I frequentatori del Casinò di Sanremo diminuiti di 140.000 in quattro mesi

I frequentatori del Casinò di Sanremo diminuiti di 140.000 in quattro mesi I frequentatori del Casinò di Sanremo diminuiti di 140.000 in quattro mesi Da gennaio ad aprile le presenze sono state 260 mila contro le 400 mila dello stesso periodo del '64 - Gli introiti sono scesi di oltre 324 milioni (Dal nostro inviato speciale) Sanremo, 5 giugno. Stamane il vice-sindaco di Sanremo, avv. Silvio Dian, — data l'assenza del sindaco Cugge partito per Roma — ha ri-i cevuto 1 rappresentanti della' Cgil, della Cisl e della Uil che hanno protestato concordemente contro la società Ata (Attività turistico-alberghiera ) concessionaria della gestione del Casinò municipale, la quale ha chiesto di poter licenziare 92 dipendenti. • La cifra è forte, ma forse è stata buttata là come un massimo sul quale trattare. D'altronde, ove si pensi che essa riguarda soltanto il personale fisso composto di trecentocinquanta persone, non si vedrebbe come, dopo una simile falcidia, il Casinò potrebbe far fronte alla sua gestione normale, se già adesso non è in condizione di recuperare le giornate di ferie non godute. L'argomento essenziale del- l'Ata è quello di una forte diminuzione degli introiti nella gestione dei primi quattro mesi di quest'anno, specificata in 260.000 presenze contro 400 mila dello scorso anno per lo stesso periodo di tempo, con un minor introito di circa 324 milioni e mezzo. A ciò va aggiunto pure un tracollo delle mance, valutato intorno a 135 milioni di lire e che spettano al concessionario nella misura del 46%. Inoltre, mentre l'Ata parla di « legittima difesa » di fronte ad un pericolo ch'essa considera mortale, i sindacati parlano di assoluta «illegittimità» del provvedimento facendosi forti dell'art. 11 del capitolato d'oneri accettato dall'Afa nell'ottobre '63, quando succedette a se stessa in un'asta pubblica. Il capitolato, tuttora in vigore, impegnava l'Ata a < mantenere in servizio » il personale riconoscendone la continuità dei rapporti di lavoro con il godimento delle condizioni retributive, normative e previdenziali in atto. Sennonché lo stesso art. 11 diceva pure che « eventuali licenziamenti da parte del concessionario » dovevano « essere motivati da giusta causa a termini del vigente contratto di lavoro e degli accordi confederali in quanto applicabili ». E la società Ata considera non più « applicabili » il contratto di lavoro ed accordi pelle mutate condizioni di mercato che costituirebbero quindi una « giusta causa » di alleggerimento del personale. I sindacati hanno fatto presente al vice sindaco che dalla concessione in poi l'Ata non ha mal sostituito con nuovi elementi i deceduti o I pensionati, o chi comunque non le era più a carico. Inoltre alla fine del 1964 un'altra ventina di persone se ne andranno. L'alleggerimento della gestione dovrebbe quindi essere considerato sufficiente. Nessuno mette in dubbio che la situazione dell'Ata sia epesante» e l'inconveniente era stato previsto fin dall'ottobre '63, per quella che chiamano « sconsiderata > od anche < assurda» offerta dell'83,20% delle vincite lorde decadali al Comune. L'asta era stata aperta con un minimo del 73% che il Comune e lo Stato avevano quindi considerato come ragionevole. Se l'Ata pensò di spingersi cosi in alto è perché in sostanza una certa mitigazione degli oneri capitolari riduceva la quota effettiva a circa il 78%, ed anche perché lo sviluppo del gioco e gli introiti sembravano in continuo aumento, come ne fanno fede le seguenti cifre: 1960: 2 miliardi 437 milioni 562.000 lire; 1961: 3 miliardi 39 milioni; 1962: 3 miliardi 550 milioni; 1963: 3 miliardi 630 milioni. A ciò, andavano aggiunte le mance in misura proporzionale, le quali, per quanto incerte, raggiungono quasi sempre un terzo del profitto. Con un si' mile incremento, e ferme restando le spese (eccettuati i piccoli scatti di anzianità già precalcolati), si poteva anche commettere qualche « impru denza», come quell'83,20 °fo. Viceversa, con il 1984 ecco un primo campanello d'allarme: l'incasso è di 3 miliardi 367 milioni e 90.000 lire, inferiore quindi anche al 1962. Ed ecco poi il 1965 con un precipizio secco. Le ragioni? La prima è attribuita alla minor disponibilità di denaro per cause congiunturali, la seconda è il progressivo strangolamento della zona per le comunicazioni difficili (la minaccia di Caprazoppa, il mai attuato ripristino della CuneoNizza); la terza, che qualcuno mette anche in prima linea, è la tassa governativa di lire 3500 al giorno più 800 d'ingresso, la quale pure se alleggerita di 2000 lire che la gestione restituisce sotto forma di gettoni particolari che bisogna « perdere >, è antipopolare, e spinge molti verso i Casinò della Costa Azzurra dove l'ingresso è di 200 vecchi franchi. Il vice-sindaco, dopo aver ascoltato i rappresentanti dei lavoratori del Casinò ha promesso che la giunta studierà profondamente il problema. Dopo di che, al ritorno del sindaco previsto il 7-8 corrente, si vedrà quali rimedi escogitare. a. a

Persone citate: Cugge, Silvio Dian

Luoghi citati: Roma, Sanremo