Con gli americani a Duc Co liberata dopo tre mesi di assedio di Igor Man

Con gli americani a Duc Co liberata dopo tre mesi di assedio 11 nostro inviato tra i combattenti nel Sud Vietnam Con gli americani a Duc Co liberata dopo tre mesi di assedio La scorsa settimana i guerriglieri lanciarono un attacco in forze: se fossero riusciti a sopraffare i 500 soldati del presidio, avrebbero avuto sotto controllo l'importante regione di Pleiku - Due battaglioni di paracadutisti vietnamiti partirono in soccorso : caddero in un'imboscata e furono decimati - Gli americani della guarnigione rimasero quattro giorni senza cibo, non avevano medicine per i feriti - Senza l'intervento dell'aviazione sarebbero stati costretti alla resa - Ora raccontano: «Abbiamo avuto paura. E' più facile vincere il nemico che la paura» (Dal nostro inviato speciale) Pleiku, agosto. La grande battaglia degli altopiani non c'è stata, i governativi sono riusciti a ristabilire il contatto con Due Co, posto chiave per il controllo della importante regione di Pleiku, dopo due mesi e mezzo di assedio. Nelle ultime tre settimane, facendosi sempre più forte la pressione dei partigiani sulla guarnigione, il comando vietnamita spediva a rompere l'isolamento due battaglioni di paracadutisti, ma questi cadevano in tre sanguinose imboscate e il nemico li circondava. Successivamente, partiva da Pleiku una lunga colonna motorizzata con carri armati, blindo, cannoni da 105 mm, ma la sua era una marcia lenta e tremenda sotto i continui assalti dei guerriglieri che distruggevano due tanks, una blindo, e persino un cannone. A un certo momento, soldati della colonna erano riusciti ad avvicinarsi ai paracadutisti intrappolati, sennonché entrambe le parti credettero di aver di fronte i partigiani e aprirono il fuoco, conciandosi di brutto vicendevolmente. I guerriglieri ne approfittarono per attaccare la colonna, riuscendo a danneggiare quattro camion pesanti e ad abbattere un jet «F. 100 Supersabre ». Questo accadeva martedì della scorsa settimana, il giorno dopo si mossero da Nhatrang, sulla costa, i paracadutisti americani della «173 1 Airborne Brigade» insieme con fanti del primo reggimento The Big Red, facenti parte della nuova Task Force Alpha, truppe di pronto intervento in casi di emergenza. Sbarcati da capaci aerei di trasporto a sud e a ovest di Pleiku, costituivano una «testa di ponte» ai margi: ni di un corso d'acqua, svolgendo una manovra a ventaglio per congiungersi con la colonna inchiodata sulla rotabile 19 a soli sette chilometri da Due Co. Nella notte i guerriglieri colpivano con mortai i paracadutisti e il fortino; all'alba del dì seguente tentavano di stabilire un cuneo tra le forze sudvietnamite e quelle americane. Sarebbero potuti riuscirci, convengono adesso gli esperti, e sarebbe stata la grande battaglia degli altopiani il cui possesso garantisce il controllo di tutta la regione centrale del Sud Vietnam, se una insperata schiarita non avesse consentito all'aviazione di intervenire in forze durante tutta la giornata. Il settore in cui operavano i partigiani è piuttosto pelato: larghe radure, sottobosco, sicché, tempestati di napalm e bombe e razzi, si videro costretti a sganciarsi lasciando sul terreno diverse centinaia di morti. A questo punto le forze sudvietnamite potevano colmare il vuoto e raggiungere gli assediati di Due Co che, qualche ora avanti, avevano ricevuto la visita del generale Westmoreland, comandante delle forze americane nel Vietnam. Uno dei primi giornalisti ad arrivare a Due Co è stato Morley Safer della Cbs: balzato giù dall'elicottero egli si dirigeva come una furia microfono in mano, verso il comando quando il capitano Richards, sbarrandogli improvvisamente il passo, gli bruciava la domanda chiedendo tutto eccitato: «E i Senatores, che han fatto Senatores ? ». Voleva i ri sultati del campionato di base-ball. Tutti gli altri giornalisti, una dozzina (fra cui io stesso), raggiungevano Due Co soltanto sabato, dopo un estenuante bivacco notturno a Pleiku dove correvano le voci più pazze e nessuno di quanti partivano per il fortino aveva voluto prenderci con sé. Finalmente, un po' in jeep, aggregati a una colonna in rastrellamento nella boscaglia umida, dai colori orgiastici, tutta misteriosi fruscii, con i soldati pronti a far fuoco, i nervi tesi; un po' in