Anche la moglie accusa lo sparatore di Milano «Voleva uccidermi perché lo avevo abbandonato»

Anche la moglie accusa lo sparatore di Milano «Voleva uccidermi perché lo avevo abbandonato» L'automobilista ohe ha ferito tre persone a rivoltellate Anche la moglie accusa lo sparatore di Milano «Voleva uccidermi perché lo avevo abbandonato» L'uomo, di 36 anni, è in carcere - Girava in «1100» con una pistola, coltelli e sbarre di piombo - Sfruttava la consorte: la donna, trentunenne, gli passava 5000 lire al giorno - Dopo un ultimo litigio lo lasciò: il giovane, infuriato, si mise alla sua ricerca deciso a vendicarsi (Dal nostro corrispondente) Milano, lfl agosto. Angelo Motta Valseceli!, di 36 anni, l'automobilista che l'altra notte ferì a rivoltellate i tre passeggeri dell'auto che egli aveva tamponato, c sottoposto stasera a lunghi e stringenti interrogatori da parte dei carabinieri: l'inchiesta nei suoi confronti, infatti, non è ancora conclusa; la moglie dello sparatore, Innocenza Alaria Moroni, trentunenne, ha dichiarato che il marito, quella sera, stava recandosi da lei per ucciderla. Non si sa ancora se questa grave accusa corrisponda a verità o se invece la donna — c?te era sfruttata dal marito — l'abbia inventata per attenuare le responsabiiltà di Angelo Motta Valsecela e giustificare il fatto che portava con sé sulla « 1100 » una pistola, due coltelli da cucina e due sbarre di piombo. Innocenza Maria Moroni era stata rintracciata ieri sera dai carabinieri nascosta nel solaio della sua abitazione di via Martiri della Libertà 23 a Spino d'Adda: pur avendo saputo della sparatoria dai giornali del pomeriggio e dalle amiche temeva il ritorno a casa del marito che — secondo quanto continua a sostenere la donna — volei'a vendicarsi di lei in seguito ad una lite scoppiata il giorno prima. Innocenza Maria Moroni ha raccontato ai carabinieri che martedì sera, dopo aver avuto una ennesima discussione col marito prima di partire alla volta dì Milano, aveva scritto due lettere ad Angelo Motta V disecchi nelle quali gli diceva che non voleva più saperne di lui. L'uomo, tornato a casa poco dopo, aveva letto le due missive c si era infuriato. Deciso ad impartire una «lezione» alla moglie, prima di lasciare la sua abitazione e venire a Milano lo sfruttatore aveva conficcato la lama di una forbice sul guanciale del letto della moglie ed aveva appuntato la lettera sulla porta di casa con una freccetta da tiro a segno Angelo Motta Valsecchi, che ha sparato durante la lite per uno scontro, e la moglie Innocenza Moroni (Tel.) Quella forbice e quella freccetta — secondo la versione della Moroni — volevano dire una cosa solamente: « Appena ti incontro, ti uccido ». E' stato fatto notare dagli\inquirenti che questo avver timento non aveva senso per il semplice fatto che il marito sapeva benissimo dove poteva trovare in quel momento la moglie e se, effettivamente, avesse avuto intenzione di ucciderla non avrebbe lasciato una simile schiacciante accusa nei suoi confronti proprio nella casa abitata dalla coppia. E' più probabile che Angelo Motta Valsecchi abbia soltanto voluto spaventare la donna col suo gesto. I due sono sposati da lo anni e dalla loro unione è nato un bimbo Walter che ha ora 0 anni. Per qualche tempo i coniugi avevano vissuto un'esistenza più o meno regolare, andando ad abitare in via Martiri della Libertà 23 a Spino d'Adda; poi Angelo Motta Valsecchi si ammalò di tubercolosi. Per due anni rimase nel sanatorio di Sondalo e Innocenza Maria Moroni dovette arrangiarsi da sola, provvedendo anche al figlio. Per qualche tempo lavorò come cameriera a Milano, poi — per un complesso di circostanze — fini per fare la « passeggiatrice ». Angelo Motta Valsecchi, uscito dal sanatorio, accettò quella situazione, tanto più che, senza darsi la pena di lavorare, poteva contare su 5000 lire al giorno che gli passava la moglie. Se i guadagni per l'uomo erano facili, i litigi in casa diventarono un fatto quotidiano e sempre più violenti. La donna aveva più volte minacciato di andarsene ma non ne aveva mai avuto il coraggio: in fin dei conti suo marito era anche il suo.«protettore » e le sue malferme condizioni di salute avevano sempre indotto la moglie a sopportare ogni angheria. L'ultima lite — sempre secondo quanto asserisce la donna — doveva essere decisiva: era ormai giunto il momento di troncare ogni rapporto col marito e ciò lo aveva intuito anche Angelo Motta Valsecchi. Di qui, i propositi di ven¬ uiiiiiinniiniiiniiiniiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiii detta dell'uomo, il suo stato di irascibilità che, per un banale tamponamento, lo hanno spinto a sparare e ferire sulla strada paullese il lattoniere Emilio Redemagnì di 31 anni, Giordano Galloni di 28 e Giancarlo Minzoni di 27 che lo avevano bloccato per contestargli l'incidente. Le condizioni dei tre sono sensibilmente migliorate e fra qualche giorno potranno far ritorno a casa. L'inchiesta continua per stabilire se le accuse di Innocenza Maria Moroni nei confronti del marito corrispondano a verità e per accertare se la donna era l'unica « proietta » da Angelo Motta Valsecchi che pare invece sfruttasse altre « passeggiatrici ». In tutta questa intricata vicenda si è inserito anche il sospetto — dovuto a qualche ammisskme confidenziale — che l'arrestato si sia reso responsabile di altri reati: i carabinieri stanno infatti cercando armi che possano essere sei-vite per qualcuna delle rapine compiute di recente nei dintorni di Milano. g. m.

Luoghi citati: Milano, Sondalo