Susini, che vuole uccidere De Gaulle dispone di miliardi rapinati alle banche di Sandro Volta

Susini, che vuole uccidere De Gaulle dispone di miliardi rapinati alle banche Imo sstudGxitG xi stasassi a. è l'ultimo carso dell' Oas Susini, che vuole uccidere De Gaulle dispone di miliardi rapinati alle banche La polizia francese gli dà inutilmente la caccia da mesi: si sposta di continuo dalla Danimarca all'Italia, alla Svizzera, al Belgio - Il quartier generale dei terroristi era sulla Costa Azzurra - Un medico di Mentane teneva i contatti tra Susini ed i suoi emissari - La parola d'ordine per farsi riconoscere era: « Ho male al naso» - Tra gli arrestati, un campione di «judo» che teneva lezioni a Sanremo, Genova e Torino (Dal nostro corrispondente; Parigi, 26 maggio. A Mentone, il telefono del dott. Charles Destandeau era controllato dalla polizia già da un certo tempo, ma nessuna conversazione sospetta era mai stata registrata. « Ho male al naso », dicevano spesso i suoi interlocutori, ma non c'era niente di strano che glielo dicessero perché il dott. Destandeau è otorinolaringoiatra ed era dunque del tutto naturale che i suoi clienti soffrissero di malattie al naso, alla gola o agli orecchi. Passarono dunque alcune settimane prima che la polizia si rendesse conto che quella era una parola d'ordine, che la malattia al naso non era altro che il segno di riconoscimento attraverso il quale gli emissari di Jean-Jacques Susini, lo studente nazista di Algeri che, da Roma, organizzava gli attentati contro il generale De Gaulle, prendevano contatto con il responsabile dell'Oas alla frontiera italo-francese. A Mentone, d'altronde, nessuno si sarebbe mai immaginato che l'otorinolaringoiatra fosse un pericoloso sovversivo, complice di dinamitardi che non indietreggiavano di fronte ai peggiori delitti. Originario d'un villaggio sui Pirenei, Destandeau, che ha ora 37 anni, era arrivato a Mentone subito dopo la laurea, una decina d'anni dopo la fine della guerra, e vi ave va aperto un gabinetto di consultazioni. Non c'era nessun altro specialista per le malattie che lui curava e si fece subito una buona clientela: specie d'estate, la sua sala d'aspetto era sem pre piena di gente, in gran parte villeggianti di ogni nazionalità. Diventò ben presto una personalità della vita locale : fu nominato membro del Lion's Club e presidente della sezione di basket-ball. I partiti politici gli facevano la corte, ma il dott. Destandeau rifiutava ogni offerta, affermando che non intendeva occuparsi di politica. Soltanto una volta, nel 1959, accettò di entrare nella lista della sinistra repubblicana per le elezioni amministrative e venne eletto consigliere comunale, ma dopo poco tempo si dimise dalla carica perché gli impegni professionali non gli lasciavano tempo per occu parsi della cosa pubblica. Che cosa può averlo dun que indotto a partecipare ad un'attività criminale, verso la quale non poteva essere attratto da preceden ti ideologici? L'unica ipotesi che si può fare è che si tratti d'una questione di soldi. Si sa infatti che JeanJacques Susini quando fuggì dall'Algeria nei giorni dell'indipendenza nazionale, portò con sé la cassa dell'Oas di cui era depositario. Negli ultimi tempi, gli attivisti del colonialismo avevano svaligiato diverse banche impadronendosi di somme favolose: non tutti quei denari erano amministrati da Susini, ma è certo che la parte su cui lo studente aveva messo le mani ammontava ad alcuni miliardi. Questo spiega non soltanto l'attività del dott. Destandeau, ma anche l'apparente fanatismo dei suoi soci, come pure i continui spostamenti che lo stesso Susini e gli uomini del suo stato maggiore possono per mettersi dall'Italia alla Da nimarca, dal Belgio alla Svizzera, senza nessuna preoccupazione finanziaria A Mentone, che per la sua situazione a cavallo della frontiera era diventata una posizione chiave per i terroristi, il dott. Destandeau aveva due collaboratori: Pierre Agliany e Armand Botton. JJ primo è un ex ufficiale di carriera, figlio d'un generale e padre di cinque figli, che abitava in una villa a Roquebrune Cap Martin dove, per arrotondare la pensione militare, faceva l'agente di as sicur azioni. L'altro, Armand Botton, è un personaggio più pittoresco: un piccolo podere di sua proprietà gli dava diritto alla qualifica di agricoltore, ma in realtà la sua attività principale era quella di professore di judo, mentre la fonte principale di guadagno gli veniva dal contrabbando. Nel judo pare che avesse una certa notorietà non soltanto locale : era infatti « cintura nera, 3" dan », e, come tale, andava a dare lezioni non soltanto nella zona, ma anche a Sanremo, a Genova, a Torino e in quasi tutti i centri della Riviera ligure. Non poteva esserci una condizione migliore per un contrabbandiere e fu infatti ciò che gli permise di passare senza noie attraverso la frontiera grandi quantità di esplosivo di provenienza americana. Gli altri arrestati sono personaggi di minor rilievo, anche perché i tre protagonisti principali sono latitanti e non sarà facile farli cadere nella rete perché si trovano all'estero. Di Susini non si sa in quale paese sia andato a nascondersi: potrebbe essere in Italia, come nel Belgio o in qualsiasi altra parte d'Europa, dove sarebbe ugualmente al sicuro perché ha fortissime protezioni nelle organizzazioni neofasciste internazionali. Anche dell'ing. André Rosfelder, che ha abitato a lungo a Roma, non si hanno notizie. Si sa invece che Samuel Lehmann, uno svizzero che ha fatto parte della Legione Straniera, si è rifugiato a Losanna approfittando della propria nazionalità. E' uno dei principali protagonisti dell'attentato di Mont-Faron, perché fu lui che pose la bomba nella giara piena di fiori presso la quale doveva fermarsi il generale De Gaulle nella visita al monumento ai caduti dello sbarco in Provenza. Il governo francese non ha potuto chiedere l'estradizione, appunto perché si tratta di un cittadino svizzero, ed è ancora incerta la decisione che prenderanno le autorità di Berna. L'estradizione venne negata dalla Svizzera per Georges Wattin, uno degli autori dell'attentato a De Gaulle del Petit Clamart. Quello venne considerato infatti un delitto politico perché rivolto soltanto contro il capo dello Stato, ma il caso di Samuel Lehmann è differente perché, se la bomba di Mont-Faron fosse esplosa, avrebbe ammazzato anche una sessantina di alunni delle elementari che facevano ala alIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII generale. Sembra dunque che il delitto debba essere considerato di diritto comune. Sandro Volta