«Maria Stuarda» di Schiller ha aperto la rassegna dei grandi spettacoli estivi di Francesco Bernardelli

«Maria Stuarda» di Schiller ha aperto la rassegna dei grandi spettacoli estivi La tragedia, rappresentata nei Giardini di Palazzo Reale «Maria Stuarda» di Schiller ha aperto la rassegna dei grandi spettacoli estivi Protagonisti Giorgio Albertazzi, Anna Proclemer e Lilla Brignone con la regia di Squarzina - Gli applausi di un folto pubblico Abbiamo assistito iersera ai «Giardini Reali» ad una rappresentazione che appartiene al genere teatrale al parer nostro più completo, più alto e affascinante. Il teatro degli attori. Gli attori e il dramma. Non già che non si sentisse la presenza del regista che coordina, concerta, armonizza, e garantisce la fedeltà al testo. Il regista era Luigi Squarzina; ossia un ottimo regista, che più volte ha dimostrato di saper essere espressivo, pur rimanendo corretto e preciso. L'opera sua è stata quella del mediatore: un dramma si è realizzato in palcoscenico senza snaturarsi; anzi raggiungendo la pienezza di se stesso. Ma, in quanto a disciplina e intelligenza scenica, gli attori apparvero liberi, autonomi, ognuno col suo temperamento ed il suo estro, concordi nell'opera, ma ben caratterizzati dall'istinto personale. Un dramma, .Maria Stuarda di Schiller, si è svolto innanzi a noi con sicura coerenza, suscitando passione e commozione. Nessun arbitrio, nessun tentativo di « attualizzare », di accostare con strambi capricci e trovate moleste le parole di un grande scrittore al conformismo sofisticato di troppo teatro del nostro tempo. Gli attori principali, i protagonisti, erano Giorgio Albertazzi, Anna Proclemer, Lilla Brignone. Non abbiamo perso una parola, la nostra attenzione era avvinta e nel cuore sali» va curiosità umana e solenne pietà. Cosi ha avuto inizio, felicemente, la Rassegna tori nese dei grandi spettacoli all'aperto. Maria Stuarda è senza dub bio un dramma romantico. Di coloro che furono i maestri della coltura ottocentesca Schiller rimane forse, pur dopo qua si due secoli, uno dei più gio vani e attraenti, non per il prestigio dell'arte, non per la ampiezza della poesia, ma per l'ardore profondo dell'anima Maria Stuarda, dramma severo, tratta sul margine della storia i grandi temi della libertà e della tirannide, della dignità umana e dell'oppressione, del peccato e della giustizia; ma nel corso austero, nell'abbon danza dei dialoghi e dei mo nologhi, si diffonde una fami Ilarità, una dimestichezza di immagini, di affetti, di accen to, che avvolgono Io spettatore con intima persuasione. Pex'ciò questo dramma di grossi effetti, di vaste visioni storiche, può essere detto, fu detto, un dramma intimo; e se il discorso è fluente, qua! cuno lo avvicinò tuttavia alla tragedia antica per la nettezza del contorno, e soprattutto per la saggezza e la dignità che moderano e interiorizzano gli eventi, anche se atroci. La regina Elisabetta non è certo rappresentata dal poeta con simpatia. Tortuosa, ipocrita, crudele, incurante di equità, simulatrice perlida, Elisabetta è un personaggio repulsivo. Vi è nel suo sangue e nei suoi sensi un torbido, sordido egoismo; non grandezza in lei, ma insaziato spirito di vendetta. Eppure il riserbo, la misura di Schiller hanno saputo attenersi all'equilibrio della verità, a una comprensione così ricca di sfumature che alla fine è ben chiaro che se Elisabetta ha vinto, Maria è la trionfatrice spirituale del dramma: cupa sorte quella della Regina di Scozia, ma asprissima anche quella di Elisabetta, chiusa ormai in una solitudine tragica e invalicabile. Per gli altri personaggi è la stessa equità di percezione e di giudizio. Il conte di Leicester, sinistro cortigiano, che ama, contemporaneamente riamato, Maria ed Elisabetta e le tradisco ambedue, l'una con l'altra, mentitore, delatore, con quale eleganza questo Leicester abiotto si aggira nelle sale e nei giardini della Corte d'Inghilterra. E' brillante, ardito: come sa godere dei favori di Elisabetta; e come pre cipita nella turpitudine non appena la fortuna gli volta le spalle. Schiller non infierisce contro di lui; ma lo lascia scivolare nella perdizione, furen te, avvilito, distrutto. Per Maria il poeta ha riserbato 1 colori più gentili; proprio lei, la Regina di Scozia che, conni ventc, aveva lasciato assassinare suo marito, e ne aveva sposato l'assassino, questa don na bellissima, avida di