Telegramma di protesta del Premio Nobel Chain al Pubblico Ministero che lo ha accusato di Guido Guidi

Telegramma di protesta del Premio Nobel Chain al Pubblico Ministero che lo ha accusato In margine al processo por l'Istituto della Sanità Telegramma di protesta del Premio Nobel Chain al Pubblico Ministero che lo ha accusato Nell'udienza di venerdì il dott. Ricciardi aveva diminuito il valore della testimonianza dello scienziato inglese affermando che egli in Italia si era dimostrato « soprattutto un grande uomo d'affari » - Ieri mattina il magistrato, dando notizia del telegramma, ha detto di ritenerlo offensivo e lo ha inviato al Procuratore della Repubblica - La conseguenza potrebbe essere un procedimento per vilipendio alla magistratura (Nostro servizio particolare) Roma, 8 giugno. Nella sua requisitoria contro gli imputati al processo della Sanità il P.M. dott. Ricciardi, negando ogni rilevanza alle dichiarazioni di alcuni « premi Nobel >, aveva usato dure parole nei confronti di Ernst Boris Chain, « Nobel > per la fisiologia e la medicina. Aveva detto: <Non discuto i meriti del -prof. Chain, ma faccio notare che Questo scienziato è venuto in Italia dimostrando di essere soprattutto un grande uomo d'affari se è vero che, lavorando per l'Istituto superiore della sanità, ha tratto notevoli profitti vendendo alla fondazione Paterno Quei brevetti di alcune sue invenzioni che erano i risultati degli esperimenti compiuti in Italia.... ». Uno dei difensori, il prof. Vassalli, si era alzato per precisare che « il settimanale che ha pubblicato Queste insinuazioni è stato querelato dal professor Chain ed ha dovuto ritrattare quanto aveva scritto... ». Al che il P. M. aveva replicato: <Non mi baso sui giornali. Sono io che dico che la circostanza è provata. In ogni modo Questa è soltanto polemica ». Alla ripresa del processo questa mattina si è appreso che Ernst Boris Chain ha inviato da Londra un telegramma al P. M. dott. Ricciardi. Il testo non è stato reso noto, ma si ha motivo di ritenere che sia piuttosto vivace. All'inizio dell'udienza, prima ancora di riprendere la requisitoria, il magistrato ha annunciato al tribunale: «Ho ricevuto un telegramma del prof. Ernst Chain. Per competenza, l'ho trasmesso al mio superiore, Procuratore della Repubblica». Non ha aggiunto altro: ma è logico ritenere che il proposito è di far esaminare con attenzione lo scritto del prof. Chain per accertare se non vi siano i presupposti per l'inizio di un procedimento penale, probabilmente per vilipendio. In un intervallo dell'udienza poi ha dichiarato: « Ritengo che il contenuto del telegramma sia offensivo per me ». Ernst Boris Chain è tornato a Londra lo scorso anno quan do era da poco scoppiato lo scandalo per la gestione am ministrativa dell'Istituto supe riore della Sanità con l'incri minazione dell'ex direttore generale prof. Domenico Marotta e del direttore generale prof. Giordano Giaco niello. Di origine russa, nato a Berlino nel 1906, trasfe ritosi in Inghilterra nel 1933, per ragioni razziali, Ernst Boris Chain è professore al l'Università di Oxford. Nel 1945 gli venne conferito il premio Nobel con A. Fleming e con H.W. Florey per la flsio logia e la medicina in conseguenza dei suoi studi sull'isolamento e sulla produzione in dustriale della penicillina. Tre anni dopo, nel 1948, accettò l'invito del prof. Domenico Maretta e si trasferì in Italia a dirigere il centro internazionale di chimica microbiologica presso l'Istituto superiore del la Sanità. Quando la procura generale della Corte d'appello di Roma iniziò le indagini sull'Istituto e quando vennero incriminati il prof. Marotta e il prof. Giacomello, fu tra gli scienziati italiani e stranieri ad assumere la iniziativa per protestare sottolineando che era stato possibile raggiungere apprezzabili risultati scientifici soltanto perché i dirigenti dell'Istituto superiore della Sanità si erano comportati in quel modo che per la magistratura costituiva reato. Un mese fa, il prof. Chain scrivendo alla moglie del dott Italo Domenicucci, già direttore amministrativo dell'Istituto ed incriminato anche lui per peculato e falso, ha detto che questo processo non serve davvero ad aumentare il prestigio della scienza italiana che, invece, attraverso l'opera del prof. Marotta e del prof. Giacomello, aveva raggiunto vette elevate. Dopo questo Incidente di cui è difficile per il momento prevedere gli sviluppi (tra l'altro, il prof. Chain ha inviato questo telegramma da Londra), il P.M. ha ripreso la sua requisitoria che si sta prolungando da tre udienze e che si prolungherà per altri due giorni. Oggi l'accusatore ha affrontato l'esame dei reati contestati al prof. Marotta e al prof. Giacomello per avere disperso il denaro pubblico sovvenzionando enti privati e fondando taluni centri di studio. «Si può facilmente costatare — ha osservato il P.M. — che il prof. Marotta si è preoccupato di sovvenzionare enti nei quali egli aveva un particolare interesse. Per esempio: ha dato 15 milioni e .100 mila lire alla " Accademia dei 1)0 " della quale egli era segretario generale; ha dato 18 milioni e 730 mila lire alla Società Chimica Italiana di cui era presidente e ai periodici "Gazzetta Chimica Italiana" e "Annali di Chimica" di cui era direttore. Inol¬ tre il prof. Marotta ha fatto stampare 32 mila cartoncini per gli auguri natalizi spendendo oltre mezzo milione di lire; ha creato la Fondazione Paterno alla quale ha ceduto brevetti di prodotti frutto di esperienze compiute nei laboratori dell'istituto; ha creato i centri di studio che erano degli enti fittizi ma servivano soltanto a ricevere quello che invece spettava all'Istituto superiore della Sanità; ha usufruito di una automobile con autista e benzina anche quando non era pili direttore ge¬ nerale. L'allora ministro onorevole Giardino ha detto che in quel periodo il prof. Marotta non aveva ancora ultimato le consegne al suo successore prof. Giacomello. Siamo dolenti di non credere alla versione del ministro. Il professor Marotta si interessava allora dei rendiconti dell'istituto, ma soltanto come presidente della Fondazione Paterno ». Il P. M. dott. Ricciardi proseguirà la sua requisitoria domani. Guido Guidi Il «Premio Nobel» prof. Ernst Boris Ghain (Telefoto)