Nel Vietnam appare ambigua e malsicura anche la scuola che «rieduca» i guerriglieri di Francesco Rosso

Nel Vietnam appare ambigua e malsicura anche la scuola che «rieduca» i guerriglieri COME SI VI V K> A SAI GOX, CAPITALE A S S K> I> IAT A Nel Vietnam appare ambigua e malsicura anche la scuola che «rieduca» i guerriglieri Esiste un apposito «Ministero delle braccia aperte» per accogliere i disertori del campo comunista e trasformarli in buoni democratici - Ho assistito agli esami finali di un corso e interrogato alcuni allievi «promossi» - Sono conversioni sincere? E' difficile dirlo, mentre l'insidia si nasconde anche negli uffici governativi - Certo le diserzioni avvengono nei due campi: in ogni battaglia un certo numero di soldati sudvietnamiti passa ai «rossi» con armi, mogli e figli (Dal nostro inviato speciale) Saigon, maggio. / guerriglieri, quindicimila uomini, sono alle porte di Saigon; la prenderanno d'assalto. Le solite voci, che ascolto da tempo, un allarmismo in dosi cinesi che diventa mitridatismo della paura. Quindicimila guerriglieri alle porte di Saigon* Non posso escludere che ci siano, visto che anche in città sono piuttosto ben rappresentati. Il cameriere del ristorante, quello che fa le pulizie in camera, per quel che ne so, potrebbero essere guerriglieri camuffati. Dura da dieci anni questa storia, e Saigon continua a reggersi nel precario equilibrio del¬ la ballerina sul filo; scivola esitante verso i guerriglieri che forse ama, per ritrarsi subito verso gli americani che non ama, forse, ma la fanno prospera. Continuerà cos'i, ma fino a quando? I pessimisti dicono due mesi, non di più; gli ottimisti un anno. E poi, che accadrà? I guerriglieri diverranno padroni della situazione e imporranno loro esponenti nel governo. Obietto che la soluzione, visto che ci sono anche gli americani, mi pare semplicistica. Ma se già controllano un terzo buono del paese e insidiaiio sempre più gravemente il resto, mi rispondono gli interlocutori. Hanno bloccato la strada di Dalat, distrutto un grosso convoglio pingue di munizioni e scortato da ingenti forze nazionaliste, fermano autocarri e corriere. Niente carciofi, piselli, pomidori, insalate di Dalat; siamo anche minacciati dall'avitaminosi. Dalat è luogo di soggiorno sull'alto/liano fertile e fresco, è il serbatoio alimentare di Saigon, e la strada che la collega alla capitale è la più importante del SudVietnam. I guerriglieri la controllano interamente; fino a pochi giorni addietro esigevano il tong, la taglia, per ogni autocarro che trasportava le succose verdure di Dalat; ora arrestano i conducenti e confiscano i camion. (.Niente carciofi, signore, né pomidori; vous savez, la route de Dalat est coupée». Il proprietario del ristorante, francese, allarga le braccia desolato. « Eh, quei signori fanno ormai ciò che vogliono*. Quei signori sono i guerriglieri; fino a ieri canaglie, ribelli, belve; oggi semplicemente viet cong, cioè comunisti, oppure esercito popolare, talvolta partigiani. Il linguaggio è mutato perché si fiuta l'ineluttabile, 0 per ragioni tattiche, di propaganda? Va a capire che cosa fermenta nel cervello di questa gente che si autoprepara i colpi di Stato per avere il pretesto, sventandoli, di fare cose che non dovrebbe. L'altro giorno mi hanno invitato ad una cerimonia singolare, la conclusione del corso di rieducazione dei guerriglieri pentiti. C'è addirittura un ministero per questi Paoli che hanno trovato la loro via di Damasco, ed il signor Tran Van An, un omino tutto gesti, parole, mani sul cuore, come un avvocatino meridionale (<Oh quanto mi piace la sua Italia, che gite in auto lungo la Riviera! *) regge l'importante dicastero che si chiama Chieu Hoi, delle braccia aperte, definizione che si presta a facili deformazioni. I partigiani che si arrendono ai nazionalisti, vengono concentrati in collegi dove, spesso, conducono moglie e figli, per seguire corsi accelerati di democrazia. In poco più di un anno, sono stati rieducati 18 mila ex guerriglieri, che è un bel dissanguamento per le file partigiane. Con un simile ritmo di pentiti, i guerriglieri dovrebbero essere ridotti a schiere trasparenti come garza. Invece, attaccano su tutti i fronti, vietano ai carciofi e pomidori di Dalat. di arrivare sulle mense di Saigon; che storia è questa? Ci sono le truppe regolari inviate dal Nord Vietnam comunista, d'accordo, forse ci sono anche volontari cinesi, ma che farebbero questi — mettiamo — cinoiiaufa mila uomini, in un paese che non volesse saperne di loro? La verità è che ci sono i pentiti da entrambe le parti, apostati del marxismo e apostati della democrazia. I bollettini militari nazionalisti, descrivendo i combattimenti coi guerriglieri, oltre ai proprii morti e feriti danno anche il numero dei dispersi, un eufemismo per indicare le diserzioni. Un certo numero di soldati nazionalisti varcano la trincea comunista portando armi, mogli e figli; un certo numero di guerriglieri corrono verso la democrazia con armi, mogli e figli, e l'equilibrio