Il romanzo che fece scandalo in Germania

Il romanzo che fece scandalo in Germania Satira morale e politica in Heinrich Boll Il romanzo che fece scandalo in Germania Le « Opinioni di un clown », il racconto più letto e discusso nella Repubblica Federale, è un attacco a fondo delF«epoca Adenauer» H più noto e il più letto, in patria e all'estero, degli scrittori tedeschi contemporanei è, credo, Heinrich Boll. Renano di Colonia, cattolico di lontana ascendenza irlandese, non ancora cinquantenne Boll ha pubblicato una dozzina di opere, tra romanzi, raccolte di novelle e di saggi, radiodrammi; da qualche tempo si parla di lui, non so con quanto fondamento, come di un probabile Nobel. Da noi, Mondadori cominciò a farlo conoscere una decina d'anni fa con il romanzo E non disse nemmeno una parola; da allora, le sue opere principali sono via via apparse in traduzione, sino a queste Opinioni di un clown (Mondadori, 300 pp., 1600 lire), appena arrivate in libreria. Quando uscì, due anni fa, in Germania, il libro fu per mesi al centro di una polemica, a tratti anche violenta, tanto sensibili erano, da un punto di vista politico e confessionale, alcuni punti che toccava; così tagliente, amaro, il tono usato per demistificare istituti, situazioni, atteggiamenti in apparenza irreprensibili. In Italia, è improbabile che queste Opinioni facciano rumore, anche se suggeriscono parziali analogie con fatti e personaggi di casa nostra. Come la maggior parte dei racconti di Boll, anche questo si svolge in Renania, e dura poche ore. Malconcio nel fisico, abbattuto per insuccessi di lavoro e per l'abbandono della donna amata, stomaco e tasche vuoti, Hans Schnier rientra, in un tardo pomeriggio d'inverno, nel suo apparta• mento di Bonn. Si sdraia su un divano e, alternando cognac a sigarette, chiama al telefono parenti, amici, conoscenti per chiedere un aiuto; riceve solo risposte evasive, rifiuti, o, ancora peggio, offerte umilianti. Di maggiore conforto non gli è un incontro con il padre che, saputo del suo arrivo, si presenta con proposte, secondo lui; ragionevoli, risibili secondo il figlio. Alla fine qualcuno lo informa come Maria, la donna che lui considera sua moglie pur non avendola sposata, è partita in viaggio di nozze per Roma, unita a un ex-compagno di scuola, ritenuto « l'autorità laica del cattolicesimo tedesco ». Hans si dirige verso la stazione, una chitarra sotto braccio, cappello alla Chaplin in capo, il viso spalmato di biacca. Siede sui gradini dell'ingresso, comincia a cantare motivi ideati da lui, accompagnandosi con lo strumento, in attesa di un treno che arrivi da Roma, di qualche moneta di rame che cada nel cappello rovesciato per terra. E' carnevale: nessuno può accorgersi che a suonare la chitarra non è una maschera ma Hans Schnier, figliolo di uno dei maggiori industriali della zona, clown per vocazione e professione. * * Insieme con una quantità di motivi che il lettore di precedenti volumi di Boll riconoscerà: le ferite inguaribili dell'infanzia, il periodo bellico e quello subito seguito, la polemica contro la Chiesa come istituzione, la mancanza di denaro con il conseguente bisogno di prestiti, lo squallore e il fascino delle stazioni, la forza dell'amore, capace di oscuri prodigi, la rinuncia all'orgoglio, ma anche' la Capacità di. resistere quando tutto sembra perduto, la fame, gli odori, come segrete porte della percezione: le Opinioni di un clown svolgono soprattutto un tema prediletto dallo scrittore tedesco, quello della pecora nera. Nell'ordine, nel conformismo, nella vita regolata da idee sane, da buoni sentimenti, ispirata da cristiano amore del prossimo, c'è a volte chi vede ipocrisia, vanità, egoismo, vuoto interiore e decide di denunciar¬ j r li, a qualsiasi costo. Nei racconti umoristici e satirici di Boll (una buona scelta dei quali apparve da Bompiani, l'anno passato, a integrare una raccolta pubblicata da Mondadori nel '61, Il pane dei verdi anni), compare più volte un « innocente » che con l'ironia, la satira, un' improntitudine candida e crudele, per via di paradossi, mette a nudo la verità. Nel romanzo del '63 questa parte è assunta dal figliolo di una ricca, rispettata, « quasi nobile » famiglia protestante renana. A j venti anni, Hans s'innamora di una ragazza povera e cattolica, due gravi motivi di scandalo per i suoi, si unisce a lei e abbandona la casa paterna ; per vivere lavora come clown, prima in sale di periferia, poi, via via che si affina nel mestiere, in teatri importanti. Il personaggio, che racconta in prima persona, è rappresentato nelle ore decisive di una grave crisi: ijientre prende atto dell'abbandono definitivo della ■< moglie », si accerta del carattere equivoco, per non dire peggio, degli uomini cui la compagna aveva aperto un credito illimitato, per i quali lo aveva lasciato: i migliori rappresentanti del cattolicesimo tedesco, tutti attivi in un grande partito politico. Solo un paio di conoscenti, i più poveri, maltrattati dalla sorte, si mostrano pronti ad aiutarlo, a dividere con lui le loro modeste risorse. La satira sociale e politica di Boll non è mai stata aspra come in questa rappresentazione di un ambiente dell'era Adenauer. La restaurazione più o meno forzata ha impedito di guardare al passato col coraggio, la lucidità necessari; si vive con una doppia coscienza, sotto il segno della prosperità materiale; i vecchi nazisti sono rimasti ai loro posti, avvantaggiati da promozioni, decorati, onorati, i padroni del vapore sono sempre gli stessi, una specie particolare che sembra ignorare il denaro, perché possiede tutto, la religione, abbassata a strumento di politica, a pretesto di letteratura, sembra anch'essa diventata appannaggio di ricchi; mentre i simboli della fede . perdono di significato, la pietà e la carità sono nomi privi di senso. Sul piano narrativo, tutto questo è risolto con i mezzi di cui dispone Boll; onestamente personali, modesti, sebbene più ricchi di risorse di quanto possa apparire, nel tentativo di mantenere una tensione lirica costante. Giorgio Zampa Lo Stato maggiore dell'esercito pontifìcio prima del al centro il comandante generale Kanzler; alla sua 20 settembre 1870. Seduto destra il capo degli zuavi

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