Bisturi e acque minerali per i malanni del fegato di Angelo Viziano

Bisturi e acque minerali per i malanni del fegato ti Congresso medico - idrologico di §t -Vincent Bisturi e acque minerali per i malanni del fegato Quest'anno la riunione ha esaminato i mali che colpiscono una determinata parte delle vie di trasporto della bile - Un metodo per le diagnosi intraoperatorie - Numerosi scienziati al dibattito DAL NOSTRO INVIATO SI - Vincent, lunedì mattina. Siamo ormai abituati ad una «Giornata medico-idrologica » che sì svolge annualmente a St-Vincent. Quella che ha avuto luogo ieri nell'incantevole conca valdostana è stata la quarta edizione da quando, con le Nuove Terme, la tradizionale « Fona salutis » ha acquisito un vero Centro di studio idrologico di importanza universitaria. Il funzionamento di tale Centro spiega perché le riunioni mediche vertono sempre sugli aspetti dì una particolare patologia la cui terapia può essere frequentemente coadiuvata da cure idrotermali, e talora può anche restare fondamentalmente di natura idroponica. E' così che quest'anno la sezione Piemonte-Valle d'Aosta della Associazione medica italiana di rdroclimatologia, talassologia e terapia fisica, promotrice della « Giornata », sotto la presidenza del prof. A. Beretta Anguissola, ha riportato sul terreno congressuale la patologia del fegato e delle vie biliari; per buona parte della quale le acque cui più va la preferenza sono del gruppo bicarbonato - solfato - alcallno-bromojodico o bicarbonato-solfato-alcalino-terroso, oppure anche quelle salsobromoiodiche e le cloruro-solfato-sodiche. Stavolta 11 discorso si è rivolto ad un settore specifico e precisamente ha preso in esame i guai ed i guasti e i relativi rimedi, di un segmento delle vie di trasporto della bile, confezionata dal fegato, e diretta all'intestino per i compiti di sua spettanza nella funzione del processo digestivo. Quel segmento in questione è il tratto terminale del canale coledoco. Ma, a questo punto, per farci intendere è opportuno premettere qualche breve ricordo anatomico scolastico; non prima di aver detto, tuttavia, che la relazione ufficiale sull'importante tema «Patologia del coledoco terminale » è stata svolta con applaudita perizia dal prof. Paride Stefanini, patologo chirurgo insigne dell'Università di Roma. Se ad un chirurgo è stata affidata la trattazione è facile sospettare che in tal genere di forma morbosa non conti molto la terapia medica, ma il dominio sia del bisturi. In senso assoluto? Vedremo subito che un certo spirito collaborativo è ammissibile. La presenza al raduno di un folto numero di medici, tra cui clinici universitari, primari ospedalieri, e specialisti vari, ne ha sottolineata l'importanza. E veniamo al nocciolo della questione. Tutti sanno di avere il fegato a destra, nella parte alta dell'addome, là sotto il costato, ed estendentesi verBO sinistra. Molti lo sanno anche per qualche noia avuta da un suo morboso inalberarsi; più probabilmente per dolenzie o addirittura coliche assai dolorose promananti dalla vescichetta biliare, che del fegato è da considerarsi appendice. Voluminosa ghiandola è li fegato, di cui è pur presumibile che ognuno abbia presente l'Immagine. Si tratta di un organo nel cui spettacolare laboratorio si svolgono molteplici funzioni di primaria importanza. Nell'ambito del suo lavoro c'è, adunque, anche quello di formare la bile. Orbene questa secrezione per essere istradata fuori del fegato, dopo di aver percorso innumeri rivoletti interni e collettori sempre meno piccoli, va a versarsi in un condotto unico, il dotto epatico; il quale esce da una Bpecie di porta del fegato, che sta nella faccia inferiore di quella poderosa ghiandola. Dopo circa tre centimetri di percorso quel canaletto riceve quello (cistico) che viene dalla vcfcciohtìtta biliare, detta anche colecisti o cistifellea; situata a poca distanza, sempre a ridosso del fegato, e funzionante da serbatolo della bile per ogni evenienza. Dalla confluenza dei due canaletti ora citati (epatico e cistico) nasce il canale coledoco, che scendendo al basso per sei od otto centimetri va a raggiungere la prima parte dell'intestino, cioè il duodeno, per farvi sbocco e versarvi a tempo debito la bile. Di guai, s'intende, possono avvenirne a varia altezza In questo sistema di canalizzazione di drenaggio biliare, compresa innanzitutto la cistifellea, per fatti infiammatori, infettivi, calcolotici e, purtroppo, talvolta anche tumorali. Ma, come abbiamo premesso, l'inchiesta odierna ha puntualizzato le possìbili situazioni morbose dell'ultima parte del canale coledoco. Piccola porzione ma la più delicata per struttura ed intimi rapporti anatomici e funzionali con altri elementi limitrofi, sia del duodeno, sia ancor più della ghiandola pancreas, che manda a sfociare nel medesimo punto un suo proprio canale, portante suol speciali succhi digestivi. Occorre subito qui dire che le vicende morbose che in tale crocìcchio possono inalberarsi per l'una o l'altra provenienza possono sovente suscitare intrecci di sintomi da confondere persino la diagnosi e rendere perplessi nella terapia. Per arrivare alla decifrazione dell'elemento particolare del singolo caso il relatore ha portato persuasive conclusioni di una lunga esperienza in gran parte operatoria, ed ha fornito una dettagliata classificazione delle possibili situazioni patologiche organiche, cioè con alterazioni anatomiche, per cui in genere tocca al bisturi riattivare il drenaggio della bile, magari facendo precedere e susseguire una precauzionale terapia medicamentosa ed idrotermale. D'altra parte ha sottolineato i casi di natura funzionale, cioè con impedimenti al transito biliare dovuti semplicemente a spasmi o contratture del canale e particolarmente dello sfintere di suo sbocco. Li ha da mostrarsi efficace la terapia idrotermale e farmacologica; e non certo il bisturi. Di rilevante interesse è 11 fatto che sovente la patolo¬ gia relativa al tratto terminale del canale coledoco è associata, in forma subdola, ad altri malanni di sedi limitrofe, specie della vescichetta biliare e di tipo calcoloso. Questa rivelazione impegna il chirurgo nel corso ad esemplo della asportazione della vescichetta ad un esame minuto della situazione del coledoco terminale, si da evitare «Interventi. In casi di difficile soluzione tra i mezzi di indagine diagnostica oggi può intervenire la « teleradiocolangioscopla» effettuabile nel corso dell'operazione. Mediante la visione che essa permette del dinamismo del canale in questione, con l'ausìlio appunto dell'introduzione di elementi farmacodinamici, in caso di un apparente restringimento del canale stesso o più spesso del suo sfintere, si accerta se tale restringimento sia organico e cedente solo al bìsturi, oppure dovuto a spasmo ed eliminabile con terapia medica. Poiché sovente nell'ostacolo al transito della bile sta una tendenziale modificazione e un « ispessimento » di questa, farmaci ed acque possono intervenire per attivarne la fluidificazione ed :l drenaggio. Infine, dato che un meccanismo nervoso-vegetativo regola l'espulsione della bile, a parte la terapia dietetica e medicamentosa, la terapia termale — per concludere col prof. Giulio Dogliotti, che ha diretto la seduta — può agire favorevolmente anche attraverso l'ambiente di distensione in cui si effettua. Angelo Viziano

Persone citate: Beretta Anguissola, Giulio Dogliotti, Paride Stefanini

Luoghi citati: Piemonte, Valle D'aosta