Pifferi si è imposto nella tappa di Torino

Pifferi si è imposto nella tappa di Torino Battuti in volata quindici compagni di fuga Pifferi si è imposto nella tappa di Torino Un successo dopo tre anni di delusioni - La tappa si è decisa a 50 km dall'arrivo Vani attacchi di Daticeli! e di Bitossi - Adorni conserva il primato in classifica Sul traguardo di Torino, s'è affacciato un gruppetto di sedici corridori, a giocarsi in volata il successo della sedicesima tappa del Giro. Ha vinto Pifferi, un ragazzone di ventisette anni, rosso di capelli e buono di carattere, che da tre stagioni non gustava più il sapore del trionfo. Era dilettante, allora, e gli riuscì di imporsi in una prova indicativa per i campionati del mondo. Da quel giorno, più niente, una carriera onesta ed anche sfortunata: Pifferi, nel giro della Calabria del '64, cadde nello sprint conclusivo e si conciò male una spalla, tanto che, al Giro d'Italia dell'anno scorso, sì allineò al via con un chiodo piazzato dai medici nella clavicola e molte raccomandazioni di far ben attenzione a non ruzzolare un'altra volta. Il giovanotto fece attenzione sul serio, forse gli era rimasta addosso un po' di paura, la sua abilità di velocista pareva scomparsa. Pifferi portò a termine il Giro, ma lo fini in sordina e, all'inizio del '65, fu costretto a penare per trovar posto in una squadra. Tempi duri, insomma. Ma adesso, d'un sol colpo, le pene sono dimenticate. Pifferi è tornato a vincere e ieri gli è andata proprio bene, il padrone della sua « casa » aveva promesso, in caso d'affermazione, un corredo completo per le nozze dell'atleta che fosse riuscito ad imporsi In una tappa. Pifferi si sposa tra sei mesi, il corredo è assicurato grazie ad una volata finalmente indovinata dopo tante delusioni. Discorso lungo su chi ha vinto. Vuoi dire che il vincitore non appartiene ai ranghi dei fuoriclasse e vuol significare, contemporaneamente, che i fuoriclasse non hanno brillato granché. In effetti, almeno per ora, i protagonisti della corsa danno davvero l'impressione d'esser partiti per la guerra lasciando a casa le spa• de e portandosi dietro gli spilli. Nessun fendente ideale con l'intenzione di lasciare il segno, qualche punzecchiatura e basta, in modo spesso strano ed impensabile, così da render sempre più difficile l'indovinare gli umori, gli intenti, le condizioni dei campioni. La storia si ripete, e sfuma nella monotonia, ogni giorno il racconto non ha varianti sostanziali: qualche fase agitata e nervosa, che promette emozioni a man salva. Poi entra in campo Adorni con la spigliata superiorità del più forte e tutto svanisce in poche battute. Allora, si rimanda alle montagne, si carica l'attesa. Sempre così, la corsa è povera di brividi, scarsa di novità. Anche ieri, poche le varianti. Eppure la Diano-Torino era cominciata molto bene, s'era appena abbassata la bandierina del via ed ecco Dancelli e Bitossi scattare, come se l'arrivo fosse lì, svoltato l'angolo. La corsa sussultò in ritmo convulso, salì il capo Berta a passo da bersagliere, sboccò ad Imperia con incredibile slancio. Dancelli e Bitossi insistevano. Adorni fiutò il pericolo ed uscì dal plotone. L'eterno discorso: la Maglia rosa acchiappò i due fuggitivi in un batter d'occhio, poi s'aggiunsero De Prà e Brands, quindi il gruppo tornò compatto e, con l'andatura tranquilla del momenti di armistizio generale, s'incamminò per l'erta . ohe porta al colle di San Bartolomeo. , Nuvoloni in cielo, qualche goccia d'acqua, che presto si trasformava in pioggia scrosciante. Nessuno si muoveva, veniva in mente l'idea maligna che all'Anquetil del '64 che bloccava ogni iniziativa, si fosse sostituito a gelare gli entusiasmi