Il Milano-Parigi investe un treno affollato di italiani: 12 morti di cui 7 bimbi

Il Milano-Parigi investe un treno affollato di italiani: 12 morti di cui 7 bimbi La sciagura in Francia alle 4,40 di ieri mattina Il Milano-Parigi investe un treno affollato di italiani: 12 morti di cui 7 bimbi Nove delle vittime identificate: otto sono nostri emigrati che tornavano dalle vacanze trascorse in Italia con i parenti - Venticinque feriti gravi Tutti gli uccisi viaggiavano sull'ultima vettura del convoglio investito - Il treno era fermo a Pont d'Héry per un « disco rosso » - Il macchinista del Milano-Parigi avrebbe visto in ritardo il segnale d'arresto: frenò e l'urto avvenne a 20 km all'ora - Drammatici episodi - Padre e madre italiani fuggono dall'ospedale dove sono ricoverati per cercare i loro due figli: li trovano morti, allineati con le altre bare nella scuola del paese (Dal nostro inviato speciale) Pont d'Héry, 28 agosto. Dodici morti fra cui ben sette bambini, quasi tutti emigrati italiani con i loro figli, venticinque feriti gravi, decine e decine di feriti leggeri: uno dei disastri ferroviari più impressionanti di questi ultimi tempi. Ma a vederne le tracce a dieci ore di distanza presso la micro scopica stazioncina agreste di Pont d'Héry, dove sta- mattina alle l,,kn il treno cuccette « Milano - Parigi » ha tamponato il « Lombardia-Express » fermo ad un semaforo, nessuno penserebbe mai ad una sciagura di tali proporzioni. La tragedia in pratica ha coinvolto soltanto l'ultimo vagone — una seconda classe, purtroppo sovrappopolata — del treno tamponato. E precisamente gli ultimi tre scompartimenti che si sono schiacciati a fisarmonica in un orrendo groviglio di ferraglie. Pompieri, militi della Croix Rouge francese, operai specializzati hanno lavorato per ore ed ore con la fiamma ossidrica per liberare i corpi orrendamente straziati delle vittime e quelli dei feriti che si lamentavano senza riuscire a muoversi; ma ora l'opera di soccorso è finita, i dodici morti sono già allineati in improvvisate bare di legno dolce nell'unica aula delle scuole del paese, ad un chilometro da qui; i feriti sono stati sistemati negli ospedali e nelle cliniche di Champagnole e di altre numerose stazioni termali che punteggiano queste ultime verdi alture del Giura francese. Sotto gli sguarfli. di una folla estiva tenuta"Tontano da una catena di poliziotti, tectiìci e medici tegoli stanno esaminando attentamente la vettura dilaniata che è stata isolata dalle altre pressoché intatte. In questo grovìglio di rottami taglienti, di tessuti imbrattati di materia cerebrale, pezzi di ferro contorti, è impossibile raccapezzarsi. Che fino a poche ore or sono questo fosse un treno che viaggiava tranquillo nella notte lo si capisce soltanto dagli oggetti che spuntano qua e là quando gli operai rimuovono i rottami: una scatola di biscotti, un fiasco di vino rimasto miracolosamente intatto, una grande forma di parmigiano spezzata iti due, una targa ricordo di Venezia con la gondola e il campanile di S. Marco, gli arti inferiori di una bambola incrostati di sangue rappreso, molti giornali infantili e femminili. Le marche dei prodotti e la natura degli oggetti rivelano immediatamente l'aspetto particolarissimo, e per noi più doloroso, della tragedia: quasi tutte le vittime, come ho detto, erano lavoratori italiani o di origine italiana die rientravano in Francia dopo le vacanze; móltissimi erano i bambini. Passato il primo sbigottimento soccorritori, tecnici e semplici spettatori si sono posti tutti un'unica domanda: come è potuta succedere una tragedia simile? Perché il primo treno si era fermato in un paese di centosettanta abitanti che le carte geografiche ignorano o quasi, a mezza via fra Vallorbe e Digione? In un primo momento s'era diffusa la notizia che il convoglio si fosse arrestato per verificare i freni che non funzionavano a dovere; ma poi tale versione è stata nettamente smentita dalle autorità inquirenti. La causa dell'arresto è stata tutt'altra. Poco dopo Pont d'Héry ha inizio un breve tratto di ferrovia dove vige il senso unico: se passa un treno in una direzione non ne