generazione che l'ha preceduta, perché non la stima. La nuova Lolita si difende da sola. Dice Chris Vienk, anni 17: « Gli adulti sono i peggiori nemici di se stessi. Mio padre impara il twist. Si sforza troppo, e si muove in maniera completamente sbagliata ». Dice Robert Waugh, anni 19: «Anche se non sappiamo perfettamente quello che dobbiamo fare, siamo certi che, qualunque sia la strada, dobbiamo arrangiarci senza l'aiuto dei nostri genitori ». Non sembra che tengano in molta considerazione i <grandi »; spesso si sentono incompresi, o addirittura tiiftttne. Un ragazzino confida: < Chi mi ha fatto decidere a studiare il pianoforte? Mia madre, perché voleva un genio in famiglia, però ascolto più che suonare, e penso che questo voglia dire che non ho nessuna fede in me stesso, che non farò mai niente di speciale, ma se lei avesse avuto una madre come la mia, dovrebbe certamente picchiare sulla tastiera». E un diciottenne: « Tutto attorno a noi è un tentativo di fuga; noi cerchiamo invece di rompere questo cerchio». Non pare che abbiano molto sviluppato il senso del soprannaturale, che si pongano il problema del rapporto col Cielo. Dal resoconto di una inchiesta, stralcio questo piccolo campionario di inconsuete battute: « Cristo non ha mai specificatamente detto di essere il figlio di Dio, o comunque il solo e diretto discendente; sbagliano pertanto i predicatori della tv che lo dipingono come tale». Dice Ivy Strick, anni 18: «Non credo assolutamente in Dio, non mi sembra che vi sia spazio per lui. Quest'epoca è troppo scientifica». C'è anche un quattordicenne che mi pare per lo meno pratico, se non più accomodante: «Non vi è nulla da perdere nel credere in Dio », mentre una sua coetanea si lascia andare ad una sorprendente definizione lirica: «Dio è quanto mi capita di amare in un determinato momento, con tutta la mia anima ». Se ti fermi a certi aspetti appariscenti, sei indotto a sconsolanti conclusioni. Sembra che una delle questioni più urgenti per i teen-agers sia la bellezza. Un'indagine effettuata tra un gruppo di ragazzi di sedici anni ha rivelato che ognuno di loro aveva in casa circa novantamila lire di prodotti destinati alla cura della persona. In un'edicola ho visto sette pubblicazioni dedicate ai capelli, e Hair Jet si occupa principalmente delle chiome del negri che con disperata tenacia cercano di rendere lisci i fitti e ribelli riccioletti. Jerry, il parrucchiere di Jacqueline Kennedy, è popolare come Frank Sinatra. All'università di Princeton, accanto alle maschere di Melville e di Beethoven, è esposta quella di James Dean, e gli studenti pagano SS cents per vedere l'automobile con Ut quale il leggendario attore andò incontro alla morte. Ma all'università di Berkeley Quindicimila ragazzi discutono per trentasei ore le faccende del Vietnam. Perché, se la massa è scarsamente reattiva, e dimostra una ostentata indifferenza di fronte agli aspetti drammatici e morali della vita, se ha distrutto i tabù di ieri con lo scherzo, senza proporsi nuovi miti, se si affida più al buon senso che al gusto della scoperta e dell'avventura intellettuale, c'è anche una élite che, come dice Isaac Deutscher « entra nella politica senza rimorsi e senza paure», ohe trova superato e farisaico il linguaggio di una certa classe dirigente, e che vuole creare nuovi rapporti all'interno della Confederazione e col mondo; perché ha accolto la lezione di Kennedy: « Se una società libera non riesce ad aiutare ì molti che sono poveri, non riuscirà a salvare i pochi che sono ricchi >. Enzo Biagi

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