Monumento ai partigiani caduti per la libera repubblica dell'Ossola

Monumento ai partigiani caduti per la libera repubblica dell'Ossola Monumento ai partigiani caduti per la libera repubblica dell'Ossola Il cippo eretto alla memoria di Alfredo Di Dio, comandante della divisione «Valtoce» e del colonnello Attilio Moneta, Medaglie d'oro della Resistenza (Nostro servizio particolare) Domodossola, 5 giugno. Pioye, e la strada da Malesco a Finero è stretta e tutta curve; la nebbia scende a lambire la nuda parete di roccia grigiorossa che incombe a monte; a valle, oltre il muretto di protezione, c'è lo strapiombo del torrente con l'acqua gelida e verdastra che fa mulinelli e cascate. Il paesaggio è immerso in un silenzio desolato; ad un gomito della strada, oltre la galleria, ci sono le Bocche di Finero dove si apre la Valle Cannobina: è lì che, nell'ottobre 191,1,, Alfredo Di Dio ed Attilio Moneta, della divisione partigiana € Valtoce », caddero uccisi dai nazifascisti ed è lì che domani mattina il senatore Ettore 'ribaldi — che fu presidente della € repubblica dell'Ossola » — scoprirà il monumento al partigiano, eretto a ricordo delle due Medaglie d'oro della Resistenza e dei morti della battaglia di Finero. Alfredo Di Dio ha 21, anni quando arriva in Ossola a combattere con i partigiani. E' nato a Palermo, figlio di un questore siciliano. Bell'uomo, coraggiosa e severo, proviene dall'Azione Cattolica. Ha un fratello, Antonio di 21 anni; sono fuggiti insieme dall'esercito l'S settembre e qui formano una delle i .ime bande partigiane dell'Ossolano che. all'inizio del 19!,ì. si fonde con la formazione del « capitano » Filippo Beltrami. Poi, nella battaglia di Megolo del 13 feb¬ braio. Antonio Di Dio muore e con lui cadono il sedicenne Gaspare Pajetta, Citterio e Beltrami. Alfredo, rimasto solo, costituisce un nuovo reparto, quella divisione « Valtoce » che, in settembre, libera Domodossola e fa nascere la libera repubblica sotto l'occhio benevolo degli alleati e del governo di Roma convinti che la fine della guerra sia questione di settimane. Ma nell'autunno 19U la « repubblica dell'Ossola » agonizza. Nata in quell'estate di grandi speranze — quando Firenze era insorta cacciando i tedeschi, gli alleati erano sbarcati in Normandia ed i sovietici passavano all'offensiva nella Prussia Orientale — ora quel piccolo territorio libero nel cuore del Piemonte occupato dai nazifascisti sta morendo. Con la cattiva stagione, infatti, gli anglo-americani si sono impantanati sulle balze dell'Appennino tosco-emiliano ed è svanita la possibilità di un rapido crollo tedesco in Italia. La * repubblica dell'Ossola», per gli alleati, non serve più. Il 10 ottobre l'attacco nemico è scatenato. Al primo urto lo schieramento partigiano non resiste, il fronte va. in pezzi, i morti sono decine. La mattina del 12 ottobre piove come oggi quando Alfredo Di Dio divide di andare alle Bocche di Finero. Parte sulta'verchia *Ar dea» pilotata dall'ufficiale ca nadese George Patterson con lui salgono il ecolonnello Attilio Moneta, cinquantenne, di Malesco, suo ufficiale di collegamento con la Svizzera, il tenente Franco della divisione cValgrande Martire» e un nipote di Moneta, Cerutti. La strada è deserta; Finero — avvolta dalla nebbia — è spopolata; gli abitanti, allo scoppio della battaglia, si sono rifugiati sui monti. A duecento metri dalla galleria Alfredo Di Dio fa fermare e scende. A piedi, seguito dagli altri, si dirige verso le Bocche: è il comandante che raggiunge i suoi uomini. Ma sulla roccia sono appostati i fascisti. La < Broda» scaglia una ìirima raffica: Moneta è fulminato al cuore. Di Dio — colpito al ventre — si abbatte. Muore con Di Dio anche la libera « repubblica dell'Ossola ». r- s#