In un solo minuto la Nazionale italiana sbaglia il goal della vittoria ed è battuta

In un solo minuto la Nazionale italiana sbaglia il goal della vittoria ed è battuta In un solo minuto la Nazionale italiana sbaglia il goal della vittoria ed è battuta Albert aveva portato in vantaggio l'Ungheria e Mazzola aveva pareggiato all'inizio della ripresa - Poco dopo lo stesso Mazzola perde una facile occasione di segnare - Su contrattacco realizza la mezzala magiara Bene DAL NOSTRO INVIATO Budapest, lunedì mattina. Diciamo subito che la squadra nazionale italiana ha chiuso questa sua avventura in terra straniera in modo lodevole. Essa ha perso negli ultimi minuti di gioco un incontro che avrebbe benissimo potuto vincere 0 alla disperata almeno pareggiare. Bisogna raccontare subito come sono andate le cose in quei due minuti che hanno deciso del risultato, perché la situazione appaia chiara cóme si merita anche agli occhi dei lettori. 8i era giunti al 35' del secondo tempo con le due squadre alla pari per una rete a una. Si erano appena accese le luci, come perché tutti vedessero bene quello che andava a succedere. Fino a quel momento ci aveva pensato la luce naturale, quella del sole, ad illuminare l'ambiente. Parte in quel momento in contrattacco la prima linea nostra. D'avanzata, irruente e travolgente, è condotta da due uomini, l'ala sinistra Riva — che ha sostituito sin dai primi minuti Pascutti ferito — e il centroavanti Mazzola. 1 due avanti superano mediani e. terzini avversari, esce il portiere Gelei, e Riva lo batte nettamente lasciandolo à terra alle proprie spalle. Riva serve Mazzola che se ne va via in avanti tutto solo. Mazzola non ha più nessuno vicino né davanti a sé. Ha la porta degli ungìieresi tutta indifesa come bersaglio. Corre ancora ed invece di sospingere la palla nella rete totalmente sguernita, spara una gran cannonata al di sopra della sbarra trasversale. Un errore colossale. Reagiscono immediatamente i magiari e sferrano la loro offensiva sulla destra. Kuti, che ha sostituito Nagy II al 13' minuto come mezz'ala destra, serve il poderoso Bene, che è diventato ala destra. Questo ragazzo, che ha un nome che pare fatto apposta per portare fortuna, converge verso il centro, liberandosi di ogni opposizione, e spara. Il suo tiro di destro infila un corridoio e va a finire con assoluta precisione nell'angolo basso della rete italiana, sulla destra di Albertosi, che a una parata ha potuto appena appena accennare. Tutto lì. Un istante dopo quello in cui gli azzurri avrebbero dovuto trovarsi a vincere per due reti a una, essi sono andati a cadere in svantaggio per una rete a due. Sono le gloriose, e spesso per una delle due parti in causa spiacevoli, sorprese del gioco. E ancora, come per calcare la mano sull'importanza di quella botta e risposta, quattro minuti dopo questa disavventura, Mazzola viene a trovarsi solo di fronte al portiere avversario, e invece di deporre la palla dove Gelei non potrebbe arrivare, gli spara in pieno petto.. Partita dall'apparenza stregata. Perché proprio a quel modo essa non doveva terminare. L'undici italiano,che ognuno credeva dovesse crollare di colpo, stroncato dalla fatica e dalla gran calura, ha giooato in modo da me- ritare l'encomio aperto. Esso ha giocato contro un avversario che è di gran lunga il più tecnico dei tre incontrati nel lungo viaggio di questa volta, e ha disputato contro di esso la migliore delle sue partite. Narriamola per sommi capi e come il tempo permette, accennando anche all'ambiente in cui essa si è disputata. All'ora di mezzogiorno un caldo feroce infieriva sulla città di Budapest. Si faceva quasi fatica a respirare. Poi verso le ore 15 un temporale addirittura furioso, accompagnato da un violento vento, prese a imperversare sulla città. Acqua a catinelle. Poi prima delle 17 tutto ritornò allo stato normale. Ritornò il sole e la temperatura, un po' addolcita, tornò ad essere praticamente quella di prima. Una condizione di cose nettamente sfavorevole per i nostri giocatori, che, dopo il lungo viaggio nel nord dell'Europa, all'alto grado di calore si erano completamente disabituati. Il Nep Stadion di Budapest è ancora nelle condizioni di un paio di anni fa come costruzione. Dovrà contenere, quando sarà completo, circa duecentomila persone. Ne può contenere, al momento attuale, più o meno centodiecimila. Sono presenti trentacinquemila circa. Il campo è in condizioni ottime, coperto com'è da un fitto tappeto erboso. La gran