Accusato d'aver ucciso un cassiere è assolto dopo cinque processi e tredici anni di attesa

Accusato d'aver ucciso un cassiere è assolto dopo cinque processi e tredici anni di attesa La sentenza della Corte d'Assise di Roma sulla tormentata vicenda Accusato d'aver ucciso un cassiere è assolto dopo cinque processi e tredici anni di attesa Il mediatore Giuseppe Venanzi, quarantacinquenne, è stato prosciolto per insufficienza di prove insieme con l'ex amante e un cugino Doveva rispondere d'un misterioso delitto avvenuto di notte, nel 1951, presso Viterbo - Alla lettura del verdetto ha gridato ai magistrati: «Che Dio vi benedica! » - La disavventura giudiziaria ha influito sulle facoltà mentali del principale imputato: soffre di allucinazioni, ha continue crisi nervose - Il P. G. (che aveva chiesto condanne da 24 a 10 anni) deve decidere se ricorrere in appello (Nostro servizio particolare) I Roma, 26 maggio. Giuseppe Venanzi, la. sua cx\ amante Nadina Palombo, il cugino Fulvio Marchetti sono stati assolti per insufficienza di prove dalle Assise d'Appello di Roma dall'accusa, di avere ucciso la notte dell'll maggio 1951, a. Cura di Vetralla, lungo la Via Cassia a pochi chilometri da Viterbo, il cassiere della « Banca del Cimino », Antonio Cignini. Con quello chiuso oggi è il quinto processo che i tre imputati hanno subito: essi hanno trascorso in carcere complessivamente 7 anni e 5 mesi. Dal giorno in cui vennero arrestati per la prima, volta (31 marzo 1952) sono trascorsi esattamente 13 anni e 2 mesi. Ora il P.G. (che aveva chiesto la. loro condanna) deve decidere se ricorrere contro la. sentenza. «Che Dio vi benedica, che Dio vi benedica! >: ha urlato piangendo Giuseppe Venanzi rivolto ai giudici non appena ha compreso di essere stato assolto. La- sua ex amante si à accasciata sulla sedia; Fulvio Marchetti ha dato l'impressione di non essersi reso conto di quanto era. accaduto. Giuseppe Venanzi ha $5 anni ma ne dimostra almeno venti di più. Il tormento della sua disavventura giudiziaria, l'alternarsi eli speranze, e. delusioni sembra — almeno così sostengono gli psichiatri — che abbiano influito negativamente sulle sue facoltà mentali: soffre di allucinazioni, c soggetto a continue crisi nervose. Nello medesime condizioni fisiche si trova la Palombo, nata 1,1 anni fa. Il delitto che ha dato origine a questa storia fu compiuto la notte dell'll maggio 1951. Antonio Cignini uscì ili casa verso le, 22, salì in auto e si allontanò da Cura di Vetralla. Fu trovato cadavere all'indomani, riverso sul sedile anteriore della vettura che era stata nascosta in un sentiero trasversale della Cassia. L'avevano ucciso con un colpo di pistola alla nuca. Nessuno., è mai riuscito a stabilire il motivo del delitto: al morto non venne portato via nulla; ?ton si trovarono però le chiavi, tra le quali quella della ba.nca c della cassaforte. Fu tuttavia accertato che nessuno aveva tentato quella notte di compiere un furto con quelle chiavi. Per dieci mesi le indagini brancolarono nel buio. Poi arrivò a Viterbo un nuovo giudice istruttore il quale riprese l'inchiesta e, basandosi su talune confidenze, arrestò il 31 marzo 1952 Giuseppe Venanzi, un mediatore di affari che allora aveva 32 anni, la sua amante, Nadina Palombo, suo fratello Cesare e suo cugino Fulvio Marchetti. I tre uomini si difesero negando qualsiasi addebito: ma la donna li accusò. Disse che Giuseppe Venanzi l'aveva indotta ad attirare in un agguato, con il pretesto di un appuntamento galante, il cassiere il quale poi fu aggredito ed ucciso. II giudice istruttore procedette ad un confronto fra Nadina Palombo e Giuseppe Venanzi e fece registrare su nastro magnetico il dialogo fra lei che accusava e lui che