Dancelli amaro: «Per mantenere il primato occorre una squadra»

Dancelli amaro: «Per mantenere il primato occorre una squadra» Dancelli amaro: «Per mantenere il primato occorre una squadra» II corridore lombardo si lamenta di essere stato lasciato troppo solo dai compagni - Taccone triste per non aver vinto sulle strade di casa - La felicità di Cariesi - Il caso Venturelli Da uno dei nostri inviati L'Aquila, iunedì mattina. Guido Cariesi, il « Coppino », ha raggiunto la vittoria dopo alcuni sfortunati tentativi e ieri, subito dopo l'arrivo, si è rimangiato il proposito di ritirarsi al termine della stagione, proposito che aveva e- spresso alla partenza del Giro, dalla piazza sulla rocca di San Marino. Cariesi è toscano, è quindi un piacere ascoltarne la parlata sciolta e fitta: «Dicevano che ero finito, ma io sapevo cìie non era così. Ero soltanto malato, ma nessuno si era accorto che la medicina che mi occorreva era un successo. Così stringevo i denti, cercavo di vincere, ogni volta mi sembrava di sostenere un esame e facevo fiasco. Ho iniziato il Giro più tranquillo: mi son detto, tranquillo Guido, ci sono ventidue tappe ed un giorno o l'altro ti andrà bene. Ho fatto il proposito di tenere sempre gli occhi aperti, ed eccomi di nuovo con un mazzo di fiori in mano... ». La volata di Cariesi è stata pulita, mai il « Coppino » è parso in difficoltà. Un po' di paura l'ha avuta però all'ultimo chilometro, ed ha raccontato lui stesso l'episodio: « Tenevo d'occhio quel Claes, il Pambianco, Chiappano e Galbo, dai quali potevo aspettarmi uno scatto in salita. Invece, quasi al velodromo, mi scappa come una furia Aldo Moser. Eccomi di nuovo battuto, mi son detto, ma questa volta non mi sono perso di coraggio ed ho provato a scattare. Le gambe hanno risposto, ed ho vinto. Non potevo essere finito, a soli 29 anni... ». Se Cariesi è felice, Taccone è triste, mentre Dancelli appare sconsolato. L'abruzzese non è rhiscito ad accontentare i suoi tifosi sulle sue strade e nel velodromo. Le grandi scritte « Forza Vito » ?ion sono bastate a dargli la forza di raggiungere i primi sulla salita di Sella di Corno. Taccone è triste perché sa che, con insistenza ancora maggiore, i suoi sostenitori invocheranno nuovamente da lui una vittoria sull'erta di Rocca di Cambio. « Non è la mia stagione — si lamenta il polemico atleta d'Avezzano — e se io non ho la carica, sono finito. Mi dispiace deludere tanti amici, ma c'è qualcosa che non va. Però, poiché dicono che sono matto, tutto può cambiare da un giorno all'altro. Quelle verso Rocca di Cambio sono ancora le mie strade ». Dancelli ha lasciato ieri il velodromo ancora in maglia rosa, ma a capo chino. Il primato in classifica era durato un giorno solo. Mentre usciva dal prato, arrivavano i ritardatari, fra i quali due compagni, Neri e De Prà. Dancelli li ha guardati sconsolato, non c'era rimprovero nei loro confronti, ma soltanto amarezza: « Per tenere il primo posto occorre una squadra a disposizione, e da Perugia a L'Aquila sono stato invece troppo solo. Verso l'arrivo ho cercato più volte di portarmi sui primi, ma mi sono sempre venuti a prendere. Mi resta la consolazione di avere avuto delle guardie del corpo di grande valore, fra i più solleciti a balzarmi addosso sono stati Zi'ioW e Balmamion. Vuol dire che faccio paura ai favoriti della corsa! ». La tappa ha offerto nel finale, ed ancora più dopo l'arrivo con l'amichevole polemica fra Galbo e Chiappano, numerosi motivi di grande interesse, tuttavia non ha fatto dimenticare il clamoroso ritiro di Romeo Venturelli, avvenuto sabato a 4 chilometri da Perugia. Alla partenza dalla città umbra, di fronte all'obicttivo della televisione, sono stati posti ancora una volta a confronto il discusso corridore emiliano e Pierino Baffi, il compagno di squadra che l'ave- vdelsvdlfmcpcsbrelmrepcHdmi va seguito nella preparazione dopo la caduta nella Sanremo, e che aveva cercato sino all'ultimo di impedirne il ritiro, sino a rischiare una rissa. Sono affiorati particolari nuovi. La Bianchi ha confermato di avere dato a Venturelli, alla vigilia della partenza, una forte somma (pare seicentomila lire), ma l'atleta ha precisato che si trattava di stipendi arretrati; si è appreso che la sera precedente, al ristorante, c'era stato uno scambio di pugni (per fortuna fuori bersaglio) tra il corridore ed il direttore sportivo Pinella De Grandi, e che al momento di scegliere fra Venturelli e Preziosi, la Bianchi si era orientata sul pavullese, proprio sperando in una sua clamorosa « rentrée » al GiroCosa farà ora Venturellit Ha chiesto, con sfacciataggine davvero incredibile, di essere mandato in Francia a correre dei circuiti, ma la Bianchi non è certo di questo parere. Pur rinunciando a far intervenire l'Uvi nella questione, la Casa biancoceleste vuole cercare di recuperare i denari spesi per l'atleta, ovvero di rimetterlo nuovamente in sesto. A parte il fatto che Venturelli ha reso di più, in pubblicità, con la « pazzia » del ritiro, di quanto non avrebbe fatto con una vittoria di tappa, la Bianchi ha riaffìdato il corridore al suo maestro-amico dì quest'inverno, al signor Uccellini, quello sportivo romano che aveva compiuto il piccolo miracolo di ripresentare in Sardegna un Venturelli in grandi condizioni. Ora l'impresa è più difficile: il corridore ha dei numeri, ma nessuno riesce a comandarlo, a fargli comprendere quanto perde con i suoi incomprensibili colpi di testa. Bruno Perucca