Il re di Danimarca accoglie Saragat a Copenaghen con affettuosa semplicità di Nicola Adelfi

Il re di Danimarca accoglie Saragat a Copenaghen con affettuosa semplicità Il re di Danimarca accoglie Saragat a Copenaghen con affettuosa semplicità Federico IX attende l'ospite sulla banchina conversando con ministri, lavoratori portuali, passanti - Con effusione stringe la mano al Presidente della Repubblica, poi lo accompagna sul panfilo "Dannebrog" e lo invita a visitare ufficialmente il Paese - Saragat: «Con ammirazione l'Italia guarda alle nobili democrazie scandinave dove libertà e giustizia sociale hanno trovato le risposte più efficaci » - Oggi arrivo in Norvegia (Dal nostro inviato speciale) Copenaghen, 21 giugno. Una lancia si è accostata alla banchina, ne è sceso un ufficiale di marina, alto, dinoccolato. Non c'era un poliziotto in divisa, forse neppure in borghese. Un lavoratore del porto nudo dalla cintola in su ha fatto con la mano un gesto di saluto all'ufficiale di marina, una vecchietta con il cappellino pieno di fiori e di frutta, gli ha detto: «Buongiorno maestà». La banchina dava su una piazzetta, all'imbarcadero c'erano due bandiere italiane e una danese, due corbeilles formate da garofani bianchi rossi e d'un verde pallido. Per terra una breve guida rossa. Mancavano venti minuti al tocco. Re Federico IX ha raggiunto, con la sinistra nella tasca dei pantaloni, un gruppo di borghesi in abito scuro, ministri e diplo matici. Fra tutti non sare mo stati neppure un centinaio di persone: una tren¬ tina di italiani fra giornalisti e fotografi, il gruppetto di ministri e di diplomatici, lavoratori del porto scamiciati, qualche passante. Ma tutti mischiati insieme, senza distinzioni nazionali o sociali. Veniva fatto di pensare che se non fosse stata la curiosità per il Presidente della Repubblica italiana, nessuno avrebbe fatto caso alla presenza in quel luogo del re di Danimarca. Per i danesi è una presenza familiare. Sono abituati a incontrare lui e i suoi congiunti nei luoghi più comuni, nelle occasioni più diverse, sanno che è gente senza sussiego. E così voi vedete la democrazia allo stato suo più puro, dove il re e il manovale si sentono tutti e due egualmente cittadini, ì guaimente vincolati a norme di reciproco rispetto. Nel clima naturalmente così semplice di stamane sulla banchina, che stonatura sarebbe stata se qualcu- i r a a i i e . no avesse accennato ad m» applauso. C'è stato qualche bisbiglio più accentuato solo quando è arrivato il presidente Saragat, e i due capi di Stato si sono stretta la mano coti effusione. L'incontro è stato conforme a quella semplicità democratica che è la nota preminente di questi paesi scandinavi e che non scaturisce da affettazione demagogica, ma da una consuetudine antica e quotidiana. Poi il re ha accompagnato Saragat all'imbarcadero, sono salite con loro poche persone del seguito su una motolancia militare, in pochi minuti hanno raggiunto il panfilo reale Dannebrog (è il nome della bandiera nazionale). Quella navicella non ha niente di fastoso o di grandioso: è bianca, ha parecchi anni, quanto ad eleganza resta indietro a molti panfili di miliardari italiani o francesi, ma dicono che tiene bene il mare. E' stata una colazione di) soli uomini, venticinque in tutti. Soprattutto a base di antipasti, che sono la specialità degli scandinavi: aringhe e anguille nelle più diverse salamoie, salmonearrostito o affumicato, lingua di renna, sottaceti, formaggi che la vecchiaia ha reso molli come burro, ma fortissimi, acquavite di prugne. Il caffè lo hanno preso sul ponte di comando, divisi in tre gruppi. Il re faceva da cicerone all'ospite italiano, accennava le cupole, le guglie e le torri — una volta Copenaghen ne contava un migliaio — diceva via via i nomi di piazze, di palazzi, di chiese. Sempre discorrendo in francese, Saragat rievocava a sua volta le precedenti visite a Copenaghen in occasione di congressi dell'Inter nazionale socialista. C'era un gran sole, faceva caldo: e anche questo contribuiva al buon umore generale, dal momento che fino a ieri piovve su tutta la Danimarca e dal Nord soffiava un vento invernale. Durante la colazione a bordo del Dannebrog si è anche parlato a lungo di wn viaggio di Stato da parte di Saragat al re di