La mamma del vincitore del Giro di Francia si è commossa per la sconfitta di Poulidor di Giorgio Lunt

La mamma del vincitore del Giro di Francia si è commossa per la sconfitta di Poulidor La mamma del vincitore del Giro di Francia si è commossa per la sconfitta di Poulidor A Sedrina la signora Gimondi ha seguito con ansia alla tv le ultime fasi della «grande boucle» - Quando ha sentito fischiare Poulidor, il rivale di suo figlio, ha esclamato: «Non è giusto, anche lui è un bravo ragazzo » - Entusiasmo, campane a distesa e fuochi d'artificio (Dal nostro inviato speciale) Bergamo, 14 luglio. Non sappiamo se al Parco dei Principi i familiari di Poulidor abbiano pianto, per la sconfitta del loro Raymond. Se non l'hanno fatto si consoli, il generoso campione francese: ha pianto per lui la signora Angela, madre di Felice Gimondi, il trionfatore del Tour. Abbiamo trepidato con lei, a Sedrina — il paese natale di Gimondi, ad una quindicina di chilometri da Bergamo, in Val Brembana —, davanti al feZeuisore. Prima di raccontare la € grande giornata» dei 2300 abitanti, in delirio per la superba prestazione del loro idolo, accenniamo subito aZZe lacrime della signora Angela. Ne aveva già versate parecchie, man matto che il telecronista confermava la vittoria di Felice. Ma erano lacrime di gioia, di soddisfazione per tutti quegli aggettivi che si diffondevano dall'apparecchio e che erano proprio per lui, per il suo ragazzo di ventidue anni, quasi agli inizi della carriera e già così celebre. Quando è giunto al traguardo Poulidor, e la folla delusa lo ha accolto con una bordata di fischi, la signora Angela Gi- mondi si è messa di nuovo a piangere. Chinandosi al nostro orecchio, ha mormorato: « Poveretto, mi dispiace. Perché lo trattano cosi? In fondo, à anche lui un bravissimo corridore e ha tentato fino all'ultimo di vincere ». Una giornata memorabile, quella che i sedrinesi hanno vissuto oggi. Ma lo sarà ancora di più quella del nove agosto, quando Felice Gimondi tornerà dalla Francia, dopo le riunioni in pista che rappresentano non solo altri applausi, ma — ciò c7ie più conta — una trentina di milioni. La signora Angela ha 51, anni, da 32 è la pastina del paese. Fino a pochi mesi addietro svolgeva il servizio in bicicletta, adesso si serve di un « motorino » che le hanno regalato in omaggiò al figlio campione. Il suo « giro » fliornaZiero è di 8-10 chilometri, ad occhio e croce deve aver percorso finora circa centomila chilometri. « JtfoZti di più di Felice — confessa, sorridendo —, anefte se sono chilometri che non rendono come i suoi». Stamane, al nostro arrivo a Sedrina, in casa c'era soltanto il padre del corridore, signor Mose, di 61 anni. Il primogenito, Pinuccio, di 26 anni, era andato a Parigi con il sindaco, Bono Sonzo ni, e un gruppo di amici. II figlio minore, Ezio, sedicenne, l'aspettavano da un momento all'altro: è anche lui corridore ciclista, domenica ha partecipato ad una gara per « esordienti », un aZf ro concorrente lo ha urtato facendolo cadere. Lo avevano portato in una clinica di Seriate, per fortuna nulla di grave. Infatti è arrivato a casa oggi a mezzogiorno, costellato di ammaccature e abrasioni ma deciso ad assi- stere con i genitori, la zia Antonietta e lo zio Giulio all'emozionante epilogo del Tour. La famiglia Gimondi avrebbe voluto seguire in pace, davanti al video del tinello, l'ultimo atto della clamorosa avventura di Felice in terra di Francia. Ma il tinello è ampio meno di un lenzuolo, un nugolo di giornalisti, radiocronisti e cineoperatori desideravano partecipare alla loro gioia — o alla loro amarezza, in caso di sconfitta della < Maglia gialla » sul filo dei minuti secondi —, si è risolto il problema trasformando in sala di spettacolo la saletta da biliardo della vicina trattoria, che appartiene ad un cugino del signor Mose. L'arrivo della famiglia Gimondi è stato salutato da grida festose, evviva, battimani. Pareva di essere in un teatro di posa a Cinecittà: riflettori che accecavano e moltiplicavano l'afa, macchine fotografiche e da ripresa che bersagliavano il gruppetto, confuso e frastornato. Nella baraonda, quasi ci si dimenticava di accendere il televisore. Quando qualcuno se ne ricordò, il <suspense» era ormai in atto. Il telecronista dice che Gimondi ha due secondi di vantaggio su Poulidor. Sono pochi, siamo appena all'inizio della corsa contro il cronometro. Eppure, la notizia scatena i primi entusiasmi. Poi il vantaggio sale a 10 secondi, a 22, a 26. Al 18' chilometro è di 28, dagli occhi della signora Angela sgorgano le prime lacrime di commozione. Il padre rivela l'ansia mordicchiandosi il labbro inferiore, la zia Antonietta finge che la sua pena derivi dal caldo, Ezio cerca di restare impassibile perché se muove i muscoli facciali rischia di riaprire le ferite di domenica. Alle 16,02 l'entusiasmo aumenta: anche Motta sta battendo Poulidor, a metà percorso Gimondi ha 1,3 secondi di vantaggio, che salgono a 56 a dieci chilometri dal traguardo. Compare sul video Poulidor, il pubblico lo fischia. E' a questo punto che la madre del vincitore si commuove per lui, quasi — nel suo grande cuore di mamma — preferirebbe che Felice non gli avesse dato una lezione tanto severa. Finalmente, alle 16,15, arriva Gimondi con un vantaggio di un minuto e otto secondi. Sedrina si scatena. Le campane della parrocchia si mettono a suonare come per la festa del patrono, ogni casa e ogni strada s'infiorano di bandiere, striscioni, lembi di tela gialla. Un aereo volteggia, lasciando cadere mani/estini. Tuffi coloro che possiedono un giradischi lo mettono in funzione, inondando il paese di musiche: dagli inni dei bersaglieri alla « marcia trionfale » dell'Aida., alla « marcia nuziale » di Mendelssohn. Il traffico è bloccato, tutti sono fuori a gridare, osannare. Da qualche giorno perfino la strada dove abita Gimondi, via IV Novembre, ha cambiato nome (a titolo provvisorio, e all'insaputa del Municipio): si chiama « fia del campione ». A sera, i festeggiamenti sono continuali. Fuochi arti¬ ficiali, bande musicali giunte dai paesi vicini, brindisi senza parsimonia. Domattina, come ogni giorno, la signora Angela indosserà l'uniforme da portalettere e andrà nelle frazioni più sperdute. Ma la maggior parte della corrispondenza è ormai abituata a portarla a casa sua: sono le centinaia di lettere e cartoline di augurio e di plauso per il suo Felice. Giorgio Lunt A Sedrina, paese di Gimondi, la mamma è il padre di Felice piangono per l'emozione; a destra la folla esultante (Foto Moisio)