Il 7,5% della popolazione del Mec vive del prodotto delle campagne

Il 7,5% della popolazione del Mec vive del prodotto delle campagne Il peso dell'agricoltura nell'economia europea Il 7,5% della popolazione del Mec vive del prodotto delle campagne L'Italia è il paese dove la percentuale di agricoltori è più alta, ma sono più bassi l'impiego dei prodotti chimici e la meccanizzazione (Dal nostro corrispondente) Bruxelles, 25 agosto. I recenti avvenimenti politici del Mec — la rottura fra i sci paesi in seguito al disaccordo co?i Parisi sul finanziamento della politica agricola — )ta?i?io riportalo d'attualità il problema dell'agricoltura nel Mercato Comune E' indubbio che nei mesi prossimi gli interessi agricoli dei sci paesi avranno una parte predominante nelle già avviate trattative per una ripresa dell'attività in comune. A questo proposito, la Commissione del Mec ha pubblicato in questi giorni una serie di tavole statistiche aggiornate, dalie quali è possibile trarre indicazioni precise sul peso che l'agricoltura ha nell'economia, nell'attività della popolazione e nella formazione del reddito dei singoli paesi della Comunità. Nel Mec, il 7,5 per cento della popolazione totale (più di tredici milioni di persone) vive esclusivamente grazie al lavoro nelle campagne, contribuendo alla formazione del 9,2 per cento del prodotto interno lordo. Di gran lunga il paese in cui l'agricoltura ha il peso maggiore è l'Italia: Vll.l per cento della popolazione lavora la terra, producendo il 16,7 per cento del reddito nazionale. In Francia — il cui governo tanto sì è battuto e si batte per imporre, il proprio predomi nio nella politica agricola comunitaria — soltanto l'8,!, per cento della popolazione lavora nel settore agricolo, contribuendo per il 0,.', per cento alla formazione del prodotto nazionale lordo. Il Belgio è dei sci il paese in cui la minor percentuale degli abitanti si dedica al lavoro dei campi: il 2,5 per cento appena. In proporzione, tuttavia — grazie a una coltivazione intensiva, un notevole impiego di concimi, alla coltura in serre — l'agricoltura belga contribuisce proporzionalmente in misura maggiore al reddito »iazionale: 6,8 ver cento. Grosso modo le stesse considerazioni valgono per l'Olanda: 3,7 per cento della popolazione impiegata nei campi, 0 per cento del prodotto nazionale. Pur essendo un paese la cui economia è ancora in gran parte imperniata sull'agricoltura (non ostante il continuo spopolamento delle campagne verificatosi negli ultimi anni), l'Italia non ha la maggior superfìcie arabile della Comunità: 155.700 chilometri quadrati sollanto, contro 2l!,.500 chilometri quadrati in Francia. Ciò si spiega per la natura fisica e le più ridotte dimensioni del nostro Paese in confronto alla repubblica francese. Fra i primati negativi dell'Italia due sono in partico¬ lare sottolineati: la minor meccanizzazione agricola e il minor consumo di concimi chimici. Anche se negli ultimi anni il numero dei trattori e l'impiego di concimi chimici è aumentato in modo notevole, l'Italia risulta infatti in coda alla statistica del numero di strumenti meccanici impiegati nei campi: ogni mille ettari di terra arabile, il nostro paese ha appena 23,7 trattori, mentre in Germania se ne trovano 119,0, nel Lussemburgo 91,8, in Olanda 77,!,, in Belgio 59,!, e in Francia 1,5.6. Per i concimi, il primato spetta logicamente ai paesi più a nord, dove la mancanza di sole in primo luogo e il sistema di colture intensive in serre o in un ristretto periodo di tempo, impongono una maggior fertilità del suolo. L'agricoltore italiano impiega in media ogni anno 1,5 chili di elementi fertilizzanti chimici per ogni ettaro, il francese ne coiisuma quasi 80 chili, il lussemburghese 128,5, il tedesco 183,2. E' significativo che le cifre che indicano il consumo di concimi chimici in Olanda e in Belgio siano pressoché identiche: 22!,,!, chili per ettaro in Olanda, 225 chili i,i Belgio. Nonostante la varietà di colture — dall'arancio siciliano alla segala e all'orzo dei Paesi più a nord come la Germania e l'Olanda —, il Mec non è in grado di provvedere con i propri prodotti ai consumi dei suoi 180 milioni di abitanti, anche se in numerosi settori il livello di autosufficienza è quasi raggiunto. Dalle statistiche pubblicate dalla commissione del Mec risulta, infatti, che la Comunità, per soddisfare integralmente alle ìiecessità alimentari della propria popolazione, deve importare il 15,8 per cento dei cereali consumati (c'è infatti un eccesso di grano, ma scarsità di granoturco), l'l,2 per cento di zucchero, il 5 per cento di carne, l'l,5 per cento di formaggi, poco meno dell'uno per cento di burro e il 17,7 per cento del riso consumato annualmente nei sei Paesi. Nel complesso la bilancia commerciale del Mec, per quanto riguarda unicamente i prodotti agricoli (bestiame, bevande e tabacchi compresi), ha un deficit di oltre tre miliardi di dollari. Con la sola, sorprendente eccezione dell'Olanda (attivo di 1,1,7 milioni di dollari), tutti i Paesi della Comunità devono importare più di quanto esportino: la differenza passiva è di quasi due miliardi e mezzo di dollari per la Germania, di più di mezzo miliardo di dollari per l'Italia, di 300 milio7ii circa tanto per la Francia che per il Belgio. Sandro Doglio II peso dell'agricoltura nell'economia del Mec Percentuale 1 Parte delI'agricolp A E S E del la popolazione \ tura nel prodotto che lavora I campl j interna ITALIA 11,1 16,7 FRANCIA 8.4 9,2 GERMANIA 6,3 6,0 OLANDA 3,7 9,0 LUSSEMBURGO .... 7,0 7,5 BELGIO 2,5 6,8 TOTALE MEC 7,5 9,2 Fonte: Servizio stamps e Informazione del Mec, agosto 1965.

Persone citate: Parisi, Sandro Doglio