piaceri, che ora agonizza prigionie ra per finire nelle mani del boia, questa principessa piena di peccato, e affascinante. Maria esce dal poema con un'au reola di soavità. Schiller ha inventato un incontro tra le due sovrane che, nella realtà, non avvenne mai. Nel giardino di un castello durante una partita di caccia, la regina incontra come per caso la sua grande nemica Non è un caso; l'episodio è preordinato, ed Elisabetta si è mossa con l'intenzione di umiliare Maria alla presenza di Leicester. Avviene il contrarlo. Elisabetta schernisce la vitti ma, la vuole distesa ai suoi piedi, e Maria sopporta, ma quando Elisabetta la offende nell'intimo degli affetti si ribella e si avventa contro la regina e la ingiuria con offese mortali. E' una scena di grande effetto e pur condotta con sc decenza di scrittore civile e sovrano. Riprendendo l'inizio della recensione, diciamo pure che la Proclemer, la Brignone, l'AIbertazzi hanno recitato benissimo; e proprio per questo Maria Stuarda, nella loro edizione, è un incoraggiante esempio di teatro autentico e perentorio. Alla regìa di Squarzina si è accennato, sicura, ferma, austeramente bella. Lilla Brignone era Elisabetta; e non si sarebbe potuto immaginare più raggiante ritratto di una crudeltà di donna. Acconciata lussuosamente, illuminata da gioielli, diademi, vesti di broccato, con una mirabile truccatura. Ma non fu questo l'importante. Decisiva fu la sua recitazione; quel calmo equilibrio di dizione, quel fra seggio vigilato, acuto, morboso e terribilmente drammatico. Con vigorosa energia la Brignone diede vita a un personaggio indimenticabile. Giorgio Albertazzi era l'infido, galante, machiavellico Leicester. Albertazzi ha recitato con respiro facile, ampio, quasi spen sierato; ha dato un rilievo de corativo e ricco di humour alla sua parte di gentiluomo raffinato e libertino. Un cavaliere che ha regine per amati ti, e che si muove sui vertici della fortuna, della voluttà, del potere, fu disegnato dall'attore con sprezzatura ironica, con simulazione capricciosa, che poco per volta lasciarono in travedere l'orrenda realtà del malfattore. Se nella presenta zione cortigianesca del perso naggio, nella sufficienza mali ziosa, intonò un mondo di eie ganze intellettuali con garbo e gran classe, nell'accrescersi e infittirsi del dramma rivelò ansietà, timore, vergogna, di sperazione, tratti netti e infal libili. Anna Proclemer era Maria Stuarda; è il personaggio più difficile, non perché protagonista, ma per la complessità laliddsttcrtgduvi7fnpzdnssslgnntEpTr"iin"ché"'di "sfuggentè""per squella strana natura che sci- 3vola dal capriccio infantile al- aiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii la tenerezza sensuale, dal delitto alla grazia ambigua. La donna complice dell'assassinio del marito, la principessa passata da questo a quell'amante, la creatura che ha adorato la vita, e l'ha esaltata per cadere poi nella trappola del carcere e sotto la scure del carnefice, Maria Stuarda, sull'orlo del patibolo', pur sfiorata ancora dalle suggestive larve del cuore, è attratta e affranta dall'imminente giudizio di Dio. Della Proclemer si può dire che ha saputo spiritualizzare sempre più il personaggio dalla nostalgia al rimpianto, alla paura, alla fiducia in Dio. E vi è, verso la fine, un episodio che riassume stupendamente questo accidentato cammino. Un prete cattolico è giunto fino a lei e la confessa e ìe porta il Corpo di Cristo e il Sangue, privilegio sacerdotale dei Monarchi. Il prete era rappresentato da Corrado Annicelli, in tutti 1 sensi ottimo, per gravità, per intensità di dolore, per la figura del suo sacro magistero. E la Proclemer si abbandonò a questo estremo confronto con se stessa e con Dio con una dolcezza e una pietà che riempirono d: lagrime gli spettatori. Scena di grande teatro: semplice, maestosa e di una tenerezza irresistibile. Altro eccellente attore Mario Feliciani, nella parte di Burleigh, autorevole, prestante. Ancora immaturo, nella sua parte, ci è parso invece Alessandro Ninchi (Mortlmer) che al romantico personaggio diede più suono che passione vera (ma, in coscienza. 6 personaggio piuttosto gonfio e artificioso). Uno spettacolo da non lasciarsi sfuggire. Pubblico foltissimo e grandi applausi. Francesco Bernardelli » e Una scena di «Maria Stuarda». In primo piano Lilla Brignone e Albertazzi (Moisio)

Luoghi citati: Inghilterra, Lilla Brignone, Scozia