Tutto di vetro il nuovo Regio di Gabriella Poli

Tutto di vetro il nuovo Regio Le prime anticipazioni sul futuro Teatro lirico di Torino Tutto di vetro il nuovo Regio Intervista con i progettisti Carlo Mollino e Marcello Zavelani Rossi - Oltrepassato il portico di piazza Castello, il pubblico si troverà di fronte un edificio trasparente - Il palcoscenico potrà essere avanzato al centro della platea, con gli spettatori a cerchio tutto intorno - La sala servirà anche alla prosa, al cinema e ai congressi - Il progetto di massima sarà pronto entro 4 mesi H progetto di massima del itoRegio dovrà essere pronto tra 4 mesi. Il Consiglio comunale, su proposta del sindaco prof. Grosso, lo ha affidato al prof. Carlo Mollino, titolare della cattedra di composizione architettonica al nostro Politecnico, e all'ing. Marcello Zavelani Rossi di Milano, affiancati dagli architetti Carlo Graffi e Adolfo Zavelani Rossi. Come sarà il futuro Regio? Il prof. Mollino premette: «Concepisco il teatro come un organismo industriale, dove si deve produrre lo spettacolo con il minimo della spesa di gestione». Accantonati i concetti aulici, il Regio dovrà rispondere ad esigenze precise: occupare un'area più ristretta rispetto al precedente progetto, riducendo i posti (da 2500 a 1800), ma non i servizi; subordinarsi alla esistenza del «muro» verso piazza Castello che costituiva il fianco del vecchio teatro, inserendo la sua molo in un ambiente architettonico senza disturbarlo; consentire al pubblico di ascoltare e di vedere perfettamente da qualunque posto. Infine, conciliare la tendenza tradizionale per cui si guarda lo spettacolo attraverso la « finestra » del palcoscenico, con quella moderna che vuole il pubblico a diretto contatto con la realtà artistica. Primo, arduo problema, la facciata. C'è il famoso «muro» verso piazza Castello, opera di Benedetto Alfieri, che è intoccabile; dietro a questo e a brevissima distanza dovrebbe elevarsi il prospetto del teatro. Per evitare lo scontro di due architetture, sarà adottata una soluzione inattesa e geniale. Spiega il prof. Mollino: « Oltrepassato il portico di piazza Castello, la gente si troverà in una piazzetta (con accessi anche da via Verdi) ma non andrà ad urtare contro una seconda facciata, perché il teatro non l'avrà. Sarà inte ramente di vetro, e nella trasparenza, si vedrà muovere la vita all'interno. La stessa vi sione avranno coloro ohe, stando in piazza Castello, guarderanno attraverso i varchi del porticato ». All'interno sarebbe forse sta ta preferibile una «colata» unitaria di posti degradanti verso il boccascena. Motivi economici e rispetto degli usi to rinesi hanno suggerito al Consiglio comunale di chiedere che ci sia almeno una fila di pai chi. « Avremo dunque in una cavea ellittica, una continuità ascendente di posti, interrotta da un ordine unico di palchi». Secondo la vecchia concezio ne, che obbediva anche a limitate possibilità strutturali, «il teatro era una somma di atri sale, aìiditi, corridoi. I sistemi costruttivi di oggi ci permettono di semplificare: progetteremo una organizzazione " eia stica " con piani sovrapposti di distribuzione del pubblico nei vari piani di carico del teatro, senza nessun ripiego ». Per spiegarsi meglio, il prof Mollino fa l'esempio di una stazione aerea, che attraverso le piattaforme immette i viaggiatori alle linee di partenza Precisa: * Teniamo conto che il teatro c un luogo dove si riceve un fatto dello spirito; nulla vi deve essere squallidamente concepito. Il Regio avrà dunque ampi foyers comuni canti c assolverà anche il compito di " preparare " il pubblico all'opera d'arte offrendogli quello " spettacolo nello spettacolo ' costituito dalla gente che fre que.nta il teatro ». Si è discusso all'infinito: teatro per sola opera lirica o teatro polivalente? Il Regio sarà l'uno e l'altro: «Avrà un palcoscenico di misure tradizionali per consentire la rappresenta zione dell'opera lirica classica con gli eventuali scambi di scenari fra teatri. Ma avrà anche la possibilità di avanzare il palcoscenico " nella sala " e di situare gli spettatori a cerchio tutt'intorno. Risponderà di volta in volta alle esigenze di ogni spettacolo, anticipando anche quelle future. Potrà ospitare l'opera, la prosa, il cinema Persino assemblee di tipo par lamentare ». Tutti sanno quanto sia deprimente trovarsi in una sala mezza vuota. Per le rappreseli fazioni che prevedono un ri stretto numero di spettatori t previsto un sipario mobile: «chiuderà il teatro alla linea dei palchi, dimezzandone la ri cettività -i. Come sarà risolta la parte decorativa? «Niente antiqua riato — dice il prof. Mollino — e nessun compromesso tra vecchio e nuovo. Cercheremo 'di esprimere il nostro tempo creando un ambiente consono alla dignità dello spettacolo e valendoci dei mezzi che sono propri del linguaggio dell'architetto: forma, colore, superfìoi. Troveremo il modo di dar calore e autorità al teatro evitando il pericolo di farci scliiacciarc dalla funzionalità». Chi conosce l'Auditorium di Torino, realizzato dal futuro autore del Regio, è in gra do di comprendere che cosa voglia dire, con queste parole il prof. Mollino a cui la Camera di Commercio ha affida necostdimntrvrdndpgtrcipretrzdsdpsulomsdMpd«dgcctzntict—pGmpcedtplsdpttrltdnfizm—sds ne della sua nuova sede. L'ing. Zavelani Rossi che condividerà con il professionista torinese il difficile compito di restituire a Torino il suo maggior teatro dopo trent'anni di attesa, ha progettato — tra l'altro — i teatri di Ginevra, Lugano, Taormina. Ci ha dichiarato: «Il teatro di Ginevra è stato definito all'atto dell'inaugurazione nel '63 il più. moderno del mondo; il Regio potrà essere il meglio attrezzato d'Italia». Poi ha tracciato brevemente i problemi principali che dovranno essere affrontati e risolti. «La progettazione di un teatro ha per presupposto la creazione di un organismo rispondente in ogni dettaglio alla sua funzionalità. Il centro produttore dello spettacolo è il palcoscenico. La originalità dei suoi servizi determina il livello artistico degli spettacoli, come determina il costo della gestione. Il progettista deve quindi disporre tutti i mezzi op- portimi perché gli artisti che daranno vita al teatro — tra cui scenografi, registi, direttori d'orchestra — possano esprimersi con la massima libertà». Osserva: «Con queste premesse è chiaro che il progettista non crea per sé, ma per gli altri; deve operare con assoluta umiltà se vuole operare bene ». L'ing. Zavelani Rossi enumera i compiti più importanti del progettista che cura la tecnica del teatro: tener conto delle dimensioni della scena, a partire dal boccascena, per proporzionare tutti gli altri servizi con un'adeguata previsione degli scenari da manovrare e da depositare, del numero delle persone — comparse, coristi, ballerini, operai — che vi agiscono. Disporre i mezzi meccanici per facilitare il lavoro durante lo spettacolo, consentire la predisposizione delle scene più complesse, ridurre ai limiti più ristretti il tempo occorrente per cambiarle. « Insomma — conclude — il progettista deve amalgamare in un'armonica distribuzione, spazi e volumi, parti meccaniche e movimenti, luci, impianti acustici, di sicurezza, di condizionamento e di riscaldamento e inoltre sistemare artisti e masse secondo una gerarchia di necessità. Attraverso il boccascena la disposizione del palcoscenico sì riflette poi nella sala, dove devono far riscontro alcuni servizi essenziali, come quello dell'illuminazione della scena, il volume e la forma corretta per una buona acustica, una perfetta visibilità da ogni posto ». Il prof. Mollino e l'ing. Zavelani Rossi si divideranno impegni e responsabilità, armonizzeranno esigenze architettoniche e tecniche, estetica e funzionalità. Basteranno 4 mesi per il progetto di massima, e poi altri 3 per quello esecutivo? «Lavoreremo giorno e notte — dicono — ma contiamo di riuscirci ». Gabriella Poli

Persone citate: Adolfo Zavelani Rossi, Benedetto Alfieri, Carlo Graffi, Carlo Mollino, Marcello Zavelani Rossi, Zavelani Rossi

Luoghi citati: Ginevra, Italia, Lugano, Milano, Taormina, Torino