Dopo la brutale aggressione di Vinovo il maniaco telefonò alla sua vittima

Dopo la brutale aggressione di Vinovo il maniaco telefonò alla sua vittima Dopo la brutale aggressione di Vinovo il maniaco telefonò alla sua vittima Per due volte Pietro Isnardi volle parlare alla ragazza rapita, le chiese scusa e le disse che voleva rivederla - Nei prossimi giorni sarà messo a confronto con Maria Labate Le condizioni di Pietro Isnardi, tuttora degente nelle infermerie delle Nuove, sono nettamento migliorate nel corso della giornata di ieri: 1 due tentativi di suicidio non hanno lasciato gravi tracce sul suo organismo: si è alzato, ha camminalo, ha scambiato qualche parola con gli agenti. Ma se il fisico sembra essere in ripresa, lo stato di prostrazione psichica è sempre accentuato: è cupo, teso, di quando in quando si prende la testa fra le mani e mormora frasi incomprensibili. Nei prossimi giorni sarà interrogato dal giudice che sta completando l'istruttoria. Il magistrato gli farà ripetere il racconto dell'aggressione nei prati di Vinovo a Paolo Borio e a Maria Bellenghi. Com'è noto, l'Isnardi terrorizzò l'uomo e gli portò via l'auto e la ragazza; s'intrattenne con la Bellenghi più di due ore e prima di abusarne la obbligò ad ascoltare la storia della sua vita. Insistendo sui particolari patetici, dicendo di essere uno sventurato al bando della società, perseguitato con accani¬ mento e reso cattivo, «slmile ad un lupo», dall'incomprensione altrui. Quando la riaccompagnò indietro, fu gentile con lei e scomparendo nell'oscurità le disse: «Arrivederci». Infatti — ed è un particolare questo molto indicativo per illuminare la strana e contorta personalità dell'Isnardi — il giorno dopo, saputo l'indirizzo della Bellenghi dai giornali, le telefonò a easa; le parlò appassionatamente come se la spaventosa avventura di Vinovo fosse stata una passeggiata sentimentale: al che la ragazza inorridita gli urlò: «Bastai Mi lasci in pacel ». L'Isnardi, per nulla impressionato, le ritelefonò alla sera: era una vera e propria telefonata amorosa, egli « si scusava » per quel che aveva fatto, ed esprimeva il desiderio di un nuovo incontro, con altro animo e In altre circostanze. Per più giorni la Bellenghi era poi vissuta in ansia: ogni squillo del telefono la faceva sobbalzare e ogni volta, alzando 11 ricevitore, tremava all'idea di risentire la voce dell'aggressore. Il magistrato, la prossima settimana, interrogherà anche Maria Labate che arriverà a Torino dal suo paese, Atripalda. SI sa cho la giovane donna ha creduto di riconoscere In una foto dell'Isnardi l'assassino del fidanzato Sabino Alvigi barbaramente ucciso a coltellate sulle rive del Po a Moncalieri. Ci sarà un confronto che si prevede agitato e drammatico. Ma per ora si nutrono dubbi sulla fondatezza dell'accusa: già la polizia ha accertato che le macchie rinvenute sui calzoni dell'Isnardi non sono di sangue. SI è inoltre stabilito che il coltello con cui ò stato colpito l'Alvigi aveva una lama a doppio taglio, mentre il coltello sequestrato all'Isnardl era a lama normale; infine c'è da tenere conto che il riconoscimento della Labate. fatto a distanza, attraverso le immagini comparse su! quotidiani, è scarsamente attendibile. Il confronto diretto sarà appunto decisivo (sempre che la ragazza, la quale ha già lanciato molte e avventate e ingiustificate accuse, non ritratti tutto e non ammetta di essersi sbagliata ancora una volta).

Luoghi citati: Atripalda, Moncalieri, Torino, Vinovo