L'arte nata dalla Resistenza europea nella grande mostra che si apre oggi a Torino di Marziano Bernardi

L'arte nata dalla Resistenza europea nella grande mostra che si apre oggi a Torino Un importante avwnimenta aita Galleria d'arte maderna L'arte nata dalla Resistenza europea nella grande mostra che si apre oggi a Torino Opere provenienti da tutti i Paesi testimoniano la lotta per la libertà dal 1920 al 1945 - Sono presenti Klee, Chagall, Max Ernst, Picasso, Henry Moore, gli americani Ben Shan e Siqueiros - Fra gli artisti italiani Birolli, Mafai, Fazzini e Guttuso, con la grande «Crocifissione» La grande mostra «Arte e Resistenza in Europa » s'è trasferita da Bologna a Torino e si apre questa mattina alle 11 nella. Galleria civica d'arte moderna con un discorso del professor Cesare Gnudi, soprintendente alle Gallerie bolognesi. Non ne parlammo il 26 aprite, quando l'inaugurarono a Bologna Pietro Nenni e Ferruccio Porri, per non « bruciare» giornalisticamente l'avvenimento torinese, eh'è di eccezionale rilievo. Ma giova ricordare che la rassegna dedicata al tema della Resistenza da 21,5 artisti di 18 nazioni con circa 600 pitture, sculture, disegni, nacque da una concomitanza di iniziative e di programmi contemporaneamente nelle due città; e dal lavoro di una commissione esecutiva composta da Francesco Arcangeli, Gian Carlo Cavalli, Giuseppe D'Agata, Raffaele De Grada, Mario De Micheli, Cesare Gnudi, B'ranco Bussoli, Franco Solmi, Antonello Trombadori, Vittorio Viale. Soltanto a Bologna e Torino, dunque, il privilegio in Italia di presentare la grandiosa esposizione che VII luglio sarà sciolta. Quale l'assunto di questa mostra che si propone ai giovani come Insegnamento storico e impresa di educazione civile e morale, ed agli anziani come commossa rievocazione di luoghi, di fatti, di persone, di lotte e di sacrifici tutti accomunati in un'idea di libertà e dignità umana, e ancora intrisi — per ripetere le parole profetiche dì un condottiero sommo — di lacrime, sudore e sangue? L'ha indicato succintamente Cesare Gnudi: raccogliere da tutti i paesi d'Europa, comprendendo però anche la produzione di quei molti artisti americani che sentirono il problema della Resistenza europea come un problema proprio (e basti citare Ben Sìiann e David-Alfaro Siqueiros, o gli americanizzati Max Ernst ed Hans Richter), quanto l'arte figurativa ha creato nel clima spirituale delVantinazismo, dell'antifascismo, della Resistenza e della guerra liberatrice nel periodo fra il 1920 circa ed il 19^5. Bon questi i limiti tempora (i della rassegna con l'unica eccezione del dipinto (191,7) di Picasso dedicato « Aux espagnols morts pour la France »; e ognuno allora ne desume subito come il concetto dell'opposizione alla dittatura e alla violenza risalga a un'epoca che per molti poteva sembrare ancora aperta a compromessi ed a patteggiamenti, mentre i pochi uomini di più vigilante sensibilità già presentivano i lunghi anni di odiosa servitù, e la ventura immane ctqcstfrddstoie catastrofe. A questo proposito è significativo, più di tanti quadri dal bersaglio incerto e confuso, un secco e nitido disegno di Scalarmi per i'Avan ti! Vi si vedono soltanto le in ferriate, di dodici celle carce rane, contrassegnate da do dici numeri, e davanti una domia discinta che grida: « Re stituite i sepolti vivi alla vita! ». Grido tremendo che per oltre vent'anni sarà ripetuto invano da milioni di europei e la cui eco sarebbe illusione creder spenta oggi in miliardi di uomini di tutto il mondo. Quel palmo di carta, modesto risultato artistico, è in un certo senso della stessa efficacia morale dell'immrnso cartone d'arazzo che Jacqueline Durrbach de la Baume ha tratto dal più celebre dipinto