Due studenti ciechi di Milano ottengono una brillante maturità

Due studenti ciechi di Milano ottengono una brillante maturità Due studenti ciechi di Milano ottengono una brillante maturità Mario Boiardi ha avuto una delle due medie più alte dei licei milanesi: 8,77 - La madre gli aveva inciso sui nastri tutti i libri di scuola - Giorgio Leonzio si è avvicinato all'otto: conta di impiegarsi come telefonista per continuare gli studi all'università (Dal nostro corrispondente) 1 Milano, 30 luglio. Due studenti ciechi hanno ottenuto una brillante maturità classica a Milano. Uno anzi, Mario Boiardi, 18 anni, che ha sostenuto gli esami come privatista al liceo Berchet, ha riportato una delle due medie più alte di Milano, 8,77. Mario Boiardi ha perso completamente l'uso dell'occhio sinistro per un glaucoma pochi mesi dopo la nascita, e l'occhio destro scorge soltanto sagome indistinte. Si propone di laurearsi in filosofia e storia per poter insegnare ai ciechi. Nello studio è stato aiutato dalla madre che ha inciso su nastri di registratori tutti i testi scolastici, e per anni lo ha aiutato a ripetere le lezioni. Un suo amico, Valter Panotto, 18 anni, per tutta la terza liceo lo ha accompagnato a scuola, all'istituto Cardinal Ferrari. Ed ha ottenuto anche l'autorizzazione a sedergli accanto durante gli scritti di latino e greco per scegliergli i vocaboli sui dizionari. Quello che più ha colpito gli esaminatori di Mario Boiardi è stato lo svolgimento del tema sulla «Divina Commedia». Gli hanno dato 10. Il presidente della commissione prof. Rampini di Trieste se lo è copiato per portarselo a casa. Ha detto: «E' il mio più bel ricordo di Milano ». L'altro studente cieco è Giorgio Leonzio, 20 anni. All'età di 4 anni la sassata di un bimbo, durante il gioco, gli offese gli occhi e in breve tempo lo privò interamente della vista. Frequentava il liceo Carducci ed alla maturità ha sfiorato ia media dell'otto. «Tutte le mattine — dice Giorgio Leonzio — una mia compagna mi veniva a prendere al portone e insieme andavamo a scuola. Nei giorni di compito in classe portavo la macchina per scrivere por fatile, perché non posso ser virmi della penna». «Tuttavia — prosegue — non mi rinchiudevo solo nello studio. Come tutti gli altri miei compagni, avevo altri interes-xj si. Frequentavo le sale dei concerti quando qualcuno mi dava un biglietto. Mi dedicavo alle attività della associazione giovanile cattolica " Gioventù Studentesca ". Bisognerebbe creare nel ciechi la convinzione che possono inserirsi nella 1 società quasi come tutti gli altri e non finire ad un angolo della strada a suonare il violino ». Il padre è pensionato con 50 mila lire il mese, e la madre lavora come domestica ad ore. Giorgio Leonzio vorrebbe frequentare la facoltà di filosofia e per non gravare troppo sul magro bilancio di casa spera di trovare occupazione come telefonista. g. m. Giorgio Leonzio, lo studente cieco di Milano, nella sua abitazione (Tel. Ansa)

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