Una via ritenuta impossibile sul Bianco vinta in prima assoluta da due americani
Una via ritenuta impossibile sul Bianco vinta in prima assoluta da due americani L'impresa sulla «direttissima» dell'Aiguille du Dru Una via ritenuta impossibile sul Bianco vinta in prima assoluta da due americani Sono due giovani di 30 e 29 anni - Uno durante l'ascensione è stato colpito da alcuni sassi - Hanno impiegato quattro giorni per raggiungere la vetta - Un'intera giornata occorsa per superare un tetto di 30 metri - Sulla cima li attendevano due amici saliti dall'altro versante (Nostro servizio particolare) Chamonix, 13 agosto. Due alpinisti americani hanno portato a termine, sulla catena del Monte Bianco, una impresa definita negli ambienti alpinistici di Chamonix «formidabile»: la prima direttissima dell'Aiguille du Dru, sulla sua parete ovest. Alle 16 di oggi hanno raggiunto vittoriosi la vetta dov'erano ad attenderli due amici saliti loro incontro dall' opposto versante. Questa notte tutti e Quattro dormono al rifugio della Charpua, domani scenderanno assieme a chamonix. I due americani, per compiere la loro impresa, hanno impiegato quattro giorni e hanno posto tre bivacchi in parete. La linea ideale tracciata dalla loro ascensione è assolutamente verticale. Dal ghiacciaio, che porta pure il nome di Dru, alla vetta (Quota 375$) sono mille metri di strapiombo. L'ostacolo più grande è stato un « tetto » di trenta metri; per superarlo hanno impiegato tutta la giornata di ieri. Questi i loro nomi: John Harlin, di SO anni, coniugato con due figli, ex pilota da caccia supersonici, ora istruttore di educazione fisica al collegio americano di Leysin nel Vallese (Svizzera); Royal Robbins, 29 anni, maestro di sci a squaw Volley, guida alpina americana, venuto appositamente dall'America con un aereo per tentare l'impresa con l'Harlin. La prima conquista del Dru lungo la parete' ovest porta la data del 1952, a opera della cordata francese Berardìni, Dragori, Lainé e Magnone, che apriva V alpinismo artificiale sulla catena del Monte Bianco. Altri alpinisti operarono poi delle varianti su questa parete, definita «ED» (estremamente difficile). Bonatti in una solitaria scalò il pilastro sud-ovest. Nessuno però osò mai affrontare la direttissima, ritenuta impresa impossibile. I due americani sono partiti da Chamonix martedì; pochissimi erano a conoscenza delle loro intensioni. L'Harlin, che aveva fatto un precedente tentatilo, rimasto per altro infruttuoso, non desiderava che la notizia trapelasse se non quando avessero superato il «tetto» che reputava, giustamente, la cosiddetta chiave del problema. Martedì, affrontato il canalone ghiacciato che precede la vera ascensione, raggiungevano dei terrazzini rocciosi levigatissimi e spesso frantumati dalle frane. Poco al di sopra, ponevano il loro primo bivacco in parete. Mercoledì riprendevano, all'alba, l'ascensione sempre in verticale assoluta e superavano la parte, sempre a picco, delimitata dalla parete nord da un lato e dal pilastro che porta il nome di Bonatti dall'altro. Il secondo bivacco lo ponevano sotto il famoso «tetto», costituito da trenta metri di «acrobazie, aeree». E ieri, per tutto il giorno, hanno dovuto misurarsi con questo ostacolo sporgente che sbarrava loro il passo. Oltre a tutto, John Harlin era stato colpito da una scarica di sassi alla coscia sinistra; la contusione lo menomava, impedendogli di eseguire con facilità le manovre con scale e corde. Verso l'imbrunire i due uscivano anche dal « tetto » e l'ascensione poteva ormai dirsi risolta. Stamane infatti, dopo il loro terzo bivacco in parete, riprendevano con lena l'ultimo centinaio di metri che li divideva dalla vetta. Da Chamonix, frattanto, partivano i loro amici c connazionali, Karl Berverlay e Rafael Trjada-Flores, che andavano loro incontro, salendo in vetta al Dru dal ghiacciaio, della Charpua. Alle 16 precise, i quattro venivano avvistati sulla vetta, mentre si abbracciavano. Radio portatili dislocate tra il rifugio e Chamonix, davano la grande notizia. Da Chamonix le ultime fasi dell'ascensione sono state seguite da moltissimi alpinisti: l'impresa di Harlin e di Robbins viene definita «formidabile ». Il Dru è la montagna che alla gente di Chamonix sta più a cuore, tanto che le loro guide l'hanno effigiata sul loro distintivo. « E' la montagna francese per eccellenza — ha scritto Bonatti in un suo libro —, la gemma del diadema di Chamonix, orgoglio e sfida dei chamoniards, la dispera zione per l'occhio di un alpinista ». Ecco perché Harlin e Robbins, che ne hanno compiuta la direttissima, sono attesi qui con ansia; domani li si vuole accogliere da trionfatori. Italo Vaglienti La parete dell'Aiguille du Dru. La linea indica la « direttissima » seguita dai due americani; i numeri corrispondono ai bivacchi compiuti martedì mercoledì e giovedì
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