elicottero, sorvolando un compatto mare di verde, giungevamo a Due Co quasi sull'imbrunire. Il campo sorge su di una altura color ruggine, una collinetta spianata dai bulldozers, al centro di una breve vallata ai cui margini crescono altre colline ed esplode la giungla; un triplo ordine di reticolati lo circonda; intorno al perimetro interno, riparato da bastioni di terra battuta e da sacchetti a terra, spuntano aguzzi stecchi di bambù inclinati a 50 gradi. Si atterra in una nuvola di polvere rossa su di una pista che sembra il letto di un torrente. Aerei vanno e vengono: agili Caribeau color vinaccia, C123 da trasporto simili a panciuti gabbiani, si alternano a elicotteri a forma di banana, in un fragoroso carosello ordinato. Dagli aerei sbarcano casse da morto, viveri, munizioni. Vecchi, vecchissimi, donne, carichi di bambini fanno la fila sotto il sole in attesa d'imbarcarsi per Pleiku. I piccoli, seminudi, strillano con quanto fiato hanno in gola, terrorizzati, le donne e i vecchi sbarrano gli occhi nel vuoto, impassibili. Sono contadini riparati a suo tempo nel campo dai vicini villaggi. Una giovane vietnamita dai lineamenti classici e dagli occhi arsi dalla febbre, consola due bambini più spaventati degli altri: è lei, Lien Huonh, l'infermiera volontaria di Due Co, una ragazza di venti anni, figlia di un pastore battista. I radio-rèporters le piombano addosso, trascinandola via quasi di peso con i due bambiniaggrappati al suo esile collo In giro non si vedono più tracce dei colpi di mortaio piovuti dalla giungla, né caduti; si stenta a credere di essere nel fortino avanzato che stava per passare alla storia come una nuova Dien Bien Phu. Campo Kannack, anch'esso sulla strada 19, quando ci fui, nel marzo scorso, dopo solo tre giorni di combattimenti, era un carnaio: morti dappertutto, fra i reticolati, nella valle intorno al ridotto, dentro le buche, accatastati sui camion come agnelli passati per il mattatoio. Qui niente. Ma sui volti dei superstiti è rimasto il segno del lungo assedio: ispidi di barba, sporchi di terriccio e san- ni gue, lo sguardo fisso, oc- o ù o adi o a n k, 9, o ni n o, e e i e. ti a, - chiaie scure e profonde come quelle degli spalatori nelle miniere di carbone. Gli americani delle Special forces erano quattordici, al comando di trecento montagnardi e di centocinquanta i vietnamiti ; due rimasero uccisi il 3 giugno quando praticamente ebbe inizio l'assedio. Un altro giorno cinque soldati vennero colpiti in piena fronte dai cecchini mentr'erano di pattuglia intorno al campo ; | uno appresso all'altro, come pipe di gesso in un tiro a segno. Un mattino, nel volger di cinque minuti, nove uomini vennero feriti da schegge di mortaio: uno ebbe la spina dorsale spezzata, uno perdette gli occhi. Quasi tutte le notti i partigiani venivano all'assalto. , « Spesso abbiamo avutoLpaura e più facile ammaz-\ zar e il nemico che la pan-1 ra», raccontano quelli delle Special forces, soldati fuor del comune, addestrati alla controguerriglia, alti non meno di un metro e 90, sintesi di commandos, paracadutisti ed esperti di guerra psicologica. « Non abbiamo mangiato per quattro giorni dì seguito, i feriti erano tanti e non si riusciva a evacuarli. Poi è arrivato un matto dei trasporti col suo dannato "C123", ha sbarcato un bel po' di cibo ed è ripartito stracarico di feriti mentre i vietcong sparavano come forsennati sforacchiandogli la coda. Certo, noi ce l'abbiamo messa tutta e, nonostante le diserzioni, siamo riusciti a tenere, ma se non ci fosse stata l'aviazione, staremmo ancora a difenderci da quelli lì». « Quelli lì » ora sono nella giungla. Non si sa se vicini o lontani. Forse attaccheranno di nuovo e forse no. La giungla è il rifugio dei guerriglieri, ma anche la loro tomba: con il calar del sole che dà al fitto intrico della vegetazione accesi bagliori, il vento è girato e, d'improvviso, fermenta nell'aria un atroce odor di corrotto : sono i partigiani stroncati dall'aviazione sui contrafforti di Due Co; i loro compagni li hanno trascinati indietro e adesso finiscono di consumarsi, tra gli alberi e al di là della valle, sull'umida terra. Igor Man Ip Un marine americano cattura un guerrigliero vietcong (Tel. Associated Press)

Persone citate: Lien Huonh, Morley, Richards, Vecchi

Luoghi citati: Pleiku, Sud Vietnam, Vietnam