Trovata una soluziones rieomineiare "prò forma,*, il dibattimento

Trovata una soluziones rieomineiare "prò forma,*, il dibattimento Trovata una soluziones rieomineiare "prò forma,*, il dibattimento Forse si salva il processo Bebawi con una replica di tre settimane Tutti d'accordo (Corte, Difesa, Accusa pubblica e privata) ad evitare un rinvio a nuovo ruolo che distruggerebbe oltre un trimestre di lavoro - Si propone, aftinché poco o nulla vada perduto, di interrogare nuovamente Claire, Youssef e gli 80 testimoni italiani, che dovranno limitarsi a confermare quanto già dissero; 40 deposizioni di persone residenti all'estero saranno ripetute per rogatoria - Tra due mali la scelta è caduta sul minore: si avrà la sentenza a fine giugno anziché a fine maggio Nostro servizio particolare Roma, lunedì mattina. Forse la soluzione è stata trovata e la vita, del processo Bebawi è salva. Tutto nullo, dal punto di vista giuridico, quanto sinora è stato fatto e si riprende daccapo come se si fosse tornati indietro nel tempo alla mattina del ZI gennaio scorso, quando, per la prima volta, Claire, con la sua. pelliccia colore miele e Youssef con un cappotto malridotto color grigio ferro, si presentarono davanti ai giudici. Ma, in pratica, di quello che si è compiuto in oltre tre mesi di lavoro, poco o molto poco andrà perduto. Dovranno cioè essere interrogati nuovamente i due imputati, il padre e gli sii di Farouì;, i cento ed oltre, testimoni: ma tutti dovranno limitarsi a confermare ciò che hanno già detto. Non sarà un lavoro rapidissimo, ma sarà sempre, comunque, piti rapido che se altri giudici dovessero, fra Sol, mesi, prendere in esame la situazione. Il programma, cioè, rispetto a quello fissato se non si fosse verificato l'innidente legato all'età della professoressa Egidia Della Rosa, che non aveva i requisiti previsti dalla legge per assolvere alle funizoni di giudice popolare, verrebbe a subire uno spostamento di due settimane o, al massimo, di tre. A mali estremi, estremi rimedi e la soluzione, fra le tante, di un caso così singolare e sconcertante, senza precedenti nella storia giudiziaria italiana, può essere accettabile. La logica, e il buon senso hanno finito per prevalere. Questo, conclusosi ieri sera, è stato il week-end più tormentato e tormentoso per tutti coloro che,, direttamente o indirettamente, sono interessati al processo per la morte di Farouk C'ourbagi: magistrati, avvocati e, diciamo anche, imputati. Riunioni, consultazioni, ricerche in biblioteca: ognuno ha avuto la sua parte. E tutto per salvare la vita dell'indagine finora compiuta: oltre 50 udienze, tutte dense di lavoro, oltre 100 testimoni interro- gati. Già: perché ciascuno, sia pure per motivi opposti, ha interesse che tanta fatica non vada sciupata. La preoccupazione dei giudici è ovvia, ma quella degli avvocati non è stata meno assillante. Se infatti i difensori di Youssef o quelli di Claire potessero intuire le conclusioni della Corte disporrebbero di un punto di riferimento preciso: ma se insistono, ciascuno per proprio conto, perché il processo sia annullato chi potrà togliere mai loro il dubbio di avere fatto bene o male/ E se questi giudici, ad esempio, fossero disposti ad assolvere o l'uno o l'altro degli imputati ? Perchè rifiutarli e non studiare insieme la possibilità di mantenerli? E se, eventualmente, altri giudici (nel caso che quelli di oggi fossero stati rifiutati) decidessero in modo diverso favorevolmente cioè a Claire o a Youssef ? Riassumiamo sinteticamente i termini del problema e della situazione che oggi, ufficialmente e pubblicamente, si prende in esame nell'aula. A metà dello scorso mese di gennaio il