I sindacati algerini appoggiano Boumedienne (ma senza entusiasmo)

I sindacati algerini appoggiano Boumedienne (ma senza entusiasmo) Il nuovo regime si sta consolidando I sindacati algerini appoggiano Boumedienne (ma senza entusiasmo) L'Unione dei lavoratori aveva già espresso una tiepida approvazione nei giorni scorsi - Boumedienne ha convocato i dirigenti dell'organizzazione: ha cercato appassionatamente di convincerli che la sua non è una svolta a destra - Ieri è stato diramato un nuovo comunicato di solidarietà, ma sempre molto misurato - Oggi un importante discorso del « leader » algerino (Dal nostro inviato speciale) Algeri, 3 luglio. Sono passati esattamente quindici giorni dalla drammatica notte in cui Ben Bella venne arrestato a Ville Jolie e ormai si ha la sensazione che il nuovo governo abbia saldamente in mano la situazione. A uu a uno, con minore o maggiore entusiasmo, organismi, enti e associazioni manifestano pubblicamente la loro adesione ai fatti del 19 giugno e al Consiglio della Rivoluzione. L'ultima, in ordine di tempo, è quella dell'Ugta (Union generale des travailleurs algériens ) il sindacato unico algerino che conta, fra i suoi dirigenti, numerosi esponenti di sinistra. Veramente i sindacati avevano già espresso la loro « approvazione » il 25 giugno, ma quella prima dichiarazione redatta in termini generici e grigi non era stata certo tale da suscitare gli entusiasmi dei nuovi governanti. Anzi, data la situazione, quel tiepidissimo « sì » in certi ambienti era stato interpretato come una mossa per guadagnare tempo se non addirit tura come una larvata forma di ostilità. Sì, si diceva ad Algeri, l'esercito, la borghesia, i ceti medi sono favorevoli al nuovo corso, ma gli operai, temendo di vedere compromesse le conquiste socialiste, sono estremamente riluttanti a dare la loro approvazione o addirittura, contrari. E si guardava all'atteggiamento dei sindacati come alla colonnina del barometro. Resosi immediatamente conto di questa situazione, Boumedienne ha convocato l'esecutivo della Confederazione per una riunione che pare sia stata lunga e animata. Il colonnello, a quanto si dice, avrebbe fatto violenza al s-io carattere taciturno, cercando appassionatamente di convincere i rappresentanti dei lavoratori che il 19 giugno non deve essere interpretato come una svolta a destra. E' riuscito nel suo intento? Alla fine della riunione è stato emanato un comunicato che dice testualmente: «Il segretariato nazionale dell'Ugta, che è stato ricevuto in udienza il 2 luglio 1965 dal fratello Huari Boumedienne, dopo uno scambio di vedute sui problemi di attualità, tiene a fare le seguenti precisazioni a proposito della precedente risoluzione che aveva dato origine a interpretazioni disparate: 1) Il segretariato riafferma che i lavoratori sono decisi ad applicare la Carta di Algeri (documento di ispirazione nettamente socialista) e li invita a rafforzare i loro ranghi per la difesa delle conquiste della rivoluzione socialista; 2) ricorda i termini della sua dichiarazione del 25 giugno per quello che riguarda il "potere personale " che tutti i lavoratori condannano senza esitazione; 3) approva la proclamazione del 19 giugno 1965 del Consiglio della Rivoluzione e si adoprerà per la realizzazione degli impegni in essa contenuti ». Definirla una dichiarazione piena di entusiasmo sarebbe senza dubbio eccessivo. La misura delle parole e il tono stesso del documento fanno pensare piuttosto a una soluzione di compromesso fra due forze che ancora non sono ben sicure l'una dell'altra. I sindacati evidentemente hanno tenuto a sottolineare le esigenze socialiste; Boumedienne, dal canto suo, ha voluto che venisse ribadita l'approvazione al proclama del 19 giugno e la condanna del « culto della personalità ». Si tratta, insomma, di un documento che, se da un lato rappresenta un'indubbia vittoria per il nuovo governo, dall'altro rispecchia la fluidità di una situazione che è ancora lontana dal chiarirsi definitivamente. In questo scorcio di settimana Boumedienne è venuto facendosi sempre più loquace, ha tenuto un discorso al giorno, presentandosi quasi sempre in abito borghese, ha ripetuto più volte la parola « socialismo », senza riuscire tuttavia a fugare i dubbi che ancora persistono sugli orientamenti della futura compagine governativa. In mancanza di notizie sulla formazione del Consiglio della Rivoluzione, sulla personalità cui verrà affidata la guida dello Stato, sulla sorte dell'attuale Costituzione, circolano ancora le ipotesi più disparate sui futuri orientamenti della politica algerina. Alcuni, dando credito a voci secondo le quali il Consiglio della Rivoluzione sarebbe formato da undici militari e da soli quattro civili — Medeghri, Belkachem Cherif, Bouteflika e Boumaza — pensano che, lo vogliano o no i nuòvi dirigenti, l'Algeria diverrà uno Stato militarista, un regime per qualche verso simile a quello irakeno; altri per contro sostengono che le forze popolari, sia pure lentamente, sia pure a fatica, finiranno per far sentire il loro peso, tanto più che anche tra i nuovi governanti non manca qualche elemento progressista. Fra queste due tesi estreme vi è naturalmente una gamma di posizioni intermedie che vanno da quelle liberalizzanti alla Ferhat Abbas, a quelle strettamente islamiche degli ulema. Per decidere quale fra queste tesi corrisponda alla real tà occorrerà probabilmente molto tempo. Il discorso che Boumedienne pronuncerà domani sera alla nazio ne in occasione della festa nazionale del 5 luglio, anniversario della liberazione; la partecipazione o no della popolazione alle ma¬ nifestazioni indette per l'occasione; la stessa composizione dei. massimi organi statali e rivoluzionari, che, . probabilmente verrà annun-1 ™Laciata nelle prossime quarantotto ore, non basteranno a chiarire definitivamente il complesso quadro politico creatosi in Algeria con la destituzione di Ben Bella. Saranno senza dubbio sintomi importanti; ma probabilmente per conoscere con esattezza la rotta della nuova politica algerina bisognerà attendere ancora qualche mese. Gaetano Tumiati cintonrenmadadnd

Persone citate: Boumaza, Bouteflika, Cherif, Ferhat Abbas, Gaetano Tumiati, Ville Jolie

Luoghi citati: Algeri, Algeria