Ritrovato dagli azzurri a Budapest il piacere di giocare bene al calcio

Ritrovato dagli azzurri a Budapest il piacere di giocare bene al calcio Ritrovato dagli azzurri a Budapest il piacere di giocare bene al calcio L'incontro Ungheria-Italia è stato perso «per caso» dalla Nazionale I nostri giocatori sono apparsi superiori ai magiari - Sono stati sconfitti ma hanno ricevuto più elogi che per altre gare dal risultato favorevole La partita di Budapest ha avuto la virtù di mettere d'accordo tutti — o quasi tutti — i critici nostrani sulle possibilità della nostra squadra azzurra. Essa ha giocato contro gli ungheresi con un brio ed una volontà che ha. meravigliato la folla dei presenti. Lontana era l'apatia, la specie di noncuranza che ci aveva fatto scuotere il capo nell'incontro, pur finito vittoriosamente, quattro giorni prima a Helsinki contro i finlandesi. Diversamente dall'incontro di mercoledì, le condizioni in cui si è disputata la partita di Budapest erano nettamente avverse a quelle che gli azzurri desideravano. In una quindicina di giorni passati nei paesi ?iordici d'Europa, essi si erano assuefatti ad un clima molto temperato, a tratti, anche a lunghi tratti, fresco e piovoso. In Ungheria essi trovarono un caldo soffocante, addirittura canicolare. Ed il viaggio per arrivare sul posto era stato oltremodo faticoso. Nella formazione presentata dal nostro commissario tecnico, le novità, dopo gli incontri di Malmoe e di Helsinki, erano semplicemente due: il portiere Albertosl entrava al posto di Negri, e Rivera, come mezz'ala sinistra, sostituiva Lodetti. L'esperimento tendente a constatare a qual grado di condizione fisica e di forma tecnica fosse tornato il milanista Rivera — un elemento che abbandonare non si può — era interessante. Dolorosamente esso dovette essere troncato ad un dato momento della gara, per essersi il giocatore infortunato: è tornato dal viaggio con un piede ingessato per distorsione ad una caviglia. Venne sostituito da Lodetti stesso. Pochi minuti dopo l'inizio della gara, Pasciuti pure aveva dovuto lasciare il campo per uno strappo muscolare. Il suo posto venne preso dal cagliaritano Riva. Le due sostituzioni nostre avvennero quindi a seguito di reali lesioni subite dai titolari. Invece, il commissario tecnico magiaro, cambiò due dei suoi giocatori, nel secondo tempo, quando vide l'andamento delle cose: Sipos con Solymosi e Nagy II con Kati. E l'inserimento in squadra di quei due elementi freschi fu un fattore decisivo per l'andamento del gioco ed il suo risultato. Quanto sopra per pura chiarezza. Il fatto veramente importante e lieto della giornata di Budapest è stato questo: che la squadra azzurra ha giocato con quella gioia di giocare che da tempo più non metteva in mo- stra. Il calcio — malgrado tutte le dannose deviazioni che ha subito e continua a subire — è pur sempre uno sport. E, come tale, deve divertire non solo chi vi assiste dai posti popolari 0 da una tribuna, ma anche e specialmente chi lo pratica sul campo. Chi lo pratica non deve limitarsi ad eseguire, più o meno volentieri, il compito che gli è stato affidato, ma deve sentire il diletto dell'opera che compie, deve divertirsi egli stesso. Interprete di formule di gio¬ co che gli sono state ordinate, egli deve metterci del suo nell'opera che compie, col piacere die prova nel fare certe cose. Domenica, a Budapest, questa voglia c'era; ed essa ha voluto dire tutta la differenza. I giocatori nostri si muovevano, correvano, saltavano, ed in ogni cosa che facevano 0 che tentavano di fare, si notava, si poteva vedere il gusto, il piacere di superare se stessi e, naturalmente, di superare un avversario. E' stata una cosa bel- la. E naturalmente, giocando a questo modo, la mente si distrae, si allontana dal desiderio di superare l'oppositore a mezzo di falli, di violenze o di scorrettezze. Gli azzurri non hanno quasi commesso dei falli, domenica contro i magiari. Se ne hanno commesso qualcuno, fu per casualità, non per deliberata volontà. Si può esser un professionista fin che si vuole, ma non si può considerare una partita esclusivamente come l'adempimento di un dovere, come certi impiegati fatino nei riguardi di un orario, come un soldato che monti la guardia sotto la pioggia e che non aspetti che l'ora di venire sostituito. Bisogna amare il mestiere che si professa, conservare questo spirito dilettantistico nel lavoro retribuito. Per questo loro contegno, gli azzurri sono stati calorosamente applauditi dal pubblico ungherese, che competente senza alcun dubbio lo è. Un tecnico magiaro ebbe a dirci che era stata la migliore delle due squadre a perdere a Budapest. Sebes — il vecchio dirigente nazionale magiaro, che l'anno prossimo andrà in pensione — ci dichiarò che faceva quasi dispiacere il veder perdere una squadra che aveva giocato come quella degli azzurri. Coi nostri giocatori nazionali siamo stati severi tante volte, ogni volta cioè che se lo sono meritato — per il semplice fatto che rifuggiamo dai mezzi termini. Ora che, per il fresco spirito portato e profuso in una partita diffìcile, una. lode aperta se la. meritano, glie la tributiamo senz'altro e ben volentieri. Vittorio Pozzo

Persone citate: Lodetti, Nagy Ii, Negri, Rivera, Sipos, Solymosi, Vittorio Pozzo

Luoghi citati: Budapest, Europa, Helsinki, Ungheria