contemporaneo, Guernica di Picasso, e che accoglie con la sua orrenda visiono di martoriate e frante il visita-] tore all'ingresso della. Mostra. Sono i due poli opposti della rappresentazione: veristico racconto o simbolo della realtà: ma entrambi composti dalla fantasia artistica per il medesimo scopo, la protesta, l'indignazione, il furore e la speranza. Sono le due direttrici lungo le quali si svolge questo poema di ribellione e dì pianto. Da paese a paese, da artista ad artista, pensiamo tuttavia ch'esso canti più alto e persuasivo quando la narrazione cruda, spietata e tragica prevale sull'allusività ironica alla Klee, o patetica alla Chagall, o surrealistica alla Ernst. I foglietti che Birolli andava disegnando nel '!,!, al ritorno dalle sue peregrinazioni nelle campagne lombarde con la memoria atroce del partigiano impiccato o della contadina violentata e assassinata nel fosso, restano tuttora una cronaca drammatica che, se non altro per le intenzioni, può avvicinarsi ai « Disastri » di Goya. Mentre alcune Fantasie di Mafai, benché nate dall'interna ribellione morale, restano allo stato di t bella pittura », no7t fanno « storia » come i disegni dei campì dì morte tracciati da Carpi, da Biasion, da Sassu, ila Vcspignani ed altri. Il quasi astrattismo dì Vedova è impotente a dire quel che ci dice Cagli o Mucchi Guttuso o Treccani, Leoncino o Fazzini col suo stupendo Fucilato. Ci sembra insomma che in questa mostra, così nobilmente improntata ad alta dignità morale, occorra distinguere ciò che fu davvero «azione» artistica da ciò che fu. più che a*-|Ptro, « pretesto » d'arte. Senza dubbia i fascisti che smgvddaserrs"'uTociglvDesgccetpdczprcs«dstsgmttHcdtrssbztvlrsaccoglievano e premiavano a Bergamo la grande Crocifis- rc Pietà n morta (l sione di Guttuso erano dei famosi imbecilli se non s'accorgevano dei fermenti che covavano nello scandalistico quadro dalla Maddalena nuda e dal Ladrone di fuoco. Ma era ancora una Resistenza larvata, spinta al margine del rischio e non oltre; la Resistenza vera, per il Guttuso pittore, sarebbe giunta più tardi, con le scene delle Fucilazioni, di cui una bellissima è al Museo di Torino. Dove si possono fare altre osservazioni, alquanto penose, circa la libertà e la costrizione ntellettuale in relazione ai regimi politici. Si veda l'eccelente, notissimo quadro del sovietico Alexandr Deineka, la Difesa dì Pietrogrado, del 1928, e l'altro, la Difesa di Sebastopoli, del 191,2. Al primo, spoglio, incisivo, emblematico, poco manca per esser quasi un capolavoro che riassuma le esperienze della moderna pittura russa da Kandinsky in poi. Il secondo, obbediente al dogma del neo-realismo ufficiale socialista, è un'illustrazione da settimanale « per il popolo ». L'arte è fuggita. E' rimasto il programma politico, un programma che sbava su numerose «proteste» e « denunce » figurali dei paesi d'oltre cortina. Perché se il tema della mostra è della « Resistenza. », di tutte le « Resistenze » compreso il meraviglioso coraggio degli umili, delle masse anonime — e allora splendono le testimonianze grafiche lasciate dal grande scultore inglese Henry Moore dei londinesi accucciati a migliaia, nei rifugi della metropolitana sotto la tempesta delle V 2 — in essa rifulge un altro tema che ne spiritualizza persin le scorie fisiche. Ed è il tema della « Libertà» del pensiero e dell'azione dell'uomo, il tema cantato dal poeta Eluard i cui versi vittoriosi sono tessuti sull'arazzo di Lurcat, a riscattare con una luce intangibile tante immagini di orrore e di strazio dove al duro detto re una speranza di fraterna carità. Marziano Bernardi Un'opera di Picasso esposta alla mostra della Galleria di arte moderna sulla Resistenza in Europa