La Camera greca riconvocata domani l'opposizione minaccia eli disertare l'aula di Alberto Ronchey

La Camera greca riconvocata domani l'opposizione minaccia eli disertare l'aula La crisi si aggrava, cresce l'impopolarità del re La Camera greca riconvocata domani l'opposizione minaccia eli disertare l'aula Papandreu ed i suoi 143 seguaci dichiarano: «Il governo è nato da un arbitrio e non è degno di essere discusso» Forse non si presenteranno neppure i 99 deputati della destra karamanlista : in questo caso mancherà il numero legale per il dibattito - La situazione è difficile - Reparti dell'esercito avrebbero ricevuto l'ordine di avvicinarsi ad Atene (Dal nostro inviato speciale) Atene, 31 luglio. Consultazioni febbrili alla reggia di Atene: stasera il re ha discusso a lungo sulla crisi costituzionale col premier designato Novas e con lo speaker della Camera, Baklatsis, che è un seguace di Papandreu. E* stata decisa la convocazione del Parlamento per lunedì sera, sebbene l'opposizione, che raccoglie la maggioranza dei deputati, minacci di disertare anche la nuova seduta come quella di ieri. Il governo, incoraggiato dal re, rimane ancora in carica. Un giornale di Atene è apparso col seguente titolo : « Il Palazzo tiene Novas come un morto senza sepoltura ». Un altro giornale annuncia: « La Costituzione è distrutta ». Alcuni reparti dell'esercito avrebbero ricevuto l'ordine di portarsi nei dintorni della capitale. Mai nella storia parlamentare s'era verificato un caso come quello che travaglia la Grecia, ogni giorno più complicato dagli espedienti che vengono messi al servizio del duello fra la Corte e i suoi avversari. Sono trascorsi quindici giorni da quando il re tolse il potere a Papandreu, e lo affidò ad alcuni uomini dell'ala destra del suo partito, calcolando che dalla scissione della maggioranza di centrosinistra sarebbe nata una maggioranza di centro-destra. Ieri la Camera si è riunita, ed è apparso definitivamente chiaro che il disegno del re era sbagliato, poiché 144 deputati su 171 erano rimasti fedeli a Papandreu. Questi deputati, giudicando incostituzionale l'operazione tentata dal re senza consultarsi con i delegati dei gruppi parlamentari, ieri si sono riuniti nella sala del loro gruppo, ma non sono entrati in aula, proclamando che « il governo di Cor te », nato da un arbitrio, era persino indegno d'essere discusso. Allo stesso modo si sono comportati, sino ad un certo punto, i 22 deputati dell'Eda (estrema sinistra). Così 166 deputati su 300 hanno voluto anticipare la manifestazione della loro sfiducia. Ma la destra karamanli sta (99 deputati) ha deci so di ritirarsi anch'essa dall'aula e di chiedere questo punto la verifica del numero legale. Poiché il quorum, o numero legale previsto dal regolamento, è di cento deputati presenti tale margine è venuto mancare. Secondo i sostenitori del governo, la mancanza del quorum avrebbe imposto il rinvio della discussione per cinque giorni; il governo sarebbe rimasto in carica, di cinque giorni in cinque giorni, finché il gruppo di Papandreu non avesse modificato il suo comportamento. Ma lo speaker della Camera, Baklatsis, ha dichiarato che secondo la Costituzione il premier designato avrebbe dovuto chiedere la fiducia entro quindici giorni dall'incarico, e che mancando il numero legale, ossia il presupposto medesimo della discussione, il governo doveva considerarsi decaduto La seduta parlamentare della notte scorsa s'è chiù sa mentre riecheggiavano queste parole. Più tardi, il premier de signato rispondeva che eglnon si considerava affatto decaduto, poiché la Costituzione gli imponeva solo di presentarsi alla Camera nei quindici giorni; la mancanza del numero legale, a suo giudizio, poteva comportare solo un rinvio, e la tesi dello speaker doveva considerarsi « giuridicamente mostruosa ». L'opposizione ha replicato a sua volta che non entrerà mai nell'aula per discutere su un governo incostituzionale. Non si vuole solo rovesciarlo, ma umiliarlo, e stroncare così la tendenza della Corte a interferire nelle vicende politiche. Centosessantasei de putati su trecento sembrano decisi, almeno finora, a rientrare in aula solo se sv i . 0 discuterà non già sul governo, ma sulF interpretazione da dare alla mancanza del numero legale. Il re appoggia la tesi costituzionale del premier designato. Papandreu risponde che se Novas non controlla nemmeno i cento deputati sufficienti a raggiungere il quorum per la discussione ha già dimostrato di non avere una maggioranza parlamentare: dunque deve dimettersi. « L'esistenza del numero legale — argomenta il vecchio leader — è il presupposto della discussio ne sulla fiducia. Quando un governo non riesce a garan tirsi tale condizione, è evidente che ha cessato d'essere un governo». Il caso, come s'è già detto, è uni co nella storia parlamenta re. La Corte si ostina, e si ostina Papandreu, con spirito giacobino; i comunisti, più pratici, vorrebbero che i deputati di centro-si' nistra rinunciassero a que sta nuova questione di prin cipio e ponessero termine alla disputa costituzionale, per andare in aula e aspettare il momento del voto E' una prova di forza tenace, arroventata e inoltre condotta da ambo le parti con spirito d'altri tempi: una monarchia dominata da concezioni dell'età della Triplice e un mo< vimento liberale avvocate sco (oltre che illuminista e tribunizio) in una società pronta a dilaniarsi nei furori del balcanismo. Nulla è prevedibile in simili circostanze. La stessa indifferenza che re oppone alla marea montante dell' impopolarità un caso limite. La sola giustificazione che Costantino aveva dato alla destituzione di Papandreu, ossia la pretesa compromissione di suo figlio con una setta militare neutralista e di sinistra, è venuta a ca dere: finora non è emersa una sola prova a sostegno dell'accusa. Lo stesso Novas ha ammesso che non sussiste alcuna prova; e se l'avesse, ne farebbe uso, mentre il governo è in dis¬ dtim sidio anche con lo speaker della Camera, il Parlamento è paralizzato, la reggia impopolare come non fu mai almeno dal 1917, e mentre gran parte dei greci è persuasa che le accuse rivolte a Papandreu sono state un espediente per distruggere il governo che voleva liquidare la destra storica dei colpi di Stato militari. Alberto Ronchey IIIIMIIltIllllllllllIIIIIIIII1llllllllIllllllIIII1MIIIII

Persone citate: Papandreu

Luoghi citati: Atene, Grecia