La Maglia gialla si prende il lusso di sfidare Poulidor con una «fuga»

La Maglia gialla si prende il lusso di sfidare Poulidor con una «fuga» Un significativo episodio poco dopo la partenza La Maglia gialla si prende il lusso di sfidare Poulidor con una «fuga» Gimondi rincorre il belga Verhaegen - Dopo averlo raggiunto, passa a tirare e stacca il gruppo di Poulidor di venti secondi - Il breve tentativo dimostra la superiorità dell'italiano e serve a tenere la gara sotto controllo - Nel finale via libera all'inglese Wright, un ragazzo di ventiquattro anni che vive in Belgio Oggi arrivo a Versailles, domani la prova a cronometro conclude il Tour (Dal nostro inviato speciale) Auxerre, 12 luglio. Raduno di partenza alle sei e mezzo, a otto chilometri da Lione. Per essere puntuali all'appuntamento, i ciclisti hanno lasciato il letto alle cinque, Gimondi, forse perché è Maglia gialla, addirittura prima, alle quattro e tre quarti. Sarà per questo che il bergamasco sembra un po' nervoso ed il suo atteggiamento è così fuori dall'ordinario che desta stupore. Starà per caso poco bene? I gregari smentiscono, dicono che Gimondi appena adesso si rende conto d'aver il trionfo a portata di mano e la sua tradizionale calma olimpica si scuote. Alle sette — incredibile, ma vero — ci son tutti, il via viene dato in orario alle 7,10. I chilometri della tappa sono quasi trecento, le previsioni generali anticipano un avvio calmo. Invece, come s'abbassa la bandierina, scappa un belga, Verhaegen. Lo acciuffa lo spagnolo Uriona, ma le acque restano agitate. Scatta di nuovo Verhaegen, 1 maligni dicono che sia uno dei tanti alleati occasionali di Poulidor e che prepari il terreno ad una offensiva del francese. Gimondi, magari, dà credito alla voce e decide dì agire d'autorità, proprio come conviene ad una Maglia gialla che si rispetti. L'italiano lascia il gruppo e trascina su Verhaegen che fugge altri quattro uomini, Sorgeloos, Partesotti, Elorza e Brands, Poulidor trasecola. Prima che riesca ad organizzare l'inseguimento, la pattuglia di Gimondi ha un vantaggio di venti secondi, conquistato in un solo chilometro. La schermagUa dura cinque minuti e termina secondo logica, cioè il plotone si riunisce. La Maglia gialla dà uno Bguardo all'intorno. Chi ha voluto capire, ha capito, anche oggi sarà ben difficile sorprendere l'italiano. La sgroppata, intanto, ha causato una vittima: è il simpatico Tom Simpson, l'inglese che ha vinto la Milano-Sanremo dell'anno scorso. Da qualche giorno soffre di un'infezione alle gengive, ha tirato avanti per onor di firma. Ades- so non ne può più, sale sulla' ambulanza e si ritira. La corsa si infila per stradine che traversano colline verdi di foreste e s'addormenta al ritmo placido dei trenta di media. Dopo cinquantaquattro chilometri, c'è una salitella di quarta categoria e Anglade passa per primo, davanti a Galera, Grain, Brands e Denson. Buriana al rifornimento (chilometri 102). Filano Reybroeck, Maliepaard, Bodìn, Van Schil, Echevarrìa e Verhaegen, ai quali si aggiungono Novak e Fezzardi. Gimondi gareggia ad occhi spalancati, quei due gregari di Poulidor nel drappello che guida la tappa gli danno fastidio. In quattro pedalate, la Maglia gialla, con Poulidor a ruota, colma il lieve distacco. Poi si toglie il gusto innocente di un allungo, per circa un chilometro il bergamasco sfila di fronte al foltissimo pubblico cento metri avanti a tutti. Di nuovo un tratto tranquillo. Una caduta d'una decina di corridori scuote l'apatia. Milesi si ferisce ad una mano, Soler si ferisce ad un braccio. Rientrano in breve. Una seconda salita, sempre di quarta categoria. Volatina: 1) Brands, 2) Galera, il resto a ruota. Cala sulla carovana una cappa di noia, bisogna attendere il chilometro 232 perché ci sia qualcosa da registrare. Darrigade tenta il colpo ed ha un bel coraggio, conciato com'è. Soffre di artrosi cervicale, ogni mattina gli praticano una iniezione di novocaina e di cortisone. E' a pezzi, pure insegue la vittoria. Lo lasciano andare per trenta chilometri, poi lo acciuffano in un batter d'occhio. Mancano cinquanta chilometri al traguardo. E' 11 turno di Grain e di Wright II gruppo si muove, i soliti maligni sostengono che Van Looy cerchi di aprire un varco a Poulidor, ma forse è una semplice impressione. Wright e Grain scappano a cinquanta all'ora e, siccome non disturbano nessuno, sono liberi di portar a compimento l'impresa. Ad Auxerre, vince Wright. Secondo Grain a 2'. Terzo Nijdam a 20", quarto Milesi a 26". Quindi il gruppo a 45". Wright: e chi è? Un inglese di 24 anni, nato a Bishop Statford. Un inglese che non parla inglese. Se ne è venuto da piccolo in Belgio ed abita a Liegi, dove, insieme con la lingua francese, ha imparato il mestiere del ci dista. La classifica generale, manco a dirlo, resta invariata, il che suona, naturalmente, a vantaggio di Gimondi. La Maglia gialla sì difende in modo eccellente, mette in mostra, insieme con quelle qualità che nessuno ormai gli disconosce, un'autorità e un'intelligenza di corsa ben difficili in un ragazzo di ventidue anni, alla sua prima grande esperienza internazionale. Gimondi è destinato a suscitar entusiasmi, gli stessi giornalisti francesi fanno a gara con noi nel tributargli elogi sperticati. Si ha l'impressione che un trionfo di Gimondi verrebbe salutato con pari gioia dagli italiani e dagli stranieri della carovana. Alla fase decisiva della lotta che opporrà mercoledì Gimondi e Poulidor nella tappa a ero nrDVpvp nometro da Versailles a Parigi, manca ancora un giorno. Domani si va da Auxerre»" a Versailles, 225 chilometri di pianura. Stasera circolano le voci diventate ormai abituali, per cui Poulidor tenterà un'ultima disperata offensiva. Sarà: ma ogni ora che passa, aumenta la serena fiducia nel nostro Gimondi. Gigi Boccacini La Maglia gialla G-imondi (a destra) controlla il gruppo verso Auxerre (Telefoto)

Luoghi citati: Auxerre, Belgio, Lione, Milano, Parigi, Sanremo, Versailles