Da Brescia a Firenze una folla entusiasta

Da Brescia a Firenze una folla entusiasta La «passeggiata» fra due ali di pubblico Da Brescia a Firenze una folla entusiasta Soltanto negli ultimi chilometri si è accesa la lotta per il successo di tappa - La delusione dei corridori toscani - Zilioli e Balmamion, i grandi sconfìtti della corsa, vogliono rifarsi partecipando al Giro della Svizzera - Domani la decisione di Adorni per il Tour Da tino dei nostri inviati Firenze, lunedì mattina. L'ultimo traguardo del Giro d'Italia, a Firenze, ha visto ieri sfrecciare per primo al termine di una emozionante volata un corridore straniero, lo svizzero René Binggeli, uno dei cinque soli ciclisti professionisti del suo paese, assieme con Maurer, Ruegg, Weber e Moresi. Binggeli ha lasciato la categoria degli indipendenti proprio alla vigilia del Giro, perché era stato richiesto dalla squadra guidata dall'ex corridore Giorgio Albani, il quale ha dimostrato di avere visto giusto, tanto che porterà il ventiquattrenne elvetico anche al Tour. L'atleta ginevrino, al suo primo successo internazionale di rilievo, era quasi stupito dei festeggiamenti riservatigli dopo il traguardo; temeva di avere rovinato la « festa » al pubblico di Firenze, che era scattato in una grande ovazione nel vedere entrare per primo in pista un toscano, Roberto Poggiali. Binggeli ha chiesto scusa ed ha risposto cortesemente a tutte le domande: è sposato, la moglie l'attende a Milano per rientrare a casa, non hanno figli, lui fa il corridore soltanto quattro mesi all'anno, .chiedendo un permesso speciale alla Banca della quale è funzionario. L'eventualità di un successo straniero a Firenze aveva preso corpo negli ultimi chilometri della lunghissima tappa (295 chilometri) da Brescia alla città toscana, ma si pensava che avrebbero finito per imporsi Brands o Molenaers, uno dei due belgi che componevano il gruppetto di testa, assieme con lo stesso Binggeli, Poggiali, Grassi, Mannucci e Ferrari. Invece, all'ingresso dello stadio, Molenaers che era in testa ha ondeggiato per il salto della catena, ed è entrato in pista al comando Roberto Poggiali. Il toscano ha tenuto a lungo la posizione sull'anello in terra battuta, ma sull'ultimo rettilineo è stato « saltato » da Binggeli e dal belga Francois Brands. Poggiali dopo l'arrivo è scoppiato in lacrime, Molenaers e Brands avevano l'aspetto seccato di chi ha perduto qualcosa che ormai riteneva di avere in pugno. La fuga decisiva è nata a Prato, a ventotto chilometri dal traguardo. Dopo duecentoventi chilometri percorsi ad andatura turistica, i corridori avevano cominciato a darsi battaglia, ma le evasioni erano durate duecento metri al massimo. Ad uno scatto di Dancelli aveva risposto lo stesso Adorni, il quale a Mantova — poco dopo il «via» — si era aggiudicato il traguardo volante nel quale era in palio una coppa di grande valore morale; si trattava infatti del Trofeo vinto da Learco Guerra nel 1931, classificandosi al primo posto della Milano-Mantova, tappa iniziale del Giro. Nel finale, il «via> alla fuga dei sette è stato dato da un allungo di Mannucci, cui hanno risposto prima Poggiali, Molenaers e Grassi, quindi gli altri. Dopo il traguardo c'era molto nervosismo: Carlesi e Bitossi, due toscani che tenevano moltissimo a vincere di fronte ai loro sostenitori, nonché Bailetti ed altri velocisti, sostenevano che nel gruppo c'era una specie di accordo fra le formazioni di Adorni, di Durante e dei belgi per impedire le fughe di corridori di altre Case. Binngeli, estraneo al « patto » se esso c'era veramente, ha comunque messo tutti d'accordo, ed ha portato a Milano, alla giovane moglie, i fiori della vittoria. * * Venticinquemila spettatori hanno accolto sulle gradinate dello stadio di Firenze i protagonisti del Giro, ma da Prato all'arrivo, ai lati della strada, c'erano due siepi di folla ininterrotte e foltissime. Grandi applausi durante i numerosi giri d'onore: il primo, di diritto, è toccato alla maglia rosa Vittorio Adorni, quindi è stata la volta del vincitore di tappa Binggeli, poi di Bitossi dominatore nel Gran Premio della montagna, e via via agli altri, con Zilioli e Gimondi in testa. Tutte le squadre si sono riunite al centro del prato, e l'occasione è stata utile per sentire ancora una volta il parere sulla corsa appena conclusa e sui programmi per l'avvenire. Si parla molto del Tour, ma al momento è certa soltanto la partecipazione della Molteni. Adorni, il quale — come è noto — non voleva partecipare al Giro proprio per essere pronto per la prova francese a tappe, è ancora incerto se affrontare o no la nuova fatica. Le sue indecisioni contrastano con una dichiarazione di Gimondi («Io al Tour non vi sarò, ma la squadra sì, con Ronchini al mio posto»), ma sono state avallate anche dai dirigenti della Casa emiliana. Con molte probabilità la Maglia rosa andrà in Francia, ma una parola definitiva la si conoscerà soltanto domani da Parma, dove già ieri sera Adorni è stato festeggiato dai concittadini. Adorni ha chiuso il Giro d'Italia da dominatore, ed ha confessato di avere avuto una sola tappa « difficile », la terza, quella dell'arrivo a Rocca di Cambio. «Le gambe non giravano, faticavo davvero a pedalare — ha detto il corridore emiliano — ma ho cercato di mascherare le mie difficoltà restando egualmente in testa al gruppo, e nessuno mi ha attaccato ». E' questo il rilievo che ancora adesso si rivolge a Balmamion e Zilioli, di non aver saputo accorgersi ed approfittare della giornata di crisi del rivale. I due piemontesi ammettono di aver forse perso una occasione favorevole, ma sono del parere che in seguito l'Adorni del Giro '65 avrebbe saputo lo stesso rimediare alla battuta a vuoto. Zilioli ha terminato la corsa chiaramente deluso, anche se ha ragione di ammettere che contro un avversario come Vittorio, non è un disonore arrivare secondo. Italo è un po' scoraggiato: aveva iniziato il Giro con molte speranze, ed ha avuto poche giornate positive. « E' un anno difficile per me — ha risposto a chi gli chiedeva dei programmi futuri — ed al momento non ho voglia di pensare alle corse. Forse il Giro della Svizzera, 1 « mondiali » di San Sebastiano se verrò selezionato... ». La misura della sua delusione è data da queste parole, dal timore di non meritare neppure la maglia azzurra, ma potrebbe bastare una vittoria a fargli ritornare la fiducia nel suoi mezzi. Per questo luì e Balmamion insistono per andare al Giro della Svizzera. Bruno Perucca Ordine d'arrivo: 1) René Binggeli, 295 chilometri in 8 ore 10'42", media 36,063; 2) Brands; 3) Poggiali; 4) Ferrari; 5) Grassi; 6) Mannucci; 7) Molenaers; 8) Dancelli, che a 38" ha battuto in volata tutto il gruppo.