Le parti belle del mondo

Le parti belle del mondo ESISTE UNA "REGOLA,, CHE CI PERMETTA DI VALUTARE L'AVVENENZA FEMMINILE? Le parti belle del mondo Ursula Andress, Virna Lisi, Elsa Martinelli: come fare a scegliere? E' difficile dare un giudizio puramente estetico • Esistono due tipi contrastanti che esprimono il fascino eterno della donna: la ragazza «esile e carina», sogno degli adolescenti, e la più matura, solenne formosità tizianesca - Si aggiunga la sottile malia dello schermo: da Greta Garbo a Jean Harlow a Brigitte Bardot - « La donna, diceva Claudel, mette in pericolo il paradiso » (Nostro servizio particolare') « Parigi, 14 agosto. Ella uscì un giorno dalla spuma del mare, vestita di un pugnale: e tutti capirono che questa ragazza svizzera, chiamata Ursula Andress, era destinata ad incarnare per un certo periodo l'immagine della Bellezza. Interrogata da un giornalista, confessò' con semplicità che non era del tutto soddisfatta della sua fronte. Aveva dunque anche una fronte? Il suo volto sembrava non esistere neppure, e in realtà ella non aveva avuto esistenza alcuna, fino allora, malgrado un bruciante idillio con James Dean, l'idolo degli anni '50. Bisognò che un regista inglese, Terence Young, avesse l'idea di spogliare Ursula Andress accanto a James Bond perché questa cacciatrice regale dal corpo prepotente divenisse, secondo l'espressione in uso, « la più bella ragazza del mondo ». Oggi questo titolo le viene disputato da una covergirl inglese di 22 anni, Jean Shrimpton, alta 1,74, fotografata in tutte le riviste internazionali, utilizzata contemporaneamente da Revlon, Max Factor, Pond's e Yardley per la loro pubblicità. La incalza una frizzante bruna italiana, Elsa Martinelli : « In lei il nero abbonda, e tutto ciò che ella ispira è notturno e profondo!.. E' una esplosione nelle tenebre... ». Infine si presenta candidata una succosa bionda italiana di 27 anni, Virna Lisi. Non molto conosciuta nonostante i 32 film girati nel suo paese, dove il suo viso è celebre soprattutto perché serve alla propaganda televisiva di un dentifricio, ella sta per divenire negli Stati Uniti quella nuova Marilyn Monroe che i produttori cercavano faticosamente da anni. Scritturata per girare un film commedia (Come uccidere vostra moglie), Virna Lisi beneficia oggi di un eccezionale lancio. Se l'operazione riuscirà, ella potrebbe diventare una di quelle donne-idolo che, periodicamente, fanno nascere dei culti. Ma, per ora, nessuna di queste interpreti della bellezza, «questo aspetto delle persone e delle cose che ci porta ad una disposizione d'animo favorevole prima di qualsiasi giudizio » ha,saputo provocare il fanatismo che, anni or sono, riempì le strade di false Bardot e, prima ancora, di false Greco, di false Marlene, di false Jean Harlow e di false Greta Garbo. Da quando Jacqueline Kennedy non è più sotto il fuoco dell'attualità nessuna giovane donna al mondo è riuscita a suggerire, come ella aveva fatto, uno stile. Solo le adolescenti francesi hanno il loro idolo da tasca. E' Sylvie Vartan, la cantante il cui culto viene servito come un rituale dalle loro riviste, Salut les Copains e Age tendre. Le ragazze vi sono invitate a pettinarsi come Sylvie, a vestirsi come Sylvie, ad essere « carine » come Sylvie per piacere ai giovani della loro età. « Carina » è la parola che esprime regolarmente, in Age .tendre, l'ideale femminile per l'uomo. In un numero è il cantante Frank Alamo che dichiara : « Io amo le ragazze piccole, carine e semplici ». Una settimana dopo è Micie Jagger, uno dei cantanti dei « Rolling Stones », che racconta il suo matrimonio con una giovane segretaria londinese — sorella di Jean Shrimpton — : « Ella è carina, mi sono detto, appena l'ho vista ». « Siate ancora più carine », consiglia Age tendre alle sue giovani lettrici. L'equivalente inglese del termine, « cute », conosce la stessa voga negli Stati Uni, ti ed esprime senza dubbio, qui come là, molte cose. Una ragazza « carina » non fa paura. Una ragazza « carina » è