iUna delle ultime opere di Ghedini ieri sera nel concerto al Teatro Nuovoy

iUna delle ultime opere di Ghedini ieri sera nel concerto al Teatro Nuovoy Il titolo Studi per un affresco di battaglia parrebbe tutto di fantasia, e non è. Uno a uno i vocaboli designano un reale elemento della composizione, che il rimpianto Ghedini terminò nell'ottobre del '61, ed è tuttora poco nota. Più volte s'era compiaciuto di denominare concerti e altre pagine strumentali II Belprato, L'Olmeneta, alla maniera, diremmo, arcaicizzante, un poco preziosa, talvolta allusiva, solita ai sonatisti del Sei e Settecento. Ed è pur noto che egli, attento ai moderni e ai contemporanei, aveva carissimi i Gabrieli, Frescobaldi, Monteverdi, Vivaldi, e ne esemplava quel che già era nella sua natura e tendenza, nel suo carattere, la sobrietà, l'essenzialità, l'asciuttezza. Ed ecco la sua Battaglia. Molte Battaglie novera il più antico repertorio, corale prima, orchestrale poi. Furono tentativi di rappresentazioni sonore, o, come suol dirsi, di musiche a programma o descrittive, esercitazioni di scolasticismo contrappuntistico, fin dalle « cacce » trecentesche, da una parte, estetico bisogno, dall'altra, di determinazioni realistiche, con e senza parole. In tale pratica pochi musicisti — l'arte, si sa, è dono di pochi — riuscirono ad esprimere una loro poetica visione con l'artificio polifonico. Non mancarono le sonate e 1 concerti imitanti, quanto era possibile, con l'esile liuto o con parecchi ottoni, fragori bellici, rullar di tamburi, grida, canzoni popolari, ritmi incalzantisi. Poi la suggestione d'un Tasso e la potenza di un Monteverdi intimamente s'associarono nel capolavoro che fu il Combattimento di Tancredi e Clorinda. (Quante volte il Ghedini eseguì vibrando la sua trascrizione di quella superba opera, avendo collaboratrice Stella Calcina, eccellente Interprete del «recitar cantando»!). Il monteverdiano «stile concitato », proprio del « madrigali guerrieri », era translato, come non mal, in Urica spirituale: le passioni diverse e la cristiana pietà dei combattenti. Battaglia, com'è, questa, del Ghedini? Ma prima bisogna tornare al titolo. Affresco è da riferire al particolare effetto della tecnica, del disegno e del colore, della visibilità, sulla parete, anche spaziosa, e implica una moltitudine di figure, qua indistinte, colà individuate in un atteggiamento di violenza o di morte... Quale è la tecnica ghediniana dell'affresco sonoro? Quali sono le proporzioni dei personaggi, sullo sfondo del campo sanguinoso? Quanta la dinamica? Infine la parola Studi richiama alla mente non la finalità pedagogica e materialmente utile, ma, com'è uso nelle arti figurative, il disegno, anche sommario, sul cartone, d'un particolare, d'una persona umana o d'un paesaggio, uno schizzo, un appunto, anche ripetuto più volte e variato poco o molto per un nuovo e cangevole impulso inventivo, un nuovo tratteggio lumeggiante un nuovo aspetto, e in tale aspetto un variato sentimento, la ricerca impaziente o riflessiva, insoddisfatta o contenta, di un proprio sentimento. Spesso nella successione delle varianti d'uno stesso oggetto, riguardando uno « studio » dopo l'altro, si scorge lo svolgimento d'un'idea immagine fino alla ultima elaborazione e decisione. Come son disposti e ordinati questi < studi » del Ghedini? La partitura sembra appunto un grosso album di disegni, lesti, nervosi, più o meno compiuti e ritoccati, da sfogliare con curiosità. Senza interruzione, dura circa venti minuti. Non divisa in tempi, muta molto spesso l'andamento, pari o dispari, tonale e modale timbrico, ora casuale, ora conseguente. UAllegro