può passare un altro nella direzione contraria. Ora, stamattina alle quattro e mezzo, il « Lombardia-Express », superata di poco Pont d'Héry, ha visto il segnale di strada sbarrata perché stava appunto sopraggiungendo un altro treno che da Parigi viaggiava verso la Svizzera e l'Italia. Pertanto si è fermato poco dopo la stazioncina. Precisamente, al momento dell'arresto l'ultimo vagone l'aveva superata di un centinaio di metri. Nessun appunto può dunque essere ìnosso ai macchinisti del treno investito. Le responsabilità — se risulterà esatta la versione che è stata ufficiosamente diramata stasera dai tecnici ferroviari convenuti sul posto — ri¬ cadrà piuttosto sulle spalle dei due ferrovieri che guidavano il convoglio investitore, rimasti entrambi miracolosamente incolumi. Essi infatti, a quanto ci è stato detto, avrebbero dovuto essere stati messi in allarme da un disco giallo, regolarmente acceso, posto 1800 metri prima della stazione. Questo disco giallo, nel linguaggio ferroviario, stava a significare che il convoglio non avrebbe dovuto superare Pont d'Héry dove era acceso il disco rosso dì via impedita. 1 due conduttori del treno investitore, certi Neyrat e Guyon (entrambi francesi), scorto il disco giallo hanno frenato — regolarmente, es si affermano — per fermarsi in tempo débito. Ma un lieve ritardo nelle loro reazioni, o il peso eccessivo del convoglio, o un mediocre funzionamento dei freni hanno fatto sì che il ral lentamento fosse meno rapido di quanto sarebbe stato necessario. Il secondo convoglio, infatti, pur dimi nuendo notevolmente la ve locità è andato oltre la stazioncina, ha superato di set¬ tanta metri il disco rosso ed è andato a cozzare contro la coda del primo convoglio. Al momento dell'urto procedeva ad una velocità che, secondo il giudizio dei tecnici, doveva aggirarsi fra i dieci e i venti chilometri all'ora. A parziale scusante dei due conducenti sta il fatto che la linea ferroviaria in questo tratto si snoda come un serpente fra le verdeggianti montagne russe del Giura, sicché la visibilità è sempre limitatissima. La stazioncina, per esempio, si trova proprio all'uscita dì una curva ed è visibile soltanto all'ultimo -momento, quando è a soli cento metri di distanza. « Siamo stati svegliati da un fragore improvviso —ci ha detto Robert Grillet, un anziano ferroviere in pensione che dorme in un casello poco distante — abbiamo subito capito che si trattava di una disgrazia, ma non pensavamo mai che fosse di tali proporzioni. I vagoni, nell' oscurità della notte sembravano intatti. Solo quando siamo arrivati in testa al secondo convoglio abbiamo sentito le urla dei feriti e le grida della gente che correva all'impazzata alla ricerca dei familiari perduti». Concentrata in tre soli scompartimenti la tragedia ha stroncato intere famiglie. Fra le vittime, infatti, figurano due fratellini, Alessia ed Eliseo Dazzi, rispettivamente di 10 e 12 anni e i due fratellini Botter. Tra i feriti vi sono ben quattro Faidutti, due Dalpin; la famiglia Santin ha avuto un morto e un ferito. Particolarmente pietoso il caso dei due fratellini Dazzi che viaggiavano insieme col padre e con la madre. Nel caos della tragedia i due genitori, feriti leggermente e in preda a fortissimo «.choc», furono caricati di peso su un'ambulanza e portati all'ospedale di un paese vicino. Ma appena ritornarono in sé e si resero conto di non avere accanto i propri figlioli si lanciarono come pazzi fuori dei letti. Fu giocoforza accompagnarli sul luogo della sciagura dove però nessuno seppe dare loro ragguagli. I loro bambini li ritrovarono poco più tardi, a giorno ormai fatto, nell'unica aula delle scuole dì Pont d'Héry, allineati insieme alle altre dieci vittime. L'aula è stata sgombrata ih fretta dai banchi e addobbata con un grande telo nero su cui spiccano due croci d'argento. Sulla parete opposta spiccano ancora allegri cartelli scolastici con la scritta « Jeunesse en plein air ». Gaetano Tumiati (Vedere a pag. 2 l'elenco dei morti e dei feriti italiani). n disastro ferroviario a Pont d'Héry: la vettura tamponata ed il locomotore deragliati dopo l'urto (Tel. A. P.J