Danza moderna e folclore negro nei balletti di Alvin Ailey a Torino

Danza moderna e folclore negro nei balletti di Alvin Ailey a Torino La prima dello spettacolo al Teatro Alfieri Danza moderna e folclore negro nei balletti di Alvin Ailey a Torino Grazie alle Giornate mediche internazionali, Torino per una volta tanto non è rimasta esclusa dalle tournées ballettlstiche particolarmente frequenti in questa stagione: ieri sera, all'Alfieri, gremito da un pubblico assai elegante e folto di personalità dì ogni campo, la compagnia negro-americana dell'Aiuto Ailey American Dance Theatre ha dato il primo dei due spettacoli organizzati dall'Ente manifestazioni torinesi. Presentatasi con qualche rimaneggiamento nel programma e nella distribuzione — e non senza che la rappresentazione ne risentisse —, il complesso ha tuttavia offerto un saggio abbastanza ampio delle due diverse componenti del suo repertorio: la danza classica moderna e la tradizione folcloristica dei negri americani. Dalla * modem dance », che ha imparato da Martha iGraham, Hanya Holm e Char¬ les Weidman, Alvin Ailey, che del balletto è il fondatore e l'animatore, ha tratto gli elementi di uno stile che gli hanno consentito di rivaleggiare, senza tuttavia a parer nostro superarlo, con Paul Taylor. Da' canti e dalle danze della sua gente, oltre che dalle ricerche etnografiche di Lester Hortor. nella cui compagnia ha lavorato per molti anni, l'Ailey ha ricavato coreografie di forte suggestione. Sono queste specialmente che sono piaciute ieri sera agli spettatori. Si tratta di due «suites», l'una di «blues» e intitolata appunto Blues, l'altra di « spirituals » e di «songs» popolari, Rivelazioni, in cui l'Ailey ottiene con pochi tocchi — aiutandolo il gioco delle luci — i migliori risultati anche se influisce la bellezza delle musiche, più suggestive delle stesse danze. Lo si è visto sin dal primo brano in cui la magica tromba di Miles Davis svariava su un tema di bolero per una scena di ispirazione spagnola. Ancora jazz, e questa volta di Duke Ellington, per Riflessioni in D in cui Dudley Williams ha splendidamente eseguito una coreografia dello stesso Ailey. Meno convincente, non senza qualche sospetto di in tellettualismo nei suoi simboli oscuri, è sembrato Lamento su musiche del brasiliano Villa-Lobos con la coreografia di Louis Johnson. Con gli scattanti, agilissimi ballerini delle due «suites» citate, la rappresentazione pren de nettamente quota. E anche se Alvin Ailey e i suoi compagni sono apparsi leggermente inferiori alla loro fama (ma è diffìcile giudicarli da una sola esibizione), danno pur sempre un saggio notevole della loro arte primitiva e raffi nata insieme. Molti gli applau si e calorosi. Si replica soltanto stasera. a y

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