Il Parlamento giudica Trabucchi Apre l'accusa il liberale Bozzi di Fausto De Luca

Il Parlamento giudica Trabucchi Apre l'accusa il liberale Bozzi 11 primo processo grf un ministro della. Repubblica Il Parlamento giudica Trabucchi Apre l'accusa il liberale Bozzi All'inizio della seduta l'on. Dell'Andro (de) legge le conclusioni dell'inchiesta - Poi Bozzi pronuncia la requisitoria - Riferendosi all'intervista concessa all'« Espresso », osserva che Trabucchi « rivela una singolare concezione del diritto » - « L'interrogativo inquietante, che non si può eludere, continua, è che beneficiario dell'intervento dell'ex ministro era un deputato democristiano » - « Non ho nulla di personale contro Trabucchi, anzi ho simpatia per la sua figura un po' stravagante, ma non possiamo dire di avere raggiunto la certezza del suo operato, quindi decida la Corte Costituzionale » - Secondo oratore, Terracini (Nostro servizio particolare) Roma, 16 luglio. Per la prima volta dall'entrata in vigore della Costituzione repubblicana, i 630 deputati e i 321 senatori si sono riuniti insieme oggi a Montecitorio per esaminare l'accusa mossa da 479 parlamentari all'ex ministro delle Finanze sen. Giuseppe Trabucchi di aver abusato dei suoi poteri nella vicenda del tabacco messicano per recare vantaggio a due società del deputato de Carmine De Martino. Trabucchi è comparso nell'aula tre minuti prima delle 16,30. Vestiva un abito color tabacco e, contrariamente al suo solito, portava anche una cravatta: verde scuro a strisce marrone. Ha attraversato l'emiciclo, tra la porta e il settore democristiano, stringendo le molte mani che gli venivano tese, in segno di solidarietà e di incoraggiamento, dai deputati e dai senatori del suo gruppo. Qualcuno gli ha anche dato un affettuoso colpo sulle spalle o gli ha stretto le braccia: a tutti Trabucchi rispondeva con un sorriso appena abbozzato, incerto e timido. Nervosismo in aula Poi è salito verso la parte alta del settore de, sempre stringendo mani, e ha preso posto sul penultimo banco tra i senatori Pecoraro e Vecellio. Nella fila immediatamente sottostante sedeva lo stato maggiore de : il segretario politico Rumor, i capi dei gruppi parlamentari Gava e Zaccagnini, l'on. Cossiga coordinatore del collegio di difesa. Quando il presidente Bucciarelli Ducei ha dichiarato aperta la seduta, l'aula era affollata in tutti i settori. Molti parlamentari, specialmente dei gruppi comunisti, non avevano trovato posto e stavano in piedi sulla scalinata di estrema sinistra. Vuoto il banco del governo, essendo l'oggetto della seduta comune delle Camere un affare giudiziario di esclusiva competenza del Parlamento (i ministri presenti, da Moro a Nenni, a Colombo, Delle Fave, Scaglia, erano nei banchi dei deputati). Piene le tribune del pubblico e della stampa. C'è subito un moto di sorpresa. Bucciarelli Ducei invita l'on. Renato Dell'Andro a svolgere la relazione della Commissione parlamentare che ha svolto l'inchiesta su Trabucchi, ma il deputato non c'è. Passa un minuto, due minuti, tre minuti: si diffonde un certo nervosismo. Poi il relatore arriva a passi affrettati — piccolo, magro, bruno, vestito di blu, con un fascio di volumi gialli sotto il braccio — e immediatamente co mincia a parlare. L'esposizione è lenta e, a tratti, faticosa. L'on. Dell'Andro (ordinario di diritto 1 penale all'Università di Bari) rilegge in sostanza la relazione della Commissione d'inchiesta, arricchendola con citazioni dagli atti che l'accompagnano: testimonianze, lettere, documenti. Comincia la relazione Si riascolta tutta la storia, a partire dal momento (luglio 1964) in cui il procuratore generale della Corte d'Appello di Roma trasmise al Parlamento un incartamento riguardante gli atti compiuti da Trabucchi come ministro delle Finanze nella vicenda del tabacco messicano. « Risultava dall'incartamento — ha riferito Dell'Andro — che l'autorità giudiziaria, rispettosa della esclusiva competenza del Parlamento, non aveva svolto, come non poteva svolgere, alcuna indagine in propòsito, né contestava al seti. Trabucchi alcun reato. L'incartamento conteneva alcuni anonimi ritagli di giornale e altri carteggi dai quali, secondo l'autorità giudiziaria, risultava la possibilità di imputare il sen. Trabucchi per i reati di contrabbando e di peculato ». La Commissione parlamentare inquirente svolgeva una indagine preliminare che permetteva di ritenere « non manifestamente infondata la notizia del fatto » Pertanto il 22 gennaio 1965 veniva ordinata l'apertura dell'inchiesta, la Commissione metteva in moto la polizia giudiziaria e la polizia tributaria della Guardia di Finanza, veniva raccolta un' ampia documentazione, si ascoltavano numerosi testimoni. Ed ecco i fatti. Nel '61 la peronospora aveva distrutto il raccolto del tabacco, facendolo precipitare da 900 mila a 243 mila quintali. Il sen. Trabucchi, allora ministro delle Finanze, si convinse che la coltivazione del tabacco era praticamente finita in Italia per almeno 25 anni. A tale proposito il relatore legge le dichiarazioni del dott. Cova, direttore generale del Monopolio, il quale vedeva le cose in modo meno pessimistico. La testimonianza di Cova è piuttosto singolare nelle espressioni, tanto da suscitare più volte commenti ironici e risate nell'assemblea. « Per il ministro — dice Cova — c'era una situazione da far tremare le mani e i polsi ». E, a proposito degli esperimenti che egli fece con nuove sementi resistenti alla peronospora (contro il parere di Trabucchi, al punto da dover affidare gli esperimenti non al Monopolio ma a un istituto scientifico) così si esprime : « Convocai esperti e scienziati senza distinzione di nazionalità, di razza, di religione » (risate generali). «.Il senno di poi — conclude Cova — dimostrò che avevamo ragione noi e non il ministro, poiché i nuovi semi si rivelarono capaci di resistere alla peronospora ». Frattanto il deputato de Carmine De Martino, capo di alcune società concessionarie di tabacco, andava da Trabucchi e gli chiedeva il permesso di completare, con tabacco prodotto in Messico, i quantitativi che normalmente le due ditte fornivano al Monopolio e che non potevano essere raggiunti in Italia a causa della peronospora. Il dott. Cova disse che la richiesta non poteva essere accettata poiché la legge prevede soltanto che il Monopolio provveda alla compravendita di tabacco estero. Trabucchi, convinto della necessità di intervenire, e consultatosi con il suo capo di gabinetto, affermò che se la legge non prevedeva di affidare ai concessionari di produrre all'estero il tabacco da fornire al Monopolio, neppure stabiliva un divieto. I dubbi giuridici Sulla regolarità dell'autorizzazione concessa da Trabucchi e sul comportamento effettivamente tenuto dalle due società concessionarie furono sollevati dubbi di varia natura che trovarono una più definita espressione nei rapporti della polizia giudiziaria e della polizia tributaria. La Guardia di Finanza, in particolare, ritenne che il Monopolio tabacchi avesse pagato per il tabacco messicano fornito da De Martino un miliardo in più di quel che avrebbe pagato comprandolo direttamente. Sembrò anche strano che le ditte dell'on. De Martino, mentre andavano a « produrre » (in realtà ad acquistare) in Messico il tabacco di qualità Burley, provvedevano ad esportare grossi quantitativi della stessa qualità giacenti nei loro magazzini in Italia. C'erano poi i dubbi giuridici: il contratto con le società fu autorizzato da Trabucchi con una lettera, il Consiglio di amministra zione fu invitato ad esami nare la questione solo dal punto di vista tecnico-finanziario (e non anche giuri dico), le società ottennero (per intervento di Trabucchi) di fornire tabacco Bright in sostituzione di una parte del promesso Burley. Si aggiunsero così altre due ipotesi di reato: interesse privato in atti di ufficio, abuso di potere per recare vantaggi alle due società dell'on. De Martino. L'on. Dell'Andro ha proseguito ricordando in qual modo la commissione, a maggioranza, ritenne che Trabucchi non fosse imputabile per nessuno dei quat- tro reati ipotizzati. Non per contrabbando fiscale, perché i diritti doganali furono pagati. Non per peculato per distrazione di pubblico danaro a profitto altrui, perché attraverso calcoli accurati si trasse la conclusione che il Monopolio non subì un danno, ma forse un vantaggio. Non per interesse privato in atto d'ufficio, perché l'autorizzazione alle due ditte fu concessa in relazione alla crisi creata dalla peronospora, mentre non è fatto rilevante che altre società non chiesero la stessa autorizzazione. Non