Danimarca: avverrà l'anno venturo. Non è stato possibile farlo ora per via della Svezia, la cui Corte è in lutto per la morte della moglie e del fratello dì re Gustavo Adolfo; sarebbe stato inopportuno che il Presidente italiano visitasse ufficial¬ dupA ) e o e o e ¬ mente la Danimarca e la Norvegia, escludendo dal suo giro il terzo e maggiore dei paesi scandinavi, la Svezia. E' per questo che la breve sosta di Saragat a Copenaghen non ha carattere ufficiale; si tratta solo di una visita di simpatia. Nel pomeriggio c'è stato un breve incontro fra i ministri degli Esteri dei due paesi, Fanfani e Haekkerwp. Argomento principale, l'economia. L'Italia fa parte della Cee, il Mercato comune di sei Paesi, la Danimarca dell'Efta, la Zona di libero scambio di sette Paesi. Ambedue i ministri hanno concordato che i rispettivi Paesi hanno interesse a diminuire tale frattura fra i due blocchi economici, in attesa che si arrivi a un organismo unico. Anche rispetto alla Nato i due Paesi seguono direttive sostanzialmente analoghe: l'integrazione europea nell'ambito dell'alleanza atlantica. Sempre nel pomeriggio il presidente Saragat ha incontrato i principali esponenti della collettività italiana in Danimarca: quasi tutti rappresentanti di grandi complessi industriali italiani. Lo abbiamo avvicinato anche noi. Saragat appariva di umore eccellente. Era soprattutto contento del fatto che noi giornalisti avessimo potuto vedere di concreto che cosa è una vera democrazia. Nessuna albagia, niente di tutti quei formalismi che altrove estraniano la classe dirigente politica ed amministrativa dai cittadini. E tutti, qui, un altissimo tenore di vita, gente ben nutrita e ben vestita, le spiagge e i parchi gremiti di bambini, di ragazzi, di fidanzati: insomma un paese dove minime sono le distanze sociali, e dove ognuno — solo per il fatto di essere un uomo — ha sul serio diritto al pieno godimento di tutti i suoi diritti di cittadino. In questo modo qui non si sa quasi che sia il comunismo, e il qualunquismo è un male ignorato. Più tardi Saragat insieme con le persone del suo seguito ha compiuto un giro turistico lungo la costa su una imbarcazione da diporto. Alle 20 egli si è recato a un pranzo offerto nel castello di Marienborg dal ministro degli Esteri (il presidente del Consiglio da nese si trova in questi giorni in visita ufficiale a Stoc colma). In risposta al brindisi del signor Haekkerup, che gli ha rinnovato l'invito a visitare quanto prima Copenaghen in forma ufficiale, il presidente Saragat ha cominciato il suo brindisi ricordando i vincoli che nel passato hanno unito l'Italia e la Danimarca, sin dal tempo dei re normanni di stirpe scandinava. Saragat ha aggiunto che « è al presente che noi vogliamo guardare, al presente in cui la scienza, superando le frontiere, unisce i popoli in un anelito comune di progresso. Ed è così che l'Italia di Enrico Fermi si sente vicina alla Danimarca di Niels Bohr, a cui dobbiamo la teoria dell'atomo ». E poi: « Ma altre affinità, forse anche più profonde, ci uniscono a voi in una comune visione dei grandi problemi della libertà, della giustizia sociale, della pace. E' con ammirazione che l'Italia guarda alle nobili democrazie scandinave in cui questi grandi problemi hanno trovato le risposte più efficaci e umane» Con eguale ariimo l'Italia procede innanzi guardando come voi e insieme a voi con speranza in un futuro non troppo lontano in cui l'Europa troverà la sua struttura unitaria nel destino comune di tutte le nazioni del nostro continente, animate dagli stessi ideali di libertà politica, di giustizia e di pace ». Dopo l'elogio della collaborazione fra i due Paesi nell'ambito della alleanza atlantica, deU'Onu e per favorire il progresso nelle nazioni in via di sviluppo, Saragat ha così concluso: « La mia visita fra voi è stata brevissima. Essa tuttavia ha rafforzato in me il desiderio di ritornare quanto prima per un soggiorno che mi permetta di meglio conoscere le vostre mirabili opere soprattutto nel campo sociale, Sono quindi molto grato per l'invito che mi avete rivolto a compiere qui una visita di Stato durante il prossimo anno ». Domattina alle 10 il presidente Saragat lascerà Copenaghen per iniziare un'ora dopo la visita di Stato al re di Norvegia. Nicola Adelfi