Inchiesta su un consorzio idrico in Lazio: incriminati 5 dirigenti

Inchiesta su un consorzio idrico in Lazio: incriminati 5 dirigenti Inchiesta su un consorzio idrico in Lazio: incriminati 5 dirigenti Sono accusati di peculato, trutta, appropriazione indebita - La cooperativa riguarda 73 comuni delle province di Fresinone, Latina e Campobasso - Miliardi erogati dalla « Cassa del Mezzogiorno » non sarebbero stati contabilizzati (Nostro servizio particolare) Roma, 5 agosto. Cinque persone — tra cui l'avvocato Silvio Chianese, exsindaco di Esperia, grosso centro in provincia di Frosinone — sono state incriminate dal Procuratore della Repubblica di Cassino al termine di una inchiesta preliminare sulla gestione del Consorzio dell'Acquedotto degli Aurunci. Oltre a Chianese, nel procedimento sono coinvolti il dottor Filippo Papa, segretario generale dell'Ente, gli ingegneri progettisti Mario Pincherì ed Ermanno Notarlanni e il ragioniere Franco Ostili, funzionario della Cassa per il Mezzogiorno. Sei sono gli addebiti che il magistrato ha attribuito agli imputati: peculato, truffa, falso ideologico, falsità materiale, omissione di atti d'ufficio e appropriazione indebita. Questi reati, complessivamente, prevedono una pena massima di poco inferiore ai quarantanni di reclusione. Secondo una denuncia inoltrata all'autorità giudiziaria dal vice-prefetto di Frosinone, dottor Bruno Rozera, l'amministrazione del Consorzio dell'Acquedotto degli Aurunci (che ha beneficiato di fondi per centinaia di milioni concessi dalla Cassa per il Mezzogiorno) sarebbe stata condotta in modo caotico e irregolare, tanto da configurare gli illeciti penali. Il Consorzio è stato creato intorno al 1952 da settantatré Comuni delle Provincie di Frosinone, Latina e Campobasso per risolvere la crisi dell'approvvigionamento idrico. Presidente fu nominato l'avvocato Silvio Chianese, esponente democristiano e sindaco di Esperia. Sconfitto nelle recenti elezioni amministrative, malgrado l'imponente campagna elettorale, Chianese fu sostituito nel Consorzio dal professor Salvatore Di Russo il quale, resosi subito conto che la situazione amministrativa dell'Ente era a dir poco caotica, informò la Prefettura. Fu nominato commissario straordinario il vice-prefetto di Frosinone dr. Rozera che, con la collaborazione dei carabinieri e della Guardia di Finanza, condusse un'inchiesta. Secondo le accuse, che dovranno essere vagliate, centinaia di milioni — anzi si parla di miliardi — erogati dalla Cassa per il Mezzogiorno non sarebbero stati regolarmente contabilizzati dagli amministratori del Consorzio né sarebbe stata precisata la loro utilizzazione. Non si -pacificarono, ad esempio, te fonti delle entrate, riunite in un unico capitolo, e non esisterebbero una situazione patrimoniale, un inventario dei beni, una situa zione debitoria dei conteggi relativi ai rapporti con i progettisti delle varie opere. Inoltre i mandati sarebbero stati emessi senza delibere, in violazione di precise disposi zioni di leggi comunali e prò vinciali; nuovi dipendenti ve nivano assunti inserendo i lo 10 nominativi in vecchie delibere; ancora senza regolari de libere sarebbero stati presi in affitto locali. Molte opere realizzate dal Consorzio non sono state mai collaudate e ciò ha bloccato i pagamenti in favore delle ditte appaltatrici che, come il ^easo delle società D'Alessio e Italcantieri, hanno citato in giudizio l'Ente. Altri lavori sarebbero stati eseguiti senza l'autorizzazione degli organi competenti. Senza delibera sarebbe stata acquistata una fornitura di tubi per sei milioni. I due ingegneri Pincheri e Notarianni sono accusati di aver percepito illecitamente decine di milioni per i loro progetti. Nel febbraio di quest'anno l'ingegnere Pincheri vantò un credito nei confronti del Consorzio di 120 milioni. L'avvocato Chianese diede subito ordine al < Banco di Santo Spirito» di pagare al professionista la somma. Il commissario straordinario, dopo aver controllato la contabilità, ha constatato che il debito vantato dal Pincheri non risultava nei registri dell'Ente.