l'Adorni del '65. Sul San Bartolomeo salirono tutti a media pacifica e, in vetta, Bitossi transitò per primo davanti a Taccone ed a Zanchi. Bitossi, giù per la discesa, allungò, ma sulla strada viscida si scivolava troppo ed il toscano non trovò il coraggio per insistere In un'azione temeraria. Niente di interessante nemmeno sul colle di Nava, con una volatina a disputarsi i punti per la graduatoria del miglior scalatore e con Bitossi ancora avanti a Taccone ed a Mugnaini. Ormea, Ceva, la pianura, Mondovl. Uno spunto di Dancelli e di Bitossi agitava le acque (l'abituale colpetto di spillo), ma Adorni faceva tornar la normalità in poche centinaia di metri. Tentavano Andreoli e Lorenzi, alle loro spalle si metteva una pattuglia guidata da Balmamlon e la Maglia rosa si gettava di nuovo nella mischia per sbollir gli spiriti battaglieri. Finalmente, a 47 chilometri da To¬ rino, scappavano In sedici — Scandelli, Arrigoni, Bugini, Daglia, Balletti, Brands, Fontana, Fornoni, Vigna, Neri, Ferrari, Lorenzi, Pifferi, Baffi, Claes e Babini — e la pattuglia, formata da uomini cui soltanto importava una vittoria di tappa, aveva il permesso per una regolare evasione. I sedici filavano sino in città, lo sprint, una volta tanto, mancava per fortuna di spìnte e di gomitate e Pifferi s'affermava in modo netto Girotondo d'interviste. Pifferi era il personaggio del giorno (anche per la giuria, che lo pena.izzava, insieme con Baldan, dì 50 mila lire per spinte tra concorrenti lungo una delle salite). Grandi applausi a Balmamion ed a Zilioli, ragazzi di casa, ed a Bitossi che, grazie alla sua combattività, vede aumentare in modo progressivo il numero dei suoi tifosi. Bitossi rivelava che, poche ore prima, aveva avuto intenzione di ritirarsi a Diano, s'era sentito il cuore grosso, come dice lui, e il medico del Giro l'aveva visitato per più di un'ora. Una leggera ed innocua aritmia, il toscano, per il suo particolare sistema nervoso, ogni tanto ne fa un dramma. Non ne è evidentemente il caso, lo stesso svolgimento della Diano-Torlno lo conferma. Mentre Bitossi parlava, un miglialo almeno di tifosi — che inalberavano vistosi cartelli — prendeva letteralmente d'assalto la tribunetta d'arrivo, dove la Maglia rosa e Taccone avevano trovato rifugio ad un entusiasmo così dirompente. I cartelli orano tutti per Taccone, le grida e gli urli erano in dialetto. L'abruzzese, dopo una mezz'ora, si buttò tra la folla, s'apri a fatica un varco per raggiungere una macchina del seguito. La macchina filò via con uno scatto, e dietro si incolonnarono di corsa 1 tifosi. « Taccone sei un re! > urlava un signore. Avrà avuto sessant'annl ed era felice. Gigi Boccacini Ordine A'nrrivo: 1. Pifferi, km. 205 in ore S.18'25" (media km. 38.628); 2. Fornoni; 3. Lorenzi; 4. Daglia; 5. Bailetti; 6. Vigna; 7. Fontana; 8. Brands; 9. Barn: 10. Ferrari; 11. Claes; 12. Babini; 13. Neri; 14. Arrigoni; 15. Scandelli; 16. Buglni, tutti con il tempo dì Pifferi; 17. Manmicci a 2'54" che batte In volata il gruppo. Classifica generale: 1. Adorni in 83 ore 19'31"; 2. Meallì a 3'16"; 3. Gimondi a 5'21"; Poggiali a 6'46"; 5. Zilioli 6'50"; 6. De Rosso a 7'10"; Negro a 7'12"; 8. Dancelli 7'25"; 9. Mugnaini a 7'53"; Balmamlon a 8'05". 4. a 7. a 10. * La rappresentativa del giornalisti e radiotelecronisti al seguito del Giro ha sconfitto Ieri al campo Cenisia per 3 a 2 la squadra dei giornalisti torinesi; l'incasso dell'incontro, cui hanno assistito numerosi sportivi, tra cui il presidente del Torino comm. Pianelli, è stato devoluto a beneficio delle gemelle Santina e Giuseppina Foglia. mava in modo netto avuto intenzione di ritirarsi

Luoghi citati: Calabria, Imperia, Italia, Torino