imputabile infine per abuso di potere, per le stesse ragioni già esposte in precedenza, e che tutte si incentrano nella perfetta buona fede con la quale il ministro agì. Aperta la discussione generale, ha la parola il liberale on. Bozzi, il quale osserva subito che nel Parlamento la Commissione di inchiesta « non ha più nulla da dire » e che tutte le citazioni aggiunte dall' on. Dell'Andro al testo già noto della relazione devono considerarsi fatte « a titolo personale ». Bozzi svolge quindi alcuni temi costituzionali, chiarendo anzitutto che il Parlamento in seduta comune non ha il compito di giudicare, di assolvere o condannare, ma invece ha la funzione di un Pubblico Ministero collegiale, cioè il compito del promuovimento dell'accusa. In origine, egli ha aggiunto, la ristretta commissione inquirente doveva soltanto svolgere l'istruttoria e riferire al Parlamento che avrebbe preso sovranamente la sua decisione. E si è commesso un errore attribuendo poi alla Commissione il potere di stabilire la non imputabilità e il non doversi procedere. E di seguito a tale errore venne la norma che impone la strada della messa in stato d'accusa per permettere al Parlamento di svolgere il suo compito di Pubblico Ministero. L'intervento di Bozzi Queste premesse di natura costituzionale sono state esposte da Bozzi per affermare che ogni parlamentare deve ritenersi libero nel giudizio, non vincolato dal fatto di aver messo la propria firma sotto l'ordine del giorno di accusa, e libero da solidarietà di partito. La valutazione dev'essere giuridica insieme perché la nostra è un'assemblea politica incaricata di valutare un reato ministeriale, che ha rilievo politico, e che solo per questa ragione viene esaminato attraverso una speciale procedura giurisdizionale. Concludendo su. questa parte, ha dichiarato incostituzionale la norma che prescrive, per il voto finale sulla messa in stato d'accusa, la maggioranza assoluta dei membri del Parlamento che è richiesta per i procedimenti contro il presidente della Repubblica, ma non per quelli contro i ministri. La norma corretta vorrebbe perciò la maggioranza dei presenti al voto, « e certo turberebbe la pubblica opinione il fatto che Trabucchi non fosse deferito alla Corte ove si raggiunga solo tale maggioranza, e non quella dei membri del Parlamento ». Venendo al caso concreto (l'abuso di potere per recare vantaggio alle due società dell'on. Carmine De Martino), Bozzi si è riferito all'intervista concessa da Trabucchi all'espresso. « Quando Trabucchi afferma che il ministro deve de cidere se un atto è conforme alla legge (" il ministro ero io, e ho deciso che era conforme"), egli rivela una singolare concezione del diritto, che si può dire "la piriana " e che sembra ab bastanza comune alla de » I democristiani reagisco no a questa frase. Presidente — Si attenga ai fatti concreti. Bozzi (tra gli applausi dei liberali e della sinistra) — Credo di non meritare questo rimprovero, signor presidente. Presidente — Lei ha male interpretato le mie pa role. Bozzi — E poiché debbo stare nei fatti concreti — ha aggiunto — dirò che ciò che mi preoccupa più di tutto è la violazione siste matica di leggi e regola menti, tutti finalizzati ad un certo destinatario : l'on Carmine De Martino. Ed ha proseguito : « Il senatore Trabucchi ha di chiarato di aver conoscili to Carmine De Martino solo quattro anni fa, e nessuno mette in dubbio questa dichiarazione; ma il sen Trabucchi non può dire di aver ignorato, prima di al lora, l'esistenza dell'on. De Martino e il posto che aveva nella democrazia cristiana « Non ho nulla di personale contro il sen. Trabucchi, ha proseguito il deputato liberale, anzi ho simpatia per la sua figura un po' svagata, un po' stravagante, ma in questo caso noi non possia mo dire di avere raggiunto una tale certezza da impe dire un ulteriore corso del procedimento davanti alla Corte Costituzionale. C'è una imponenza di illegittimità che non può essere legittimata dalla peronospora. C'è un rilievo politico nel fatto che il destinatario degli atti di Trabucchi sia stato un deputato de. Non si facciano muri di falsa solidarietà intorno a Trabucchi. Il Parlamento non dia l'impressione di volersi tenere in una ferrea impunità, come già accadde per l'affare Ingic. Si tenga presente che poi