negava. La Corte d'Assise di Viterbo, nel dicembre 1953, condannò Giuseppe - Venanzi all'ergastolo, Fulvio Marchetti e Cesare Venanzi a 21, anni, Nadina Palombo a 19 anni. Nel giugno 1955, il caso venne preso in esame a Roma dalla Corte d'Assise d'Appello. Vi fu un colpo di scena: Nadina Palombo dichiarò che aveva accusato il suo amante su istigazione del giudice istruttore. Spiegò: «Il magistrato mi disse che Venanzi mi aveva offesa ed io per vendicarmi di lui mi limitai a confermare la versione suggeritami dal magistrato ». Era necessario fornire la prova di una affermazione così grave. « La prova è costituita dal nastro magnetico su cui è stato inciso 11 confronto avuto con Venanzi » — sostenne la donna. I difensori chièsero che venisse ascoltata l'incisione. I giudici preferirono che prima si accertassero quali fossero le condizioni mentali di Nadina Palombo ed il processo venne sospeso: era l'8 agosto 1955. Da quel giorno prima che fosse pronta questa perizia trascorsero due anni e cinque mesi: soltanto nel febbraio '58 i giudici della Corte d'Assise d'Appello tornarono ad esaminare il caso. Ma questa volta si decisero ad ascoltare il nastro magnetico. Risultò chiaramente che davvero Nadina Palombo si era limitata ad accusare Giuseppe Venanzi confermando frase per frase la versione suggerita dal giudice istruttore. Inoltre fu confermato che Giuseppe Venanzi, la notte del delitto, era rientrato nella sua abitazione a Cura di Vetralla verso le 21,30 tornando ad uscire soltanto l'indomani mattina. I giudici assolsero i quattro imputati per insufficienza di prove: era il 31 maggio 1958. Ma il Procuratore Generale non si arrese, ricorse in Cassazione, che solta7ito dopo 3 anni e 10 mesi, la mattina del 30 marzo 1962 si interessò alla morte di Antonio Cignini. Nel frattempo la vita aveva ripreso il suo corso normale: Giù seppe Venanzi e Fulvio Mar chetti erano tornati a lavora re e con profitto; Nadina Palombo si era rappacificata con il marito che le aveva perdonato il suo tradimento: Cesare Venanzi era morto, vitti ma di un incidente stradale. Nessuno pensava che la de visione della Corte d'Assise d'Appello sarebbe stata modificata. I tre protagonisti erano convinti che la sentenza dì assoluzione sarebbe stata con fermata. Sennonché alla Cas sazione gli argomenti dei giù dici della Corte d'Assise d'Appello non sembrarono convin centi ed annullarono la sen tenza stabilendo che venisse celebrato un nuovo processo. Da allora sono trascorsi altri tre anni. Il 12 febbraio 1901, il procuratore generale dott. De Matteo firmò i mandati di cattura contro Giuseppe Venanzi, Nadina Palombo c Fulvio Marchetti: il processo ebbe, inizio nell'ottobre successivo. Prima che arrivasse alla conclusione di oggi sono passati altri sette mesi. Il P. M. aveva chiesto nella requisitoria la condanna di Venanzi a 21, anni, quella di Marchetti a 15 anni e quella di Nadina Palombo a 10 anni. Ma i giudici dopo essere ri masti in camera di consiglio per otto ore hanno respinto queste richieste ed accogliendo quelle dei difensori, avvocati Nicola Madia, Bruno Calvosa, Franco De Cataldo, Mario Cavalcanti, hanno assolto i tre imputati. «Speriamo soltanto che sia finita » ha. detto Giuseppe Venanzi lasciando stasera il carcere con Nadina Palombo e Fulvio Marchetti; « sono arrivato ai limite della mia resistenza ». Ma non è da escludere che il P.G. ricorra in Cassazione e che lo incrimini anche per aver insultato durante una udienza il giudice istruttore al quale egli attribuisce la responsabilità di quanto è accaduto. Guido Guidi Giuseppe Venanzi ieri a Roma tra la moglie e le figlie subito dopo essere stato rimesso in libertà (Tel. Ansa) Nadina Palombo mentre ascolta la sentenza (Tel.)