Salvati i cinque alpinisti sperduti sulla montagna dopo due notti all'addiaccio in mezzo alla bufera

Salvati i cinque alpinisti sperduti sulla montagna dopo due notti all'addiaccio in mezzo alla bufera Salvati i cinque alpinisti sperduti sulla montagna dopo due notti all'addiaccio in mezzo alla bufera La comitiva è formata dal parroco di Villadossola e da quattro giovani del paese - Il sacerdote lamenta un principio di congelamento alle mani - Li hanno ritrovati, ieri all'alba, due alpinisti di Antrona - Erano su un ghiacciaio sotto la vetta: stremati dalla fatica e dal gelo Gianfranco Comandini, uno dei cinque alpinisti reduci dall'escursione sul Pizzo d'Andolla, fotografato con il padre ed altri parenti ieri al ritorno a valle a Cheggio (Dal nostro inviato speciale) Domodossola, 22 luglio. « Sono salvi! Tutti e cinque stanno tornando a valle! *: questo messaggio die il guardiano della diga di Cheggio ha trasmesso stamane alle 10 per telefono ad Antrona si è diffuso in un baleno fino a Villadossola. E' stata la fine di un incubo. Don Camillo Nobile, parroco di Villadossola, e i suoi quattro giovani compagni di scalata erano stati ritrovati su un ghiacciaio sotto il Pizzo Andolla dopo due notti trascorse all'addiaccio in mezzo alla bufera. Col bel tempo, in questa stagione, l'ascesa al Pizzo Andolla (metri 3650) non presenta grandi difficoltà. Da Antrona fino al rifugio del Cai (m. 1500) si arriva in auto. Di qui un sentiero permette di raggiungere, attraverso la diga di Cheggio, il rifugio Andolla che è a quota 2500. Per altri cinquecento metri l'ascesa sul sentiero — un tempo battuto dai contrabbandieri — c ancora buona. Superato un dislivello di centocinquanta metri si giunge al cosiddetto « Segnale », ni piedi del Pizzo Andolla. Per toccare la vetta, a 3650 metri, è prudente procedere in cordata. Per questo motivo don Camillo Nobile riteneva l'escursione alla portata delle sue forze e dei suoi quattro parrocchiani, tanto più che fra questi vi era un esperto delVAndolla, Attilio Bianchetti di 36 anni, magazziniere allo stabilimento ^Ceretti* di Villadossola e padre di un bimbo, Alfredo, di 7 anni. Della comitiva facevano parte anche il seminarista Maurizio Nidali di 23 anni, il rag. Mario Ceresa di 21 e l'impiegato della « Rhodiatoce » Gianfranco Coman¬ dini di 21 anni, tutti di Villadossola. Lunedi era una bella giornata; al pomeriggio venne decisa la partenza. Raggiunto il rifugio Andolla in serata, alle prime luci dell'alba di martedì i cinque erano partiti per l'escursione al Pizzo: nello stesso pomeriggio, o al più tardi la sera, sarebbero stati di ritorno. Invece, ieri matti na non erano ancora scesi. Al rifugio Andolla un provetto alpinista di Villadossola, Mario Pozzetta, che li aveva vi sti partire, cominciò a preoccuparsi e diede l'allarme. A Domodossola ed a Villadossola le squadre del soccorso alpino del Cai si misero in moto. Nel pomeriggio erano già al rifugio e prima di sera avevano esplorato una vasta zona. Per proprio conto erano anche saliti due alpinisti di Antrona, Gino Rametti di 31 anni ed Ermanno Moroni di 27, autentici « scoiattoli » delVAndolla. Dopo una breve sosta al rifugio avevano proseguito verso il « Pizzo ». Bivaccato per qualche ora sotlo uno sperone di roccia, alle 3 di stamane gli scalatori hanno iniziato le ricerche. Le nubi basse e la foschia impedivano la visibilità al di là dei dieci metri. Alle Jh proprio sotto il cosiddetto t Segnale », scoprivano tre zaini abbandonati. A Rametti c Moroni si strinse il cuore: era un brutto segno. Salirono nuovamente per un altro canalone e alle profittando di una schiarita, cominciarono ad osservare con il binocolo la vallata sottostante. Ai margini del ghiacciaio dell'Almagel, all'imbocco della Val Vaira che porta a Gondo, in territorio elvetico, avvistarono un uomo. Era seduto, piegato in avanti con la testa fra le mani. Chiamarono a gran voce, ma data la distanza — almeno seicento metri — non ottennero risposta. Mezz'ora dopo lo raggiungevano ed ebbero la lieta sorpresa di trovare con lui gli altri quattro. Erano proprio loro, don Camillo Nobile ed i suoi parrocchiani, i dispersi dell'Andolla. Sfiniti per le due notti passate all'addiaccio senza sacco a pelo, e quindi costretti a camminare fino a cadere stremati pur di non essere colti dal congelamento, erano letteralmente « crollati ». Non avevano più cibo né bevande. Non si c perso tempo: un abbraccio, una sorsata di cognac e poi in marcia. Don Nobile ed i suoi amici camminavano a fatica. Rametti li ha lasciati con Moroni ed è sceso rapidamente a Cheggio dove ha dato la notizia del ritrovamento. Altre squadre di soccorso raggiungevano gli scampati. A mezzogiorno Ceresa e Comandini, con il portatore Moroni, arrivavano al rifugio Andolla; due ore dopo, accompagnati da Stefano Zani