gentile, dolce, non odora di zolfo. Un milione e 850 mila ragazze francesi tra i 15 e i 19 anni, e i loro compagni di poco più anziani, trovano in Sylvie Vartan l'immagine nella quale identificarsi, o alla quale fissare i propri sogni; perché i giovani non hanno il gusto dell'erotismo, che li infastidisce, o li fa ridere. L'istinto che riunisce ragazzi e ragazze, a quell'età, è il più semplice, il più biologico. Era naturale che il loro mondo creasse un idolo femminile casto, « carino ». L'età successiva cerca un tipo di bellezza diverso. Sette milioni e 750 mila donne francesi al di sopra dei 20 anni e al di sotto dei 44 non vogliono, o non possono, essere « carine ». La più recente pubblicità di una marca di reggiseno è illustrata da una donna carica di perle, il cui sguardo scompare all'ombra di un cappellino. E' l'« anti-carina », l'espressione stessa della seduzione elaborata, sofisticata. Forse addirittura troppo perché possa dare il « la » ad una nuova moda. E poi un'immagine impersonale, per ossessiva che sia, non avrà mai questo potere. Perché una donna possa imporre per un certo periodo il suo tipo di bellezza e seduzione, non basta che offra all'occhio una felice armonia di forme. Bisogna che diventi celebre, e risplenda di quella luce che l'ammirazione degli altri proietta su di lei. L'uomo che oggi guarda Brigitte Bardot non registra più i suoi contorni e le sue linee. Posa su di lei una maschera magica fatta di tutto ciò che questo nome evoca, ed è questa maschera che egli vede. Questa magia non si prende a prestito. Ma instancabilmente, nel corso dei secoli, le donne hanno cercato di farla propria scimmiottando gli idoli del loro tempo. Non è stato il cinema a creare questo fenomeno. Il cinema ha semplicemente dato agli idoli, alla loro immagine, alla loro leggenda, una diffusione fantastica, mentre si moltiplicava il numero delle donne in grado di poterli imitare. La standardizzazione della bellezza, quale oggi si può osservare in Europa, nasce dalla coincidenza fra la fotografia e l'elevazione del livello di vita. Contrariamente a quanto si sente dire, la fine del¬ l'Ottocento non fu meno generosa della nostra epoca in fatto di seni e di gambe messi in mostra sulla scena e nei giornali. Ma solo una ristretta minoranza, in quegli anni, andava a teatro e leggeva La Vie Parisienne. L'operaia dietro il suo telaio, la commessa che dormiva in un pagliericcio sul pavimento dello stesso magazzino in cui era impiegata non potevano occuparsi del giro di vita di Polaire o del vestito di velluto nero che indossava la contessa Potocka per posare davanti a Bonnat. Oggi la còpia di questo vestito sarebbe in vendita a prezzo unico nei grandi magazzini; le francesi sono tutte abbastanza ben nutrite per poter rinunciare a mangiare quando vogliono malitenere la linea, o recuperarla; e dagli stivaletti alle false ciglia, dai bikini ai seni fìnti, nessuno degli accessori delle donne idolo è rimasto inaccessibile alla donna comune. La bellezza è diventata un fatto industriale. La sua conquista, un affare di volontà. Graziosa si nasce, o no. Bella si può divenire. Sulla scia dei prototipi che esaltano questo o quel modello di bellezza, si fabbricano milioni di donne, più o meno conformi al campione. A questi milioni di donne migliaia di fotografie — dove esse possono coltivare il loro narcisismo come in uno specchio — suggeriscono il reggiseno, le calze, il rossetto, il depilatore, il profumo, lo shampoo, la crema per la pelle che le farà più fini, più lisce, più fresche, più dolci, perché, verso di esse, « i desideri partano in carovana ». I moralisti sostengono che il massiccio incoraggiamento dato alla popolazione femminile perché essa desideri sopra ogni altra cosa la bellezza ha la sua origine nello stimolo tutto capitalista ai consumi; e nella volontà, altrettanto capitalista, di mantenere la donna nella sua condizione di oggetto. Ma l'Unione Sovietica, dopo avere considerato per lunghi anni la bellezza e le sue cure come un crimine contro lo