calura, nonché la televisione, hanno tenuto lontano gran parte del pubblico che ha preferito rifugiarsi al fresco sulle rive del vicino lago Balaton. I primi dieci minuti dell'incontro hanno fatto subito intravvedere la possibilità per gli azzurri di portarsi ottimamente. Invece di dimostrarsi come impauriti dal valore tecnico e dal gran nome degli avversari, i rappresentanti dei nostri colori sono partiti all'attacco con grande decisione e come se fossero sicuri di se stessi. Ed un paio di situazioni da rete maturano subito come cosa nostra. Su una di esse Pascutti si incontra col portiere e col terzino destro ungheresi e deve lasciare il campo per quello che pare essere uno strappo muscolare. Approfittando degli accordi intercorsi fra i dirigenti, il bolognese viene, sostituito da Riva. Ed il cagliaritano, all'esordio in maglia azzurra, dà prova subito di vivacità e intraprende nza. La supremazia italiana veniva presto interrotta da un tiro eseguito da lontano ma pericolosissimo del mediano laterale Nagy I. Ma Mora reagiva con un centro forte e basso che attraversava l'intera area di rigore magiara, dalla destra alla sinistra, senza trovare un piede italiano che deviasse la palla in rete. Poi gli ungheresi si scuotevano, dominando. I loro tiri a rete erano però eseguiti quasi tutti da lunga distanza, ed Albertosi non veniva chiamato che a una sola parata veramente diffìcile da par'e di Albert. Il giooo continua con vicende al¬ terne quando al SS' i magiari vanno in vantaggio per lo svarione di uno dei nostri uomini. Era Bulgarelli che si lasciava portare via la palla in modo incomprensibile da un avversario, il quale istantaneamente passava al centravanti Albert. Questi, con i.piedi in arra e leggermente spostato verso la sinistra, tirava con forza e batteva Albertosi, sorpreso in contropiede. 1 a 0 per l'Ungheria senza che alcuna' vera superiorità venga a giustificare il risultato. Fra gli uomini nostri si erano portati ottimamente Salvadore e Rosato. Fogli fungeva da libero difensore davanti a Salvadore e l'intero attacco, quando arrivava a sguinzagliarsi, dava prova di coesione, d'intraprendenza e di coraggio, per quanto Rivera apparisse un po' a corto di flato. I calci d'angolo durante questo primo tempo erano sei per i magiari e quattro per gli italiani, questo a riprova della vivacità degli scambi. Commenti favorevoli ai rappresentanti dei colori nostri durante l'intervallo. Quando l'arbitro ric/iiamava le due squadre in campo per la ripresa, gli italiani apparivano con Lodetti in posizione di mezz'ala al posto di Rivera, lasciato a riposo per un leggero infortunio. E subito dopo pochi minuti veniva raggiunto il pareggio da parte nostra. Mora serviva con un bel passaggio in avanti Lodetti sulla destra. Il milanista si destreggiava fra due o tre avversari, giungeva quasi fino alla linea di fondo, convergeva verso il centro ed eseguiva un traversone forte e basso. Su di esso arrivava in piena corsa Mazzola e con una forte, legnata dal basso verso l'alto spediva irresistibilmente in rete. Uno ad uno, a gran gioia di tutti gli italiani presenti, poco più di un centinaio. Il commissario ungherese Barosi eseguiva allora due cambiamenti che non trovavano ragion d'essere in ferite dei giocatori. Solymosi prendeva il posto di Sipos come mediano sinistro, e Kuti, un esordiente, veniva a sostituire Nagy II in qualità di mezz'ala destra. Bene passava all'ala destra. Le possibilità dei cambiamenti di uomini venivano così esaurite da parte di ambo le parti, naturalmente fatta eccezione per il caso dei portieri. L'Ungheria, forte dei due giocatori più freschi di tutti, si riversava tutta in avanti, alla ricerca di quel vantaggio che aveva perduto. I nostri si racchiudevano allora in difesa e per un lungo periodo si tornava a vedere, per quanto in forma un po' inedita, il catenaccio per cui i nostri uomini vanno famosi per il mondo. Albertosi bloccava o respingeva a lato tiri di Albert e di un po' tutti, ed i magiari giungevano in quel periodo a fruire di ben cinque calci d'angolo quasi consecutivi contro nessuno da parte nostra. Poi, poco per volta, gli az¬ zurri giungevano a rompere l'assedio nel quale erano stati stretti, e due contrattacchi portavano a tiri alti o fuori bersaglio da parte di Mazzola e di Bulgarelli. Mazzola, toccato alquanto dura- Il centravanti azzurro Mazzola (a sinistra) inseguito da due difensori ungheresi tenta la via del goal (Tel.

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