Cauta, vigilanza, ma non allarmismo sul rischio di contagio dagli animali

Cauta, vigilanza, ma non allarmismo sul rischio di contagio dagli animali LETTERE AL I R E T T O R E Cauta, vigilanza, ma non allarmismo sul rischio di contagio dagli animali Cani, gatti, piccioni sono tra le bestie più innocue; semplici misure igieniche impediscono ogni infezione Signor Direttore, ie me lo consente, chiedo alla Sua cortesia di poter rispondere al cortese articolo del prof. Angelo Viziano, di martedì 6 luglio. Sulla utilità di informare il pubblico sulle malattie degli animali e particolarmente di insegnare come si possano liberare gli animali dalle malattie, noi non abbiamo mai avuto dubbi. Come direttore di un Istituto universitario di malattie tropicali e infettive, io ho particolarmente curato nelle mie lezioni agli studenti e medici specializzandi la parte della epidemiologia e della clinica che riguarda le zoonosi. Con questi intendimenti ho anche pubblicato un lavoro riassuntivo su le malattie degli animali trasmissibili all'uomo che è probabilmente unico su tale argomento. L'Ente nazionale protezione animali, d'altra parte, svolge la propaganda di sana zoofilia (attribuitagli dalla legge come dovere statutario), tenendo presente in primo piano la ne cessità di curare gli animai e di insegnare al pubblico come gli animali debbano e possano essere preservati dalle malattie. In tutte le campagne per la vaccinazione degli animali o per la profilassi e la cura delie malattie degli animali stessi l'Ente è all'avanguardia nel consigliare e nell'attuare, per quanto gli è possibile, le più moderne misure di profilassi. Durante il penoso periodo in cui a Roma si sviluppò la psicosi della rabbia, la sezione di Roma del nostro Ente praticò migliaia di vaccinazioni antirabbiche gratuite o semigratuite. Lo stesso fanno tutte le nostre altre Sezioni provinciali quando ciò è opportuno. Se un giornale insegna a curare il cane dalla tenia echinococco o incita a fare le vaccinazioni profilattiche quando queste sono necessarie, fa opera meritevole che viene apprezzata da noi come una utilissima collaborazione. Riteniamo, invece, inutili e dannosi gli articoli denuncianti in modo più o meno drammatico che un determinato animale trasmetta una o dieci o trenta malattie, anche se ciò è potenzialmente vero. Che questi articoli siano allarmistici non lo dico io, ma lo dicono le molte proteste e le molte domande allarmate che ci pVovengono dal pubblico. Non è questione di considerare poco intelligente il pubblico zoofilo o non zoofilo. Sta di fatto che il pubblico generalmente non può capire che cosa nella realtà significano gli artìcoli così fatti. Ripeto, Signor Direttore, che da qualche anno siamo abituati a leggere articoli veementi, drammatici che denunciano certi determinati animali come responsabili della trasmissione di gravissime malattie. All'atto pratico, però spesso queste malattie non sono neppure presenti in Italia. Le dirò di più, Signor Direttore: se Lei osserva, vengono sempre additati come pericolosi diffusori di malattie, e quindi da sterminare e combattere, alcuni animali che neanche a farlo apposta sono fra i più innocui, come i cani, i piccioni, i gatti. Tutta la foga accusatrice di quegli articoli sensazionali (e qui non mi riferisco particolarmente al Suo giornale, ma piuttosto ad altri giornali e periodici che in questi ultimi mesi si sono distinti in questa non utile campagna), si sviluppa contro le specie animali che non hanno valore eco nomico; forse intuendo che sarebbe perfettamente inutile proporre distruzioni massive di quegli animali che valgono ingenti patrimoni. Da un punto di vista teorico, le affermazioni della possibilità di trasmissioni di quelle malattie da parte di animali sono per lo più vere; ma in pratica la probabilità che ciò avvenga è per lo più limitatissima, spesso anzi praticamente nulla. Così, per esempio, si è detto e ridetto che i piccioni possono trasmettere parecchie malattie: all'atto pratico risulta che i colombofili i quali stanno ogni giorno ore ed ore a contatto con tali uccelli, non vanno soggetti a tali malattie. E allora perché gettare allarmi che non servono a nulla? Per esempio, che cosa direbbe Lei se le facessero un bell'articolo intitolato: «Le maniglie dei tram trasmettono cen¬ to malattie »? Questa affermazione è vera, come sono vere le altre affermazioni che sopra sono state riportate e che riguardano gli animali. Anzi, nei primordi della batteriologia concetti del genere erano diffusi anche fra uomini di scienza, che vivevano nel terrore di essere contagiati da microbi. Si è poi visto che in pratica i pericoli non sono così gravi come teoricamente si potrebbe ritenere. Le abituali precauzioni igieniche servono ad evitare i pericoli. Questo è quello che giova al pubblico ed alla società; non l'allarme privo di utili ammaestramenti E mi scusi se ancora Le chie do di approfittare della Sua cortesia. Con ossequio, La ringrazio prof. Mario Girolami presidente Ente nazionale protezione animali - Direttore Istituto di clinica delle malattie tropicali e infettive dell'Università di Roma

Persone citate: Angelo Viziano, Mario Girolami

Luoghi citati: Italia, Roma