ci sono dei coimputati che devono comparire davanti al giudice ordinario. Perciò -—- ha concluso Bozzi — con rammarico e tristezza affermo: vada avanti la giustizia, sia fatta luce completa davanti alla Corte Costituzionale ». Durante il discorso di Bozzi, il sen. Trabucchi è rimasto abbandonato sulla tavoletta del suo banco, ogni tanto scuotendosi per prendere rapidamente degli appunti. Lo stesso ha continuato a fare durante l'intervento del secondo oratore. Forti polemiche Il sen. Terracini (pei) ha contestato tutta la relazione svolta dall'on. Dell'Andro. I fatti, a suo giudizio, andarono diversamente. Quando la peronospora distrusse il raccolto del tabacco, il governo e il Par¬ lamento intervennero con leggi speciali concedendo contributi ai coltivatori e indennità ai lavoratori disoccupati. Quanto ai concessionari, tutti furono concordi nell'affermare che ad essi nulla era dovuto, rientrando l'evento nella normale alea imprenditoriale. Il Monopolio, dal suo canto, aveva riserve per due anni e larghissime possibilità di approvvigionamento. « Risulta quindi assai strano l'abbattimento da cui fu preso il ministro Trabucchidavanti alla peronospora, tanto più che un tecnico co-me il direttore generale del Monopolio era di pa-rere contrario, ed aveva ra- gione ». «A questo punto entram scena l'on. Carmine De Martino ». Che Trabucchi non lo conoscesse o non sapesse chi era, è del tutto incredibile se si considera la elevata posizione che entrambi avevano nella de e se si ricorda che già nell'Assemblea Costituente l'elezione di Carmine De Martino fu contestata. Comunque, De Martino andò da Trabucchi e gli disse che le sue aziende avevano subito un grave danno dalla peronospora, « andò cioè a chiedergli di essere concreta mente aiutato». Ecco allo-ra la richiesta di De Martino di produrre in Messico il tabacco da consegnare al Monopolio. Ma non c'era nessuna necessità di fare ciò, poiché il Monopolio poteva acquistare direttamente il tabacco, né si può dimenticare che nello stesso 1961 le due società esportarono grossi quantitativi di tabacco di loro proprietà. Non si regge neppure, ha detto Terracini, l'altro mo¬ tivo addotto da Trabucchi per concedere l'autorizzazione: utilizzare il personale tecnico. Ma i dipendenti delle società erano 60 lavoratori fissi e mille stagionali. .Ne andarono in Messico soltanto otto, di cui uno per pochi giorni. Viene poi la parte giuridica: il Consiglio di amministrazione « esterrefatto », che, di fronte alla richiesta di Trabucchi, si oppone e viene esonerato dal parere giuridico, poiché il ministro avocava a sé ogni potere in merito avvalendosi della consulenza del capo di gabinetto che davanti alla Commissione dichiarò di aver giudicato « a lume di trafficante, frodatore profes sionale del pubblico denaro». «In un caso del genere, ha detto Terracini avvian dosi alla conclusione, il rea to di abuso di ufficio è in- Contestabile. Il nucleo di po- naso » che la cosa si poteva fare (risate dell'assemblea). E un altro consulente giuridico era l'on. Resta « profumatamente pagato dall'on. De Martino ». « Certo, ha proseguito Terracini, il sen. Trabucchi non deve rispondere dei reati commessi dalle società di De Martino, ma ciò che meraviglia è il fatto che Trabucchi, come ministro, fosse così largo di protezioni ad un così spregiudicato lizia giudiziaria ha calcolato il guadagno di Carmine De Martino in 500 milioni per il primo anno e in 795 milioni per il secondo, mentre negli stessi due anni le società denunciavano rispettivamente 38 e 65 milioni di utili (c'è una lettera della Saim all'Itàlcasse che proval'ènormità di siffatti margini), Iti totale un miliardo e 295 milioni sono stati sottratti al Monopolio di Stato, è questa la cifra che Trabucchi ha fatto guadagnare indebitamente a Carmine De Martmp, è questo il risulta ro del suo abuso di potere. Per queste ragioni io voterò a favore dell'ordine del giorno che mette il sen. Trabucchi in stato d'accusa davanti alla Corte Costituzionale ». Cessati gli applausi delle sinistre per Terracini (altri applausi avevano accolto il discorso di Bozzi), il presidente ha rinviato la seduta alle 9,30 di domani. Fausto De Luca Trabucchi, al centro, ieri durante il dibattito a Montecitorio {Tel

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