Un ragazzo morì per un tragico scherzo Cinque persone rinviate a giudizio
Un ragazzo morì per un tragico scherzo Cinque persone rinviate a giudizio Un ragazzo morì per un tragico scherzo Cinque persone rinviate a giudizio L'episodio a Galliate nel 1963 - Due degli imputati sono accusati di omicidio, gli altri di falsa testimonianza - Il processo in autunno a Novara (Dal nostro corrispondente) Novara, 13 agosto. Cinque persone sono state rinviate a giudizio al termine dell'istruttoria per il tragico scherzo di Galliate. Per Giuseppe Abbruscato e per suo cognato Vito Aniello l'imputazione è di omicidio preterintenzionale. Per tre loro compagni di lavoro: Nino Miglio, Giovanni Cera e Antonio Fonio, l'accusa è di testimonianza falsa o reticente. Tutti e cinque, in stato di arresto, compariranno davanti ai giudici della Corte d'Assise di Novara nella prossima sessione prevista per l'autunno. Il tragico scherzo che costò la vita a Raffaele Anzalone, un ragazzo quattordicenne di origine siciliana, risale infatti all'ottobre '63. Apprendista meccanico, l'Anzalone venne mandato dal suo datore di lavoro per una commissione alla fonderia Formenti. Qui il ragazzo incontrò alcuni suoi conterranei, tra cui l'Abbru- scato e l'Aniello che azionavano macchine ad aria compressa per pulire stampi di ghisa. Come siano andate le cose non lo si è mai saputo bene. Sta di fatto che qualcuno ebbe l'idea di « gonfiare » il ragazzo. Lo scherzo fini tragicamente poiché l'Anzalone, accusando forti dolori addominali, venne ricoverato all'ospedale di Galliate dove decedeva. Prima di spirare aveva accusato l'Abbruscato, che venne subito tratto in arresto. Una prima istruttoria si concluse con il suo rinvio a giudizio per omicidio colposo, ma il tribunale ritenne trattarsi di omicidio preterintenzionale e dichiarò la propria incompetenza. La nuova istruttoria conclusasi ora è stata piuttosto laboriosa. Arrestato l'Aniello in Sicilia dove si era nel frattempo trasferito, il magistrato, alla ricerca della verità, si trovò di fronte un muro di omertà. Quando Raffaele Anzalone fu vittima del tragico scherzo erano presenti almeno una mezza dozzina di operai, ma nessuno, al giudice istruttore, ha voluto ammettere di aver visto o sentito qualche cosa. Nei casi più palesi di reticenza il magistrato è intervenuto energicamente fino ad ordinare l'arresto del Miglio, del Cera e del Fonio. p. b.
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