Proposti 8 anni e 6 mesi per Marotta fondatore dell'Istituto della Sanità di Guido Guidi

Proposti 8 anni e 6 mesi per Marotta fondatore dell'Istituto della Sanità 11 X*. JMT. presenta, le co ne Must ioni «fella sua requisitoria Proposti 8 anni e 6 mesi per Marotta fondatore dell'Istituto della Sanità Il magistrato chiede 3 anni 3 mesi per il prof. Giacomello, succes sore del prof. Marotta ; 6 anni 10 mesi per il direttore amministrativo Domenicucci ; un anno 2 mesi per l'impiegato Meli che provocò il processo rivelando documenti d'ufficio - Il rappresentante dell'accusa ritiene necessario maggior controllo della Corte dei Conti e del Consiglio di Stato sulla spesa pubblica e maggior eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge: dovrebbe essere ridotta entro limiti precisi l'immunità per i parlamentari (Nostro servizio particolare) Roma, 10 giugno. Dopo cinque udienze, il P. M. dott. Renato Ricciardi ha concluso oggi la sua requisitoria nel processo in Tribunale per le irregolarità che sarebbero state riscontrate nella gestione amministrativa dell'Istituto superiore della Sanità. Il magistrato ha sostenuto che tutti gli imputati debbono essere condannati: il prof. Domenico Marotta, fondatore nel 1935 dell'Istituto e già direttore generale, a 8 anni e 6 mesi di reclusione e a 2 milioni e 200 mila lire di multa perché responsabile di peculato e di falso in atti pubblici; il prof. Giordano Giacomello, che ha sostituito il prof. Marotta nella carica di direttore generale, a S anni e 3 mesi e a 600 mila lire , di multa perché, seppure meritevole delle attenuanti generiche, anche lui responsabile di peculato e di falso; il dott. Italo Domenicucci, già direttore amministrativo dell'Istituto, a 6 anni e 10 mesi di reclusione e a 1 milione e 800 mila lire di multa per peculato, falso in certificazioni e falso in atti pubblici; il dott. Adolfo Rossi, già cassiere centrale dell'Istituto, a 3 anni e 2 mesi di re- clusione e a 800 mila lire di multa per peculato; il dott. Adalberto Felici e il dott. Diego Balducci, medici ricercatori dell'Istituto, a 8 mesi di reclusione e a 300 mila lire di multa per interesse privato in atti d'ufficio; il dott. Leone Castelli, anche lui imputato di interesse privato in atti d'ufficio, ad 1 anno di reclusione e a 500 mila lire di multa; il dott. Giuseppe Meli che con i suoi esposti ha richiamato l'attenzione dell'autorità giudiziaria sull'Istituto a 1 anno e 2 mesi di reclusione per avere sottratto un documento dall'ufficio. Infine, il P. M. ha chiesto che il caso di altri due imputati, i commercianti Davide e Pietro Pompa, sia nuovamente preso in esame perché durante il dibattimento è risultato che debba essere loro contestato un reato diverso: non istigazione alla corruzione, ma corruzione. Secondo l'accusa, i due fratelli Pompa parteciparono ad una gara d'asta indetta dall'Istituto superiore della Sanità per l'acquisto di mobili d'ufficio allegando alla domanda di iscrizione l'assegno di un milione per essere favoriti tra i numerosi concorrenti. Ed in questo nuovo processo oltre a Pietro e a Davide Pompa (i quali, comunque, hanno sempre negato l'addebito sostenendo che l'assegno costituiva l'importo della cauzione da versare per partecipare alla gara) dovrebbe essere imputato anche il dott. Giuseppe Meli che, secondo l'accusa, avrebbe incassato il danaro. Nei giorni scorsi il P. M. aveva indicato ai giudici le circostanze per cui il prof. Marotta e gli altri dirigenti dell'Istituto dovrebbero essere condannati. Oggi, prima di concludere con la richiesta delle pene per ciascuno degli imputati, il dott. Ricciardi ha fatto alcune considerazioni di carattere generale. « Signori giudici — ha detto — abbiamo messo in luce la nota caratteristica e saliente di questa vicenda giudiziaria: la mancanza assoluta del senso dello Stato in alcuni