Grigia fine di un'avventura

Grigia fine di un'avventura Grigia fine di un'avventura (Nostro servizio particolare) Milano, 27 maggio. Oggi pomeriggio, non appena messo piede all'aeroporto della Malpensa, il dottor Alessandro Beltramini e la sua giovane segretaria ed amica, Josef a Ventosa Jiménez, espulsi ventiquattro ore prima dal Venezuela, sono stati presi sotto tutela da alcuni agenti che li hanno sottratti alla curiosità dei giornalisti. « Sarà difficiìe incontrarli nei prossimi giorni — è stato detto ai rappresentanti della stampa —; entrambi, e soprattutto il dottor Beltramini, saranno impegnati a rispondere alle contestazioni che verranno loro mosse dalla tributaria ». Complementare, ricchezza mobile, imposta di famiglia, esportazione di valuta, modulo Vanoni: c'è da giurare che mai e poi mai nell'accingersi alla sua impresa venezolana Alessandro Beltramini avrebbe pensato a una conclusione così grigia della sua avventura. Tanto i suoi pregi quanto i suoi difetti stanno infatti a dimostrare una cosa sola: che egli tutto può sopportare tranne la monotonia, le regole, il tran-tran di una vita sempre uguale. Giudicato da taluni contraddittorio o addirittura misterioso, Alessandro Beltramini invece è un tipo umano tutt'altro che raro nel nostro paese. Un coraggioso, senza dubbio. Figlio di un deputato socialista, non subisce l'influenza delle organizzazioni giovanili del regime — è nato nel 1910 ■— e fin dai tempi del ser vizio militare sonda l'ambiente degli ufficiali del suo reggimento nel tentativo di creare un nucleo antifascista. Il 25 luglio, non accettando « la guerra continua » del proclama di Badoglio, si scaglia tanto violentemente contro il maresciallo che rischia di essere buttato di peso in prigione. Subito dopo varca le linee, raggiunge gli alleati in Africa Set tentrionale, si arruola nel servizio segreto americano, si fa paracadutare nel Nord, compie missioni rischiosissime, partecipa all'epopea della Valdossola, riesce a sfuggire all'accerchiamento, raggiunge di nuovo gli al leati, riveste la divisa del l'esercito, partecipa alla liberazione di Milano. Finita la guerra, ritorna to alla sua professione di medico, trasferisce la sua irrequietezza nell'ambiente politico. E' socialista, rego larmente iscritto al psiup e partecipa con passione alle polemiche che arroventano quel partito. Nel 1947, al momento della scissione di Palazzo Barberini, non ha dubbi e si schiera a spada tratta con i socialdemocratici. Ma un anno dopo cam bia idea e ritorna sui suoi passi; anzi non si arresta più al psi, lo scavalca, con un gran balzo arriva al partito comunista. Crisi spirituale? Confusione ideologica? Può darsi, ma alla base sta il fatto che Beltramini è strutturalmente, aprioristicamente un uomo di opposizione, di battaglia. Rivoluzionario all'italiana, però. Interpretando a suo modo la teoria delle « vie nazionali al socialismo », se da un lato cura gratis i poveri- come facevano i vecchi medici socialisti dalle candide barbe, dall'altra mette su una scuderia e partecipa personalmente a diverse gare di trotto, gentlemen-driver, berrettino a visiera, blusotta lucente, pantaloni e stilali. Una divisa del tutto ..ìsolLta nella storia del costume marxista. Incostante con le donne (si sposò giovanissimo, ed ora vive separato dalla moglie), incostante con i dipendenti (alcuni si lamentano della sua severità, altri esaltano la sua magnanimità), incostante con le sue stesse creazioni («Se mi danno un miliardo la vendo » ebbe a dire della sua clinica), l'u¬ nica sua tendenza costante, insopprimibile è quella per le emozioni. Da questa sua ultima avventura venezolana certo doveva aspettarsene molte di emozioni. Sembrava fatta su misura per lui: il gran viaggio aereo insieme con la bella spagnola ventiduenne, il panciotto imbottito di dollari, la trepidazione al momento del controllo, l'appartamento di lusso in un hotel favoloso come il Tamanaco, i contatti con il castrismo. Forse il 9 aprile scorso mentre si agganciava la cintura di sicurezza si prospettò anche l'ipotesi di un insuccesso: arresto, interrogatori estenuanti, una condanna durissima, e, perché no?, la mòrte. L'avrà considerata freddamente perché il coraggio, l'abbiamo visto, non gli fa difetto. Invece il fallimento ha assunto aspetti molto meno eroici : requisizione del denaro, breve prigionia, espulsione. E ora qui a Milano l'ultima beffa: le contestazioni del fìsco. Complementare, ricchezza mobile, detrazioni fisse di franchigia. Questo genere di punizione che lo riconduce alla vita mediocre, Alessandro Beltramini,. c'è da giurarlo, non l'aveva messo in programma. Gaetano Tumiati

Persone citate: Alessandro Beltramini, Badoglio, Barberini, Beltramini, Gaetano Tumiati, Vanoni

Luoghi citati: Milano, Venezuela