Le tendenze dell'arte moderna nella mostra della «Promotrice»

Le tendenze dell'arte moderna nella mostra della «Promotrice» Oggi l'inaugurazione nella sede del Valentino Le tendenze dell'arte moderna nella mostra della «Promotrice» Alla tradizionale "panoramica" si aggiungono quest'anno due sezioni speciali: l'omaggio alla Resistenza e la celebrazione del centenario dantesco, con una quarantina di illustrazioni della "Divina Commedia" Puntualmente ogni prima-1vera dal 1842, tolti gli anni di !guerra, la « Società Promotriee Idelle Belle Arti » di Torino al- J lestisce la sua esposizione, e I la storia del sodalizio e delle [sue mostre è riassunta, nel bel catalogo illustrato che accompagna quella che s'inaugura oggi nel palazzetto del Valen tino. S'intende che in più d'un I secolo gli scopi e ì caratteri di|aueste rassegne sono profon- ! damente mutati: tanto che qualcuno potrebbe domandarsi se esse ancora assolvano la loro antica funzione di met- tere il pubblico a contatto col!prodotto artistico contempora neo per facilitarne, come si diceva nello statuto di fondazione, «lo spaccio», oltre che la conoscenza. Al tempo nostro informazione- e vendita hanno trovato altre vie, di gran lunga più efficaci, nelle « personali » presentate con rotazione incessante, a centinaia, nel corso dell'annata nelle grandi città dalle gallerie private e dalle associazioni culturali. Quanti artisti infatti rivediamo in queste sale (ma con una sola opera invece di venti o trenta, il che riduce la possibilità di giudizio) che già vedemmo a Torino nel giro degli ultimi dodici o ventiquattro mesi? Facciamo qualche nome: Irene Invrea, Martinazzi, Garelli, Piccolis, Martellini, Levrero, Calierno, Sesia, Carena, Billetto, Sarri, Scarsi, Gribaudo, Merz, Ramella, Surbone, Renato Angelo e Gemma Vercelli, Calandri, Corbelli, Soiavolino, Salerni, Molinari, PrelIe, Bertola, Corbelli, Taliano, Platone, Lo Cascio, Scarni, Abacuc, Eandi, Audoli, Auda- gna, Paracchini, Politi, Qua-glino, Viano, Caiazzo... citiamo a caso, e ci arrestiamo per non 1 far concorrenza al catalogo, ! Tutt'al più si può dire che Iqueste «panoramiche», al J fondo delle quali si giunge un I po' storditi e affaticati, più che [a «vedere» ogni singola ope ra, giovano a farsi un'idea delle tendenze dominanti in una determinata stagione del fare artistico. E' una misura I « a braccia » in cui la sotti|gliezza critica cede alla visio! ne d'insieme; tuttavia è utile a quel pubblico che, lui fortu nato, si pone certi problemi soltanto una volta all'anno. Inoltre la mostra offre due !sezioni inconsuete: l'omaggio alla Resistenza, che fra pit ture e sculture occupa tutto il salone, e il contributo alla celebrazione centenaria dantesca che, per accordo fra il provveditore agli Studi prof. Lama e il direttore dell'Accademia Albertina prof. Paulucci, consiste d'una quarantina d'illustrazioni, d'altrettanti artisti, della prima cantica della Commedia, riunite nella quarta sala. Due temi ugualmente difficili, come si vede ora dall'eccesso di retorica, ora dalle complicazioni intellettualistiche (per esempio l'enorme pannello R. 65 di ColomboPaci-Riva-Rocca, con un particolare assai scabroso che probabilmente farà « scandalo ») che viziano lo svolgimento dei primo; e quanto al secondo, da Bercetti a Cabutti, da Colombo a Garelli, è ripetuto l'errore di Robert Rauschemberg — errore storico, filologico, poetico — di voler interpretare l'Inferno in chiave di pop-art. Premiati per La Resistenza Scroppo e Carmassi; per Dante Calandri e Sartorio. Ora converrebbe esaminare Ila mostra vera e propria, da- a o i a . e e re possibilmente un giudizio d'ogni opera notevole: ciò che persino tecnicamente — è un assurdo, perché sarebbe come voler fare intendere al lettore, nel breve spazio d'una recensione, le qualità positive o negative d'oltre quattrocento