uomini e la carenza stessa dello Stato. Quest'ultima potrà essere colmata soltanto con una maggiore efficienza degli organi di controllo. Solo così vi può essere la osservanza di quelle norme che non sono vuote formalità ma garanzia di sostanziale regolarità. « Per aversi questa maggiore efficienza — ha proseguito il P. M. — è necessario innanzi tutto che consiglieri della Corte dei Conti e funzionari della Ragioneria dello Stato non entrino a far parte dei consigli di amministrazione degli enti i cui atti sono sottoposti ai rispettivi controlli di quei due organi. La stessa cosa vale anche per i membri del Consiglio di Stato, organo questo molto spesso chiamato a esprimere il proprio parere in merito a numerosi atti. Né si obietti che, in ogni caso, il funzionario della Ragioneria dello Stato o il consigliere della Corte dei Conti, addetto al riscontro, è persona diversa dal funzionario e dal consigliere che fa parte del con¬ ili li odi a mo, o outi oo a al a in¬ sa Corte dei Conti — hadetto inoltre il dott. Ric-dardi — non pochi sono i siglio di amministrazione di quel determinato ente. Poiché accade che tutti o molti almeno appartenenti a quegli organi hanno incarichi del genere, si finisce con l'attuare inevitabilmente, e direi quasi, involontariamente, una rilassatezza del controllo specialmente per la fiducia che si ha perché un collega competente fa parte del consiglio d'amministrazione. «Sappiamo che nella stes- magistrati che auspicano divieti del genere insieme a quelle più vaste riforme che affondano le loro radici nel principio di una vera e sostanziale indipendenza. E', comunque, necessario che quei controlli tornino all'intransigente rigore di una volta, sicché la norma faccia, attraverso di esso, sentire la sua forza e la sua vitalità ». Sempre secondo il P. M. è poi altrettanto necessario, a]affinché ogni cittadino sia -lintimamente convinto del i principio della uguaglianza i i i n e l r é a - a a . , a di tutti di fronte alla legge, che cadano o almeno fortemente si attenuino alcuni impedimenti che non trovano più giustificazione nella odierna concezione dello \Stato, ricordando « che non si è proceduto contro taluni deputati implicati nello scandalo dell'lngic per avere stornato i fondi delle esattorie per finanziare i propri partiti perché la Camera ha negato l'autorizzazione » e polemizzando con Arturo J'emolo il quale ha scritto che in casi del genere giustizia vorrebbe che non fossero puniti neanche coloro che non sono coperti dall'immunità parlamentare. A tal proposito il magistrato ha detto che « affermare, come fece la Giunta della Camera, che il distrarre danaro di un ente pubblico in favore dei partiti o per spese elettoriali non costituisce il reato di peculato, significa affermare, almeno allo stato attuale della legislazione, una assurdità giuridica. Il giurista deve sostenere, perché tali assurdità giuridiche non siano più pronunciate, che neppure i legislatori, neppure i parlamentari debbano essere protetti da un " ius singulare", che quanto meno la immunità parlamentare deve tornare alle origini ed essere intesa come tutela della libera esplicazione del mandato parlamentare, e soltanto in questi sensi e in questi limiti, e non deve essere estesa a ciò che non appartiene all'esercizio di quella pubblica funzione ». Il dibattimento è stato rinviato a lunedì per le arringhe dei difensori. Tutto lascia presumere che il processo si concluderà soltanto | alla fine del mese. Il P. M. ha già preannmiciato che intende replicare alle argomentazioni dei suoi contraddittori. Guido Guidi stnndesqn II 111IIICII 11 11 11! Il 1 III 11 Mll I IMI 11 II 11111 Iti I lllil I 111 11 11 1111111 1111 ! Il 1SIS111111111111111111 ! 111111111111 dott. Ricciardi p.m. al processo della Sanità (Tel.) \ prof Sanità

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