presidente della Corte d'Assise, dott. Niccolò La Bua, estrae pubblicamente, da due urne, le schede con i nomi di quei cittadini che dovranno collaborare, con lui e con il giudice dott. Beniamino Fagnani, per decidere della sorte di un imputato di rapina, Battista Obinu e, successivamente di quella dei coniugi Bebawi. Tra le altre schede viene estratta quella della prof.ssa Egidia Della Rosa che, essendo nata a Civitavecchia il 20 luglio 1899, ha superato ormai di sei mesi l'età massima di 65 anni prevista dalla legge per i giudici popolari. La circostanza sfugge a tutti: nella scheda vi è soltanto l'indicazione del nome, del cognome e della residenza del giudice popolare. La prof.ssa Della Rosa, insegnante di scuole medie in pensione, ignora di non possedere uno dei requisiti fissati dal legislatore. La Corte celebra il primo processo e Battista Obinu, viene condannato a 8 anni e 6 mesi; poi affronta il secondo, quello per la morte di Farouk Courbagi. Passano le settimane, l'indagine si sta avviando alla conclusione quando la prof.ssa Della Rosa, colpita da occlusione intestinale entra in ospedale; nel certificato medico, incidentalmente, si accenna all'età 65 anni e 9 mesi. E' stato allora che il presidente si è reso conto del problema: ed è un problema grave, sorto a sua insaputa perché al magistrato la legge non fornisce alcun mezzo per controllare i requisiti dei giurati. Ma intanto è nullo tutto il lavoro compiuto dalla prof.ssa Della Rosa. E' come se la Corte anziché con 8, avesse funzionato con 7 giudici. Che questo incidente sia accaduto ad un magistrato come il dott. La Bua, estremamente scrupoloso ed attento, rende singolare il caso, ma non lo risolve. Che il processo a Battista Obinu debba essere celebrato nuovamente è fuori di dubbio. Ma quello ai coniugi Bebawi che non è ancora terminato tanto più che la prof. Della Rosa nel frattempo è stata sostituita da un'altra signora, la contessa Premoli, la quale, come supplente, ha assistito ed ha partecipato a tutte le udienze — rimanendo esclusa soltanto alle riunioni in Camera di consiglio — si può *salvaref ». Due sono le soluzioni che oggi i giudici prendono in esame: o considerare che tutto si sia svolto regolarmente o dichiarare la nullità del dibattimento. Ma in questo ultimo caso sorgono due ipotesi: o la dichiarazione di nullità comporta il rinvio del processo a nuovo ruolo — e quindi la possibilità che sia celebrato fra qualche mese con altri giudici popolari — per la tesi che tutto sia valido anche se, secondo taluni, sia una tesi molto ardita che non eliminerebbe comunque il pericolo d'un annullamento in sede d'appello. I difensori sono perplessi: da un lato si rendono conto del pericolo, dall'altro non intendono assumersi responsabilità. Youssef e Claire, insistendo, ciascuno per proprio conto, nel dichiarare che sono innocenti, hanno mostrato soltanto una. preoccupazione: che il dibattimento si concluda al più presto. Ognuno ritiene che sarà assolto e che ad essere condannato sarà invece l'altro. Ebbene: dichiarare nullo il dibattimento e riprenderlo subito dall'inizio è quello che concilierebbe le opposte tesi. Si è calcolato che in 2-3 settimane i giudici potrebbero regolarizzare una situazione che formalmente non lo è. Oltre i due imputati tornerebbero in aula circa 80 testi, soltanto per confermare quanto hanno detto e che tutti i giudici hanno ascoltato in passato. Ed i testimoni che risiedono all'estero? Si chiederebbe loro, per rogatoria, di ripetere le dichiarazioni: sono circa 1,0. Come dire cioè, che il dibattimento anziché verso la fine di maggio si concluderà alla fine di giugno. '

Luoghi citati: Civitavecchia, Roma