Grassi sul traguardo di Novi supera di un soffio Zandegù

Grassi sul traguardo di Novi supera di un soffio Zandegù Grassi sul traguardo di Novi supera di un soffio Zandegù Da dilettanti i due corridori erano molto amici - Insieme vinsero un campionato mondiale ed i Giochi del Mediterraneo - Ieri, alla gioia del vincitore ha fatto riscontro lo scoppio di pianto, quasi infantile, di Zandegù - Classifica generale immutata - Oggi il Giro arriva a Diano Marina (Dal nostro inviato speciale) Novi Ligure, 29 maggio. Danilo Grassi e Dino Zandegù, quand'erano dilettanti, facevano parte del quartetto azzurro che si batteva nella prova a cronometro: una volta conquistarono insieme con Taglioni e Maino il titolo mondiale (fu a Roncndellc, nel 1962), l'anno dopo, ancora insieme, furono sconfitti in Belgio, a Hcrcntals, e sempre insieme trionfarono nei Giochi del Mediterraneo. Gioie e dolori spartiti alla pari, come si conviene a. due «mici. Ma oggi, sul traguardo di Novi Ligure, dove arrivava la quattordicesima tappa del Giro d'Italia, la sorte ha deciso che fosse proprio Grassi ad infliggere a Zandegù l'amarezza più profonda; subito dopo lo striscione, mentre Grassi rideva d'incontenibile felicità, Zandegù piegato sulla bicicletta, piangeva come un bimbo. Colpa di una volata. Erano in nove che, esauritasi una serie di vivacissime sgroppate, avevano preso il largo a- Pontecurone, dopo circa settanta chilometri di corsa. Alla fuga iniziata da Partesotti, Lorenzi, Bugini, Molenaers, e Fornoni. avevano risposto Grassi, Carlesi, Brands e Zandegù, la pattuglia, se n'era filata a cinquanta all'ora ed il gruppo, fatto un timido tentativo, aveva deciso di considerar persa la partita. Dei nove, il favorito era Zandegù: il velocista veneto, nell'ultima fase della tappa, aveva reagito con prontezza, a tutti gli allunghi pericolosi, operati in particolare da Fornoni e da Lorenzi e, al momento buono, aveva piazzato lo scatto risolutivo. Il rivale più tenace e più pericoloso sembrava il belga Brands, eppure a dieci metri dal traguardo, il successo di Zandegù, pareva certo. Il ragazzone stava per staccar una mano dal manubrio e sventolarla alta in segno di vittoria quando, alla sua sinistra, sfrecciò un rivale imprevisto. Era Grassi, l'amico di Roncadelle e di Herentals e di Napoli. Cinque metri all'arrivo: Zandegù nemmeno ebbe il tempo di rendersene conto; Grassi gli passò avanti per imporsi con un finale davvero irresistibile. Alle spalle dei due, Brands, Fornoni, Carlesi, Lorenzi, Partesotti, Bugini e Molenaers. Poi il gruppo a 39". Il che, naturalmente, stava a significare la conferma della classifica generale con Adorni sempre in maglia rosa. Il racconto della tappa può ben esser chiuso nella cronaca della bruciante volata: i cento chilometri che, ad una media superiore ai 40 all'ora, ci hanno portati da Milano fino a Novi Ligure, non hanno offerto eccessive emozioni. Dopo la partenza da Milano, dove la folla s'era stretta festosa e numerosissima intorno alla carovana, si sono registrati parecchi tentativi di fuga, tutti naufragati praticamente sul nascere. Soltanto Balletti ha tenuto duro per qualche chilometro, ma anche lui è stato costretto alla resa dal vento contrario che stava infuriando. Si è proceduto per un po' a ranghi compatti, quindi i nove hanno preso il largo. In quel momento, Zandegù, dato uno sguardo ai compagni di avventura, incominciava a sognare un trionfo. Quel sogno doveva durare per trenta chilometri, per spegnersi poi a cinque metri dal traguardo, un attimo appena avanti d'esser tradotto in realtà. Per il resto, si è trattato di una giornata di attesa, con i personaggi di rilievo in sordina, dietro le quinte. Insomma, per oggi un interesse relativo; ed era cosa prevista. Qualche novità invece è pronosticabile per domani, nella Novi Ligure-Diana di 223 chilometri. Il tracciato presenta prima le ondulazioni di Rossiglione e di Sassello, quindi, dopo un tratto in pianura, attraverso Savona, Vado, Spotorno e Finale i corridori dovranno salire ai 1028 metri del durissimo colle di Melogno (valevole per il Gran premio della montagna). E' una rampa aspra, la cui vetta dista da Diano circa 67 chilometri: è difficile quindi, salvo circostanze straordinarie, che s'accenda una battaglia a fondo, ma talvolta, da scaramucce che paiono senza importanza, sorgo7io episodi appassionanti. Non capaci, magari, di sconvolgere la graduatoria dei valori, capaci comunque di mantener vivo un interesse prima ancora delle tappe di mon¬ tagna dove il Giro si deciderà. A quelle tappe mancano ancora tre giorni: domani si disputa la Novi-Diano. lunedì è in programma la Diano-Torlno, martedì figura in tabellone la Torino-Biandronno. Tre giorni, nei quali, secondo le previsioni della logica, dovremmo assistere a semplici marce di trasferimento. La speranza dell'imprevisto però non muore, il Giro d'Italia 1965 è un Giro un po' strano, dove le sorprese sono sempre appena fuori della porta. Specie quando ci sono da superare salite tipo il Melogno. Ci passò la Sanremo, pochi mesi fa: i ciclisti ancora se la ricordano. Gigi Boccacini Grassi (a destra) supera Zandegù in volata a Novi Ligure: a sinistra, Carlesi (Tel.)