Lo scalo di Voltri potrà risolvere i problemi del porto di Genova?

Lo scalo di Voltri potrà risolvere i problemi del porto di Genova? Dopo l'approvazione dei nuovo piano regolatore Lo scalo di Voltri potrà risolvere i problemi del porto di Genova? Costerà 100 miliardi e avrà la capacità di 22 milioni di tonnellate annue - Ma, per renderlo efficiente, si dovranno costruire l'autostrada Voltri-Alessandria e la ferrovia «direttissima» Liguria-Piemonte (altri 100 miliardi) -1 sostenitori di un porto a Savona-Vado affermano che con soli 30 miliardi si sarebbe utilizzata una rada grande come quella di Marsiglia (Nostro servizio particolare) Genova, 8 giugno. L'approvazione del nuovo piano regolatore del porto di Genova da parte del ministero dei Lavori Pubblici ha destato interesse unito alla speranza di un pronto inizio dei lavori, visti come soluzione dei problemi che da anni pesano non soltanto sulla città ligure. E' bene chiarire che non tutti gli ostacoli sono stati superati : resta l'incognita di un completo finanziamento (l'insieme delle opere richiederebbe almeno 130 miliardi, ai costi attuali) e resta sospesa la questione del coordinamento fra lo sviluppo del porto e quello della città. Parallela e ancora in sospeso un'altra grossa questione: come collegare, con nuove e rapide strade e ferrovie, il porto e l'entroterra lombardo-piemontese. Ogni opera marittima resterebbe inutile se non fosse accompagnata da un deciso sforzo per il miglioramento delle comunicazioni con la Valle Padana: un programma che punti agli anni « ottanta » dovrebbe comprendere almeno una nuova autostrada (la Genova-Alessandria) e una nuova ferrovia (la « direttissima» progettata da oltre 50 anni), con spesa che prudenzialmente si può stimare in cento miliardi, da aggiungere ai 130 previsti per il solo porto di Genova. Finora si parla di 15 mi liardi assicurati da Roma per le opere marittime ge novesi; ma si tratta dì una prima « fetta », tratta dai fondi per il « superdecreto » destinato a favorire i lavori pubblici. Il più largo finan ziamento del piano genovese dovrebbe venire in seguito; sono in corso trattative con gruppi privati, italiani e stranieri, per integrare la parte dello Stato e degli enti pubblici. Vediamo sommariamente il progetto del consorzio autonomo del porto appro vato dal Ministero. Va diviso in due parti: la prima prevede il riassetto del porto esistente, ed è la meno discussa, anche la più facilmente finanziabile richiedendo una ventina di miliardi (colmata di bacini per ottenere nuove aree, costruzione di un sistema stradale interno ecc.) ; la seconda prevede un nuovo porto a Voltri, da saldare successivamente al bacino dei petroli di Multedo, incorporando tutta la costa di Ponente da Voltri a Pegli (gli anni del turismo, nell'antica stazione balneare e invernale, appartengono a un passato già lontano). Il progetto di Voltri è quello di un porto in gran parte artificiale: una diga lunga 2800 metri, da prò lungare in seguito, difenderebbe tre grandi sporgenti per l'imbarco e lo sbarco di merci alla rinfu sa. Sarebbero costruiti moli e terrapieni, la costa verrebbe avanzata con interramenti, per fare spazio agli indispensabili impianti stradali e ferroviari (su quel tratto mancano estese aree, libere e piane). La capacità del nuovo porto sarebbe di 22 milioni di tonnellate di merci alla rinfusa in un anno; i petroli verrebbero concentrati a Multedo, e il porto attuale sarebbe interamente riservato alle merci pregiate. La spesa prevista per il solo porto di Voltri è di un centinaio di miliardi (86 miliardi nel 1963). Ed ecco insorgere i sostenitori dei progetti di Savona: 100 miliardi per guadagnare 290 ettari, senza tener conto delle difficoltà e delle enormi spese per i collega menti stradali e ferroviari con le linee appenniniche (da Voltri alla ferrovia dei Giovi si dovrebbe costruì re una lunghissima galle ria, che richiederebbe anni di lavoro e certamente più dei 7 miliardi previsti in passato), mentre a SavonaVado si potrebbe utilizzare una rada grande come il porto di Marsiglia attrezzandola con una trentina di miliardi. Vado avrebbe in più larghe aree disponibili alle spalle e allacciamento diretto con l'autostrada per il Piemonte. La posizione ufficiale del Consorzio del porto genove-inse è nota: non c'è concorrenza fra i progetti di Voltri e di Vado, perché in futuro i traffici saranno tali da richiedere i due porti.' Da Savona si ribatte: d'accordo, ma essendo impossibile finanziare contemporaneamente le due opere, perché non cominciare con quella di Vado, che richiede tempi più brevi e somme di gran lunga inferiori? La risposta poteva venire soltanto da un franco scambio di idee, con raffronto dei diversi progetti nell'interesse dell'entroterra padano ; il convegno del marzo scorso fallì lo scopo, Genova e Savona portarono avanti i loro piani in modo autonomo, ed oggi Genova segna a suo vantaggio l'approvazione da parte del ministero, con parziale finanziamento. E' doloroso parlare in termini competitivi, ma sarebbe falso parlare di reale collaborazione fra i porti liguri. Né in sede cittadina l'accordo può dirsi completo; i contrasti sono dovuti alla scelta della zo¬ ngddcagpndnGmcsVsuldirnrctszugmc1 na di Voltri per l'espansio- ne del porto, e ai diversi giudizi sulla convenienza di conservare l'aeroporto dove si trova, cioè un'area che sembrerebbe la più adatta per lo sviluppo degli impianti marittimi. Fra pochi giorni la commissione di urbanisti incaricata dal comune di studiare un nuovo piano per il futuro di Genova consegnerà agli amministratori locali un documento che prevede diverse alternative al progetto di Voltri. Pare che sia prospettata la costruzione di un nuovo aeroporto in zona lontana e meno insidiata dai venti, per trasformare in porto l'area attualmente riservata a piste e capannoni. La spesa globale sarebbe inferiore a quella richiesta per il porto di Voltri. Una verifica si avrà soltanto dopo la pubblicazione degli studi fatti dagli urbanisti. La polemica non è di oggi. Per il consorzio autonomo l'aeroporto non si tocca (200 mila passeggeri nel 1964) e il porto va amplia¬ to verso Voltri. Per gli urbanisti l'aeroporto è nato in posizione sbagliata e va trasferito' altrove, utilizzandone l'area per impianti marittimi. Tutto sommato la discussione sarà utile per arrivare a una scelta ragionata, che sia la più conveniente e soprattutto la più adatta alle esigenze del futuro. Probabilmente le discussioni saranno presto aperte, tanto grave è l'importanza della scelta per il futuro di Genova. Confrontate le idee, accertate le convenienze, si potrà ottenere una spinta più concorde per la realizzazione di un piano di ampliamento che indubbiamente non deve essere ritardato. Su questo tutti sono d'accordo: gli spazi sono insufficienti (Genova 540 ettari per 30 milioni di tonnellate annue, Rotterdam 6000 ettari per 100 milioni) e i traffici aumentano. Tenendo conto dei normali tassi di incremento fra pochi anni Genova dovrebbe arrivare ai 50 milioni di tonnellate. m. f.

Persone citate: Multedo