Meriti dell'Inter Errori del Genoa

Meriti dell'Inter Errori del Genoa Bilancio del campionato Meriti dell'Inter Errori del Genoa Lo scudetto vinto da una grande squadra che lo ha pienamente meritato - I rossoblu sono scesi in B - Problemi economici Nella storia dei calcio italiano erano tutt'altro che rari, una volta, i casi in cui il campionato giungeva al suo rdnptermine sotto la canicola dell pmese di agosto e fra un coro di recriminazioni generali. Bisogna riconoscere ora che, sotto il profilo dell'organizzazione, un grande progresso è stato fatto in quanto a regolarità. Che la grande manifestazione nazionale giunga al suo termine alla prima domenica di giugno, è un successo. Adesso c'è tutta una quantità di grandi competizioni internazionali che si incarica di portare per le lunghe la stagione, ma questo è un altro discorso, e la situazione che ne nasce non verrà risolta o modificata se non con una diminuzione del numero delle squadre che militano, in ogni paese, nella categoria maggiore del campionato. Il torneo della stagione 19641965, il sessantatreesimo della serie, è stato vinto dal Football Club Internazionale di Milano. E' il nono che il sodalizio — un po' sotto il nome di Ambrosiana-Inter, un po' sotto l'attuale — ha riportato nella sua storia. La Juventus, che, con dodici vittorie, detiene il primato in materia, deve registrare questo avvicinarsi della grande rivale. Bisogna dire — ripetere cioè — in tono perentorio che 11 successo dei neroazzurri è stato pienamente meritato. Si può dire fin che si vuole che esso è stato dovuto al crollo del concittadino Milan. Chel quest'ultimo abbia commesso degli errori ad un dato momento della tenzone — madornale, inconfutabile e decisivo quello del recupero e dell'inserzione in squadra di Altarini — è cosa che riguarda i rossoneri. Al massimo l'Internazionale ne ha saputo approfittare. Ed al massimo si può aggiungere che il campionato testé terminato è stato essenzialmente un affare milanese, perché l'aspetto principale della lotta è consistito nel famoso vantaggio di sette punti di classifica che il Milan aveva sui neroazzurri, vantaggio che si è convertito, in ultimo, in un crollo dalle proporzioni di ben dieci lunghezze. Merito, se mai, degli interisti, di non essersi mai scoraggiati e di aver saputo risalire, passo per passo, lungo la dura china. Il Torino è diventato, verso il termine, l'inseguitore più pericoloso, come l'incontro di chiusura ha confermato. Ma, squadra giovane ed un po' inesperta, ha cominciato alquanto tardi la sua marcia verso le posizioni di testa. Le altre unità più in vista, la Juventus, la Fiorentina, il Bologna non sono mai assurte, si può dire, a posizioni tali da costituire un pericolo per chi decisamente voleva vincere. Di modo che si può asserire, senza tema di contestazioni, che sull'arco delle trentaquattro giornate che ricoprono la durata dell'intero torneo l'Internazionale è stata la squadra migliore. Ha avuto, ha seguito una linea sua. La quale può essere approvata o riprovata, a seconda dei punti di vista, ma non ha trovato di meglio, nel paese, in fatto di efficienza pratica. La costruzione neroazzurra si è basata su di una difesa del tipo ermetico. Difesa che doveva permettere, ed effettivamente ha permesso, contrattacchi secchi e rapidi del tipo di fiondate. Il suo attacco può anche offrire il destro a critiche: per l'imperfetto grado di forma e di rendimento di qualche suo componente, si può dire. Ma esso ha finito per essere quello che ha segnato il maggior numero di reti — ben 68 — di tutto il lotto. L'Internazionale è una bella squadra, non c'è che dire, anche se è suscettibile di ritocchi e di perfezionamenti. Gli uomini suoi sono saliti tutti o quasi tutti, individualmente, all'onore della squadra nazionale, e collettivamente hanno iEcpslcupHcfarrscbdccpsmgtdcnhstc| raggiunto, meritatamente, il doppio traguardo del campionato nazionale e di quello europeo nella stagione vera e prò pria, dopo di essersi assicurato l il primato intercontinentale. Ed hanno la possibilità di raccogliere ancora altri onori. Dal punto di vista tecnico, è la squadra più meritevole d'Italia. Il verdetto espresso dal campionato è giusto. Senz'altro. Di verdetti, il campionato di quest'anno ne ha espresso uno che va invece considerato per lo meno come doloroso. Ha eliminato il Genoa dalla categoria maggiore. Parecchi fra coloro che rispondono ora ai richiami dello sport sono restii al porgere orecchio ai ricordi del passato. Preferiscono commettere errori per conto proprio, piuttosto che basarsi sull'esperienza e prendere esempio da chi la strada che vogliono percorrere la ha calcata prima di loro. Sono un po' come coloro che vogliono seguire le vie pericolose della montagna, senza guide. Il Genoa è stato una delle glorie del calcio nostro, e, se torna opportuno proprio ora di parlare laudativamente di chi ha vinto l'ultimo campionato, è giusto ricordare chi ha vinto il primo. Questo Genoa sta da tempo seduto sulla posizione raggiunta ora dall'Internazionale: di campionati ne ha vinti nove anch'esso. Il suo declino è cominciato, praticamente, il giorno in cui il danaro ha impo|sto l'impero suo sull'ambiente calcistico nostro. I milioni li ha, ma non li vuole buttare In quello che è pur sempre un giuoco. Ora si impone chi più spende e chi meglio spende. Una grande squadra quest'anno non la ha avuta. E di errori ne ha commessi parecchi. L'orgoglio lo ha portato a sfoderare qualche bella partita proprio in sul finire del torneo. Non è bastato. Come città Genova rappresenterebbe un apporto per 11 calcio italiano: precisamente come nella categoria maggiore lo rappresenterebbe Napoli. La legge, la disciplina dello sport ha voluto che la sua squadra cadesse. L'augurio di tutti suona nel senso che essa trovi nelle sue fonti di energia e di volontà — che sono tante — la forza di risalire. Presto, subito. Animo, Zena! Vittorio Pozzo L'Inter, che ha vinto lo scudetto di campione d'Italia, in una delle sue recenti formazioni: Sarti (da sinistra in piedi), Facchetti, Guarneri, Bedin, Burgnich, Picchi. In basso: Corso, Domenghini, Mazzola, Suarez e Jair

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