Israele, tra la pace e la guerra

Israele, tra la pace e la guerra Xuzioni ostili circondano il piccolo Si ut» ebraico Israele, tra la pace e la guerra Il paese teme un attacco degli arabi e si prepara a fronteggiarlo - I comandi militari dedicano le massime cure ai paracadutisti e all'aviazione - In una base segreta presso Tel Aviv, caccia supersonici in stato d'allarme 24 ore su 24 possono levarsi in volo entro 30 secondi - L'industria bellica non produce tuttavia soltanto armi: prepara i tecnici di domani, esperti di elettronica e di meccanica (Nostro servizio particolare) Tel Aviv, 2 giugno. Il vecchio quartiere di Giaffa arroccato sopra il porto è un po' il Montmartre o il Saint-Germain-desPrés di Tel Aviv. Vi si trova qualche buon ristorante e dei locali notturni che non hanno nulla da invidiare alle caves più famose della rive gauche a Parigi. Israele si imborghesisce. Si dice che il bar di un grande albergo di Tel Aviv raccomandi ai clienti di vestire giacca e cravatta; fino a due anni fa un'iniziativa del genere era inimmaginabile. Israele invecchia, ma nessuno degli elementi storici, geografici o politici, che fanno di questo paese un centro di raccolta e un campo trincerato e lo costringono a « prepararsi a vincere la guerra pur non perdendo la pace », appare fondamentalmente mutato da 17 anni. La povertà esige economie, la guerra impone sprechi. Niente è più istruttivo, a questo proposito, della visita alla stazione di pompaselo delle acque del Giordano. Tagfa, sulla sponda occidentale del lago di Tiberiade, non è a prima vista che un boschetto di eucaliptus e di alloro at torno ad un trasformato re elettrico. Bisogna penetrare profondamente nella montagna vicina per scoprire la stazione. Ci sono voluti quattro anni e 2 milioni e mezzo d'ore lavorative, 50 milioni di metri cu' ' di cemento armato e 75 miliardi di lire per installare le tre gigantesche pompe che prendono l'acqua nel lago a 500 metri dalla riva e la immettono nella rete di tubi e di canali (per una lunghezza di 130 km.) che sboccano alla periferia di Tel Aviv. Due delle tre pompe sono entrate in funzione l'estate scorsa: hanno già portato a Tel Aviv e di qui — attraverso la stazione di Yarkon — nel deserto del Negev, 100 milioni di metri cubi d'acqua. Tagfa è una vera fortezza concepita per resistere ai colpi dei cannoni siriani che la dominano dalla sponda opposta del lago e persino —: si dice — ai proiettili atomici. Ai limiti dell'aeroporto di Tel Aviv-Lod, sorge da dodici anni un'industria aeronautica di non trascurabile importanza: la Israel Aircraft Industries, che oggi impiega 4 mila persone Società statale creata allo scopo di dare lavoro agli immigrati ed una certa in dipendenza all'aviazione mi litare, essa si è dedicata agli inizi alla revisione e alla riparazione degli apparecchi. In seguito ha comin ciato a costruire, su licenza, l'aereo francese da addestramento Potez Magister; oggi lavora per l'aviazione francese e americana, e fabbrica alcune parti del Mystère 20. Il 70 per cento del volume degli affari della Israel Aircraft è costituito da commesse militari, ma gli stabilimenti bellici della società sono contemporaneamente un banco di prova per attività civili di prim'ordine: l'elettronica, per esempio, o la plastica. Anche la scuola aeronautica di Haifa contribuisce notevolmente alla formazione tecnica dei giovani. Ogni anno accoglie alcune centinaia di ragazzi dai 15 ai 18 anni cui fornisce — in dodici mesi — una buona specializzazione nei campi della meccanica e dell'elettronica, che essi potranno mettere a profitto nella vita civile. Dalla sua istituzione (1950), la scuola di Haifa ha creato più di 10 mila tecnici che oggi lavorano in tutto il paese. A sentire gli insegnanti — civili e militari — degli istituti superiori israeliani, gli imperativi della difesa nazionale non sono più che un'occasione per completare i quadri tecnici di un paese in via di sviluppo. E tuttavia sarebbe un errore dimenticare che la guerra rimane l'orizzon te temuto cui si riferisco no i responsabili politici di Israele, a qualunque live! lo li si avvicini. Eccoci in una base aerea in « qualche parte » a sud di Tel Aviv. Ventiquattr'ore su 24, in 30 secondi, una pattuglia di Mirage-IIIC cavl'tabunlatiS« tarlikplosliggcsvgACcntaIaatciE« carica di bombe è pronta a volare a 2000 km. l'ora sull'Egitto o sulla Siria, lontani dieci o venti minuti. La base è mimetizzata: sembra un parco, i cui viali appaiono tuttavia un po' troppo larghi e troppo ben asfaltati. Mirage, Mystère, SuperSabre, Vautour, Magister « vivono » qui all'aria aperta nascosti sotto gli alberi o dissimulati nei prati. Circondata da paesi ostili, Israele ha — lungo 100 km del suo territorio — una profondità di soli 17-25 chilometri. Queste condizioni spiegano la sua politica militare. « Per noi, non c'è gran differenza tra strategia e tattica»: ciò significa che, data l'esiguità del paese, perdere una battaglia vorrebbe dire perdere la guerra. « La difesa di Tel Aviv è sulla verticale del Cairo»: in altre parole, in caso di attacco, gli israeliani si sforzerebbero di portare la guerra in territorio arabo. Queste esigenze inducono Israele a dare la priorità alle armi offensive: carri armati, paracadutisti e naturalmente l'aviazione. Secondo stime di Tel Aviv, i paesi arabi confinanti — Egitto, Siria, Giordania e Libano — dispongono di 500 aerei da combattimento. Attingendo all'arsenale sovietico. l'Egitto sta per aggiungere ai caccia Mig 17, 19 e 21, ai bombardieri Tu-16 e 11-28, agli aerei da trasporto An-12 e Il-Hf, agli elicotteri Mil-6, batterie di missili terra-terra con una gittata da 300 a 600 chilometri. Gli israeliani sono restii a fornire cifre sul loro potenziale bellico. Dicono semplicemente che la superiorità qualitativa delle loro armi e dei loro soldati compensa l'inferiorità quantitativa del materiale: lo fa supporre, sostengono, l'esito di scontri recenti tra aerei israeliani ed arabi. Quanto ai missili sovietici lerra-terra, aggiungono, essi non sono per ora pericolosi: il sistema di guida ed il combustibile liquido da cui sono mossi presenterebbero delle difficoltà non ancora superate. Per contro, in Israele sono già in funzione i razzi terra-aria Hawk concessi dagli americani per la protezione di Tel Aviv e di altri centri di importanza strategica. Jacques-Francois Simon Copyright di « I.e Monde » o per l'Italia de Stampa»

Persone citate: Francois Simon, Hawk