Cani, piccioni e malattie

Cani, piccioni e malattie L E T T AL D I R E T T O R Cani, piccioni e malattie Il presidente dell'Ente nazionale per la protezione degli animali risponde ad alcuni articoli comparsi su «La Stampa» E' vero, afferma, che si possono avere casi di contagio dall'animale all'uomo, ma non bisogna eccedere nei timori Signor Direttore, « La Stampa » è da noi considerata fra i giornali che hanno dimostrato la maggior obiettività nei riguardi degli animali, e che hanno notevolmente contribuito a diffondere l'amore verso gli animali ed un civile senso di rispetto verso di essi. Faccio riferimento particolare alla bella rubrica « Specchio dei tempi » e conosco le personali benemerenze di carattere zoofilo del Direttore, che, se non erro, ebbe anche pubblici solenni riconoscimenti in questo senso. Vedo perciò con disagio che in «Cronache della medicina», l'interessante rubrica del martedì, vengono pubblicati degli articoli da persone molto competenti che trattano di malattie degli animali in modo da riuscire certamente assai dannosi agli animali stessi. Come ho cercato di segnalarle in una mia lettera del 16 marzo, e come si può ripetere oggi per altri casi, alcuni articoli cominciano col dichiarare che determinati animali possono trasmettere all'uomo una quantità di malattie. Per esempio in un articolo pubblicato il 2 marzo si affermava che il piccione può trasmettere all'uomo una diecina di malattie; in un altro recentissimo articolo si nota che il cane può trasmettere circa sessanta malattie. Quando questi articoli vengono pubblicati noi riceviamo un gran numero di proteste da parte di zoofili e la pressante preghiera di trasmettere tali proteste al giornale. Succede, Sig. Direttore, che gli articoli in realtà sono nel vero. Ma il pubblico non è in grado di capire, generalmente, il significato di quelle notizie. Molti non le credono esatte e protestano contro chi le scrive e chi le pubblica, altri le accettano al cento per cento e intendono che tutti i piccioni trasmettano veramente una diecina di malattìe, e che tutti i cani trasmettano sessanta malattie. Ora, è ben certo, al contrario, che piccioni e cani, nella loro enorme maggioranza, non trasmettono nessuna malattia. Per trasmetterle debbono essere malati. Seguendo lo stesso criterio si dovrebbe dire che l'uomo trasmette duecento malattie o forse più, poiché può diffondere tutte le malattie infettive e parassitarie trasmissibili, dalla peste al colera, dal vaiuolo alla dissenteria, ecc. Naturalmente non vi è nessuno sciocco che abbia paura che il vicino di poltrona al cinematografo o sul treno gli trasmetta il vaiuolo o la peste polmonare, perché capisce che soltanto un malato di queste malattìe può trasmetterle. Quando si parla di animali invece avviene spesso una gran confusione e per la verità tali articoli assumono un carattere allarmistico che dispiace agli zoofili e spaventa inutilmente la popolazione. Quel che è certo, nonostante tutte le affermazioni sopra notate, è che i cani alimentati con cibi puliti e tenuti in casa, ammalano di malattie trasmissibili all'uomo solo eccezionalmente; ed è pure certo che i colombi, specialmente in Italia, sono abitualmente sani e non trasmettono nessuna malattia. Fra gli appassionati allevatori di colombi che tengono in casa questi animali e stanno a lungo ogni giorno a contatto con essi per anni ed anni, non sono note malattie da essi trasmesse. Da alcuni anni è stata scatenata in tutto il mondo una incredibile campagna di stampa contro i piccioni, partendo dal fatto che il Littman ha riscontrato che nelle feci di tali animali nella città di New York si riscontra con una frequenza dello 0,70% circa un microorganismo che in rari casi può divenire patogeno per l'uomo, il Cryptococcus neoformans. Ebbene, queste ricerche sono state prese come base per invocare la distruzione di tutti i piccioni del'mondo, senza tenere conto che esse sono state fatte in contrasto con i più elementari dettami della tecnica microbiologica, in quanto sono state praticate su feci di piccioni emesse da tempo e rimaste all'aperto su muri o sul terreno, esposte ad ogni inquinamento, senza ricordare che il Cryptococcus neoformans è un gernie che si trova dovun que e che con grande facilità inquina le feci dopo che esse sono state emesse, e vi sì moltiplica. Lo Scheindau, micologo della Tulane University di New Orleans (Louisiana), ha infatti dimostrato che nelle feci prelevate direttamente dall'intestino del piccione o appena emesse, non si trova mai il Cryptococcus, togliendo così ogni valore alle strombazzate ricerche del Littman. Risulta pertanto che la campagna di stampa contro i piccioni condotta in questo senso da alcuni anni è enormemente esagerata e ingiustificata, perché parte da presupposti errati, e porta soltanto inutile allarmismo. A questo proposito il prof. Dario Pellegrini, Ispettore Generale Veterinario del nostro Ministero della Sanità, si chiede in un documentato articolo, come mai viene fatta una campagna così intensa contro i colombi invocandone spesso la distruzione, mentre non viene spesa una parola per ricordare le specie animali che molto più dei colombi possono essere pericolose, nella trasmissione delle stesse malattie. E dà subito risposta all'enigma: perché i colombi non hanno notevole importanza economica e trovano diffìcilmente chi li difende, mentre altre specie interessate costituiscono un patrimonio di migliaia di miliardi di lire, e nessuno ascolterebbe proposte del genere, le quali sarebbero subito considerate pazzesche. Le stesse considerazioni presso a poco potrebbero essere fatte per la maggior parte delle campagne al¬ larmistiche fatte contro il cane. La ossequio, signor Direttore, grato se vorrà obiettivamente tener conto di queste realistiche considerazioni. prof. Mario Girolami Presidente Ente nazionale protezione degli animali Roma, 25 giugno 1965.

Persone citate: Cani, Dario Pellegrini, Mario Girolami

Luoghi citati: Italia, Louisiana, New Orleans, New York, Roma