I bimbi di Gardolo
I bimbi di Gardolo L'appuntamento di «Specchio dei tempi» I bimbi di Gardolo Deviazione dal tracciato della tappa per salutare i piccoli amici del ciclismo - Sulk lavagna stava scritto: «Venerdì fare silenzio, altrimenti sabato non si va a vedere il Giro » - Bandierine tricolori (Dal nostro inviato speciale) Lamar, 5 giugno. A pochi chilometri da Trento, Lamar e Gardolo, quasi ai piedi della Paganella, c'è la scuola di Spini Ghiaie. Sorge isolata, in mezzo al verde della campagna, ospita una maestra, un maestro e quaranta bimbi, scolare e scolari delle cinque classi elementari. Il maestro — un marchigiano ancor giovane, il signor Fernando Mandò, che da sei anni è in Trentino — ed i bimbi sono nostri amici, rapporti di affettuosa cordialità vennero allacciati nel 1961, al tempo delle celebrazioni dell'Unità d'Italia. La vicenda è semplice, tenue, gentile ed è raccolta con diligenza in una cartella che ha il titolo « Storia vera di una bella bandiera, di un giornale generoso e di una scuola povera ». Che cosa racconta la « storia vera »t Racconta che, nel 1961, i bimbi lessero su «La Stampa » un articolo in cui il sindaco di Torino, avv. Peyron, invitava ad esporre il tricolore. I bimbi, la bandiera non l'avevano. Scrissero una letterina allo «Specchio dei tempi » e l'ottennero. Fu Vinizio di un periodo felice. I ragazzi vennero a Torino per visitare l'Esposizione e si trattò di un avvenimento, il ricordo del viaggio è documentato con rigida precisione, ed oggi i i bocia » della prima, della seconda e della terza classe guardano con rispetto e con un pizzico d'invidia i ragazzi della quarta e della quinta: è lo stupore fanciullesco di citi allora era troppo piccolo nei confronti di chi visse quella che sinceramente viene ritenuta una grossa avventura. L'amicizia con la scuola di Spini Ghiaie è nata cosi e mai si è interrotta, sostenuta ogni tanto da una corrispondenza discreta. I piccoli trentini avevan preso l'abitudine di narrarci'la loro esistenza, ci esponevano i loro problemi, ci ani 'cipavano le loro speranze: I speranze buone, di cose lievi, ogni di bimbi di sei, di sette, di otto anni. Bolle d'aria, stan 7io su con un niente. Avevano interessi pronti, vivaci. Una volta, nel '62, passò il Giro d'Italia vicino alla scuola e in blocco si allinearono ai bordi della strada. Inalberavano un cartello: « Dieci con lode a tutti! Tutti campioni! » e ne parlarono la radio ed i giornali. La corsa ciclistica — i corridori, la carovana del seguito — aveva fatto presa sulla fantasia cosicché, quando venne annunciato il tracciato del Giro del '65 ed il Giro tornava a transitare accanto alla scuola di Spini Ghiaie, nelle due aule suonò una specie di mobilitazione generale. I bimbi si misero al lavoro, costruirono cartelli giganteschi — che univano insieme Dante, la guerra del '15-'18 ed il quarantottesimo Giro d'Italia. Una gioia, questo appuntamento così a lungo pregustato. E scrissero agli amici de «La Stampa», t;oleuano c7ie gli inviati si fermassero un attimo, un attimo appena. Il tempo di guardarsi in faccia, nient'altro. Gli rispondemmo di sì, avremmo portato altre bandierine e, se la corsa fosse transitata con l'andatura stanca dei momenti di calma, forse persino la Maglia rosa avrebbe rallentato per scoprire e per salutare i suoi nuovi tifosi. Un mese è durata l'ansia, poi le prime voci hanno preso a circolare. Il maltempo imperversava, forse sarebbe stato necessario mutare il percorso di alcune tappe, proprio il percorso della tappa dei bimbi di Lamar. Maestro e scolari non si sono persi d'animo, la speranza è pianta dalle radici tenaci. Poi, la delusione: il Giro cambiava rotta, nessuno avrebbe ammirato cartelloni, fiori e bandiere. Noi non abbiamo voluto mancare all'appuntamento, e stamane di buon'ora abbiamo lasciato a Bormio la carovana per portarci a Spini Ghiaie. Una parentesi serena e lieta, un'ora trascorsa in letizia. Abbiamo donato le bandierine tricolori, ci hanno regalato in cambio i loro disegni ingenui, tanti ciclisti che correvano a rotta di collo, tanti evviva per il trionfatore Adorni, senza dimenticare però gli sconfitti. Erano felici, dimenticavano la delusione, nessuno guardava la lavagna dove il signor maestro aveva scritto: « Si raccomanda venerdì di far silenzio e di ubbidire, altrimenti sabato non si va a Lamar a vedere il Giro d'Italia». Con la naturale fiducia dell'età, sostenevano convinti: <Il prossimo anno di questi storni non ci sarà la neve sulle montagne, la corsa passerà di qui. Tornerete da noi». Un tipo preciso, sei anni, un ciuffo di capelli rossi ad incorniciare un volto dipinto di lentiggini, ci tirò per la giacca. Ci disse: « E un'altra volta, non dimenticarti i ciclisti. Oggi non c'erano ». Gigi Boccacini
Persone citate: Gigi Boccacini, Peyron, Sorge, Spini Ghiaie
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