si ristabilisce, un gioco che potrebbe continuare all'infinito se i dialettici della politica lo volessero, con un perpetuo scambio di comparse. Alla cerimonia di clausura del corso, 87 allievi, tra cui sei donne, una incinta, abiurano il comunismo e si diplomano in democrazia. Vorrei parlare con alcuni allievi, e l'interprete chiama in disparte quelli scelti da me; un capo militare, un contadino, un organizzatore politico, una donna. Tutti si presentano con nome e cognome, anche se ciò potrebbe esporli a rappresaglie. Quoc Ba, già capitano guerrigliero, ha incominciato a combattere nel 19^7, contro 1 francesi, ed ha continuato fino a pochi mesi or sono, quando si c arreso. Ha 36 anni, diciotto dei quali trascorsi a fare il guerrigliero comunista. L'altro è Van Yen, 29 anni, già studente e poi segretario del partito comunista a Bac Licu, cittadina dell'interno controllata dai guerriglieri. Il terzo è Tan Sung,contadino, la quarta Thi Sion, e.v ausiliaria partigiana dalla faccia ottu¬ sa. Perché si sono arresi? Tutti rispondono con argomenti quasi identici; nel comunismo non c'è libertà, la vita della guerriglia è disperata, i contrasti ideologici fra Cina e Russia li hanno demoralizzati. Però, da risposte che sembrano imparate a memoria, tanto sono meccaniche (effetto della persuasione occulta?), si arriva a capire qualcosa della guerriglia al di fuori degli schemi propagandistici. Tan Sung, il contadino, ad esempio, parla della riforma agraria realizzata dai guerriglieri nelle zone in cui si sono installati. «Non è una riforma — dice — ma la collettivizzazione della terra». A parte le considerazioni che si possono fare sul collettivismo agricolo realizzato dai guerriglieri, bisogna constatare che i guerriglieri hanno imposto leggi, scuole, organizzazione sanitaria, amministrativa e politica proprie nelle regioni che essi controllano. E' un regime comunista in ogni aspetto? L'ex capitano guerrigliero dice di sì, la dittatura è spietata. L'organizzazione militare dipende dal col. Tran Nuang Trung, che ha fatto corsi di addestramento ad Hanoi e Pechino, ed è comunista. Il settore politico, soprattutto per i rapporti con l'estero, è appannaggio di Nguyen Huu Tho, 55 anni, già brillante avvocato a Saigon ed ora alla macchia da quattro anni. Non è comunista, anzi, è di tendenze liberal-radicali, ma quali forze politiche ha dietro di sé per differenziarsi dai suoi compagni di strada comunisti? Nessuna, afferma l'ex capitano guerrigliero Quoc Ba. «Ci sono esponenti di altri partiti nel Fin, ma non contano nulla — dice ancora. — La struttura politica, i quadri della guerriglia sono esclusivamente comunisti ». La conversazione prosegue ormai faticosa, gli argomenti su cui i guerriglieri ravveduti possono rispondere sono alquanto limitati. La donna, raccontato come distribuisse volantini net villaggi/, si immerge in un silenzio ottuso, gli altri becchettano in questo loro strano linguaggio pigolato. Mi viene un dùbbio; questi pentiti, sono tutti e sinceramente convertiti alla democra¬ zia, non ci può esser tra di loro il falso ravveduto, che poi riferisce ai compagni guerriglieri? « Ci sono certamente — mi conferma il ministro Tran Van An —, ma noi lo sappiamo e non abbiamo paura, perché pensiamo di convincerli loro malgrado con l'amore, la sincerità, il patriottismo autentico alla causa della libertà. Di guerriglieri comunisti ce ne sono ovunque, subdolamente infiltrati nei nostri uffici amministrativi e militari, ma si ravvederanno ». Cos'i, si capiscono molle cose; lo fuga di notizie segrete, ad esempio. Americani e nazionalisti preparano un'azione nella massima segretezza, piombano di sorpresa dov'era, segnalata una divisione di guerriglieri, scatenano un fuoco d'inferno, arano la terra, con le bombe e Incendiano la giungla col napalm. Finita l'azione, si avvedono di aver bombardato e incendiato il vuoto; misteriosamente avvertita a tempo, la divisione di guerriglieri ha sloggiato prima dell'attacco. Tutti dicono, affermano perentoriamente, che intorno a Saigon ci sono quindicimila guerriglieri pronti a occupare la capitale, che nella regione comunista del Laos i guerriglieri preparano una offensiva con l'appoggio di aerei ed elicotteri, però nessuno li vede. Dove possono essere queste migliaia di combattenti? Benché sappiano mimetizzarsi a meraviglia, non sono poi aghi nel pagliaio, sono uomini con mortai e cannoni. Sono qui, sono là, sono dappertutto; bloccano la vitale strada di Dalat, tendono imboscate, ma nessuno li molesta seriamente. A Saigon ci si rende conto della situazione perché da Dalat non arrivano più insalate, carciofi, pomidori; dalla giungla insanguinata, la guerriglia si trasferisce sulle mense, si trasforma in un problema, medico. Privandoci delle vitamine di Dalat, i guerriglieri ci faranno ammalare di scorbuto. Che attendano proprio questo risultato per sferrare la grande offensiva che da oltre un mese viene rimandata di giorno in giorno ? Francesco Rosso

Persone citate: Chieu, Nguyen Huu Tho, Tran Van An