incalzante con fuoco comincia con un tema, che per la struttura si direbbe « epico », balzante, come a strattoni, dall'alto al grave. Proposto dai primi e dai secondi violini unisoni con 1 celli, è echeggiato intero o parzialmente dai fiati raggruppati. Insieme con gli intervalli marcati il ritmo è insistente e ricordevole. Ad un certo punto subentra una larga cantilena cromatica discendente. Archi e legni ripercuotono accordi fit¬ ti, e il modo subito fa ricor-,dare quella ribattuta specie accordale e ritmica, nuovissima nel menzionato Combattimento monteverdiano, che fu denominata « tempellare ». La parziale ripresa del tema così detto epico, poi quella incidentale del tampellamento, avvengono con l'intervento di varie falangi strumentali, con varianti di maniera fugata, con ripetizioni di brevissimi gruppi di note, con qualche saggio di ideografia, (un ricordo delle Stagioni di Vivaldi), con qualche ritmo di danza, come nella Battaglia liutistica del Da Milano. Il tumulto poi scema, si direbbe: s'allontana, e una didascalia precisa: «perdendosi ». Altro carattere ha l'Adagio ma non troppo. Estesi accordi contengono una calma melodia in lento moto ternario, nel gusto armonioso di tante musiche liutistiche. E' un momento di riposo, di quiete, quasi canto di vagheggiati stati di animo, turbato qua e là da echi, da rievocazioni degli eventi trascorsi, concluso da una monodia, «come una cadenza», del clarinetto. Infine un richiamo alla realtà. Molto adagio, una tromba in sordina sembrerebbe eccitare a una nuova lotta gli animi stanchi. Ma l'Allegro è materialmente « pesante ». L'aspirazione spirituale sovrasta. Chiuso l'album, o terminata l'udizione, si accerta che il titolo ben definisce l'opera. Questa infatti non è sinfonisticamente congegnata, benché nella stesura, in ìspecle nella prima parte, ricorrano elementi tematici. Ma se la tradizionale struttura sinfonica è stata tralasciata, la mano del disegnatore è la medesima; e qui mano vale «stile» nell'antico significato e nel nuovo. Ciascuno studio, e soprattutto l'Adagio ma non troppo, ha un suo particolare timbro, con singolari colorazioni, quali un affresco consente. Con tali disegni e colori il Ghedini rappresentò una battaglia, non in quanto sintesi, ma osservazione di episodi alterni, statici più che dinamici. Ed è notevole che nell'oggettiva rappresentazione più volte si inserì spontanea una umana commozione. Un grande romantico, Weber, che fra Val sticdmPGcfq Gli « Studi per un affresco di battaglia » diretti da Luciano Rosada - La pianista Adriana Brugnolini applaudita nel « Terzo concerto » di Rachmaninof iUna delle ultime opere di Ghedini ieri sera nel concerto al Teatro Nuovoy tro compose belle pagine sul- l'argomento della guerra e della vittoria, avvertì che non le vicende d'una battaglia aveva « musicato », bensì cantato il palpito dell'animo degli uomini durante il combattimento. Romanticherie? Ghedini, che più volte mirò soltanto all'architettura della composizione, immaginò ed espresse talvolta in questo affresco una patetica emozione. Precedettero o seguirono questa composizione, sensibilmente concertata dal maestro Luciano Rosada, e cordialmente applaudita, l'Anacreo7ite di Cherubini, la Sinfonia n. 03 di Haydn e il Terzo Concerto di Rachmaninof. Di questo fu interprete vigorosa, esperta nella difficile tecnica, la pianista Adriana Brugnolini, gagliardo temperamento drammatico, più volte ascoltata nell'Auditorium e vivamente lodata. Ed anche iersera raccolse entusiastiche feste insieme col valente direttore e con l'orchestra. a. d. c

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