Stato, oggi espone le più seducenti hostess per garantire la re¬ putazione delle proprie linee aeree e mette ogni anno a disposizione delle cittadine russe ventiquattro sfumature diverse di rosso per labbra. Assai istruttivo è un curioso racconto scritto da Irine Griekova, direttrice di un istituto di cibernetica a Mosca. E' tutto dedicato a descrivere l'abilità di un giovane parrucchiere e la gioia che prova la protagonista nel farsi tagliare e ondulare i capelli : « Il giorno dopo — ella osserva — io andai al mio lavoro come d'abitudine. Ma, in realtà, non come d'abitudine. Sulle mie spalle ora c'era la mia testa, e sulla testa la pettinatura. Era questa testa, con questa pettina¬ tura, che io portavo in ufficio ». Ragionamento che non è poi molto diverso da quello della contessa Greffulhe, questa bellezza di fine secolo che servì a Proust come modello per la sua duchessa di Guermantes : « Io non credo vi sia al mondo una felicità paragonabile a quella di una donna che si sente l'oggetto di tutti gli sguardi, e che ne riceve la gioia e l'energia». La rivista francese delle donne comuniste, Heures claires, consacra ancora degli editoriali alla, guerra del Vietnam ; ma accanto pubblica «Il corriere della vostra bellezza », delle pagine sul « maquillage fleur », o su « la preoccupazione delle donne di tutti i tempi: divenire belle, restare giovani ». Le ingiustizie della società, contro le quali bisogna lottare, sono messe in parallelo con le ingiustizie della natura, che una società bene organizzata deve contribuire a ridurre. La bellezza, appare così come un diritto comune, come una vittoria sociale. Ciò che in realtà è. Non esiste una bellezza duratura mal nutrita, male pettinata, male curata. Non esiste la bellezza povera, anche se vi possono essere delle bruttezze ricche. «E quale donna — si domanda il periodico comunista — non ha sognato di essere Greta Garbo, Michèle Morgan o Sylvie Vartan? ». Questi modelli femminili proposti alle donne politicamente impegnate non sono certo scelti a caso. Nessuna di queste belle è un « idolo sessuale ». Né corrotte né-cfarruttriól. ^Rappresentano Venere, forse; non Circe. Ma quale donna vuole essere Circe? Le attrici che devono la loro fama alla parte bestiale piuttosto che a quella divina della loro bellezza non hanno pace finché non impersonano Giovanna d'Arco, o santa Teresa; fino a che non santificano le loro attrattive fisiche aggiungendovi il fascino spirituale. Lamiel, l'eroina di Stendhal, si dipingeva il viso di verde per spegnere il desiderio, perché non voleva accendere che l'amore. Se Ursula Andress, un giorno, sarà in grado di poter scegliere i suoi personaggi, la si vedrà senza dubbio coperta fino al mento. Nel frattempo lo stesso suo marito John Derek, che non è egoista, provvede a rivelare, nelle fotografie che vende e nei film che realizza, la totalità delle grazie della « più bella ragazza del mondo ». Uno degli ultimi partner dell'attrice, Jean-Paul Belmondo, sarebbe stato messo solennemente in guardia da Daniel Gélin : « Non ti fidare di Ursula... ». E' vero. Non vi fidate di Ursula, e dello sciame di sogni puri e impuri che l'accompagnano. La Cina comunista,. in una pubblicazione ufficiale, diffida i cittadini contro l'uso che l'imperialismo fa delle donne per « infettare lo spirito » dei lavoratori, per incitarli « ad abbandonare lo studio di Marx e a preferirgli quello di Venere ». « Seguendo questa strada — avverte il documento, — distruggerete in voi qualsiasi bisogno ideologico ». Già Paul Claudel diceva che la donna rappresenta il pericolo di ogni paradiso. Senza dubbio egli non pensava alle stesse donne. Ma l'idea centrale è poi così diversa? Frangoise Giroud (Copyright « L'Express» Operomu ridi e par l'Itali» « La Stampa ») Ursula Andress: è stata definita «la più affascinante ragazza del mondo» Elsa Martinelli: «Ciò che ispira è notturno e profondo» Virna Lisi: il cinema americano vorrebbe farne la nuova Marilyn Monroe

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