lllllllllllIIIIIItlllllllllllllllllHllllllllllllllllllllllItllllllllllllllllMlllllllIllftlllllIllllllIlllItlllllItlllMIIItlllllllllllllllllllllllHlllllllIlllllllIlHIIIIItlll Cinque anni all'ex direttore di banca che si era appropriato di 145 milioni L'imputato (un ragioniere vercellese) è stato processato a Vigevano - Era funzionario della «Provinciale Lombarda» di Robbio Lomellina e Mortai-a (Dal nostro corrispondente) Vigevano, 22 luglio L'ex dirigente delle succursali di Robbio Lomellina e Mortara della «Banca Provinciale Lombarda », il ragionier Giovanni Parmigiani di 44 anni, abitante a Vercelli in via Crispi 4, è stato condannato oggi in tribunale a 5 anni di reclusione. I giudici gli hanno inflitto anche 120 mila lire di multa, oltre all'interdizione perpetua dai pubblici uffici e al risarcimento di danni alla parte civile, con una provvisionale di 90 milioni da corrispondere all'istituto di credito di cu: era funzionario. Il Parmigiani, comparso sul banco degli imputati in stato di arresto (è in carcere dal 21 novembre scorso), doveva rispondere di appropriazione indebita, truffa e falso. Egli aveva arrecato un danno di 32 milioni di lire al patrimonio della « Banca Provinciale Lombarda» e di altri 113 milioni nei confronti di una decina di correntisti di Robbio Lomellina, avendo falsificato, nella sua qualità di direttore della succursale, assegni e cambiali e operato prelievi tramite polizze con firma apocrifa. I correntisti della banca sono stati risarciti del danno dall'istituto, con l'apertura di altrettanti nuovi libretti di deposito. Il Parmigiani nel frattempo ha ridotto l'ammanco di 6 milioni avvalendosi di un credito. Egli comunque ha ammesso ogni addebito affermando di.avere agito nel modo ormai noto per fronteggiare le forti perdite subite in Borsa. In un primo tempo l'ex dìrettore di banca, promosso un mese prima del suo arresto alla sede di Mortara, aveva conseguito realizzi con l'impiego di 4 milioni. Nel giro di breve tempo le perdite superarono le sue sostanze per cui, temendo uno scandalo, tentò di salvarsi con operazioni Illegali, prelevando denaro presso la banca e sperando in una ripresa dei titoli in Borsa. hi pGli ammanchi risalgono al periodo die va dall'ottobre 1961 ai primi dell'ottobre 1964. La difesa si è battuta perché il tribunali: integrasse almeno uno dei tre capi d'accusa e cioè l'appropriazione indebita o la truffa continuata. La richiesta è stata accolta. Il p.m. dott. Cimili aveva chiesto una pena complessiva di 7 anni e 400 mila lire di multa. i 40Il rag. Parmigiani, padre di due figli, era molto stimato a Robbio Lomellina e nella zona, così come a Vercelli, per la sua condotta di vita improntata alla moderatezza. Era un frequentatola di camping e possedeva un'auto sportiva. Quando l'avv. Cammarota, nel corso della sua arringa, ha letto le lettere ili pentimento inviategli dal rag. Parmigiani, l'imputato ha Plinto. La difesa ha li interposto aiu' elio. r. a. e Franco Rossi del Cai di Villadossola, giungevano anche don Nobile, il seminarista Nidali ed il Bianchetti. Rifocillati, i cinque dispersi (don Nobile aveva le mani gonfie per un principio di congelamento), si gettavano nelle cuccette. Soltanto verso le 18 è sceso a Cheggio il Comandini. «Com'è andata?» — gli abbiamo eh iesto. «Una volta raggiunto il Pizzo Andolla abbiamo subito iniziato la discesa. Avevamo fatto appena una quarantina di metri che si è messo a nevicare. Giunti sotto al " Segnale " abbiamo perso l'orientamento in mezzo alla bufera. Giravamo, giravamo, e ci ritrovavamo allo stesso posto. La prima notte abbiamo riposato un paio d'ore sotto uno sperone; la scorsa notte, invece, per il freddo e trovandoci sul ghiacciaio, non abbiamo potuto far altro che camminare. Nessuno di noi ha mai perso la calma; eravamo certi che qualcuno sarebbe venuto in nostro soccorso ». Piero Barbe c. m. Contro il Consiglio comunale Dimostrazione a Trieste di estremisti di destra Trieste, 22 luglio. Nel corso di una manifesta^ zione di protesta avvenuta questa sera con la partecipazione di alcune centinaia di estremisti di destra, dinnanzi al palazzo del Comune, in piazza dell'Unità d'Italia, contro il progettato rimpasto della Giunta comunale, si sono nuto in nostro soccorso ». Piero Barbe L'auto degli operai era con avuti incidenti tra dimostranti e la polizia che aveva di-1 dotta da Innocente Perotto di niiiiiiiiiHiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiniiiuiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiia I j 11111111111111111111111111T111 i I i 11111 r 1111 i 111L111111111111111111L T1111F1111 i [ 11M111 i 111111111111 m [111111111111111111111111)1(111111111111111111111*111111(111 1S11M [ 11 11111111111111 ^ 11 ( 11 ) ! 111 i 119 ( 111111111T11111M111111111M11111 [ 111 111111111111111111 i 11 i 11111 i 11111 r I La paurosa avventura al Pizzo Ando,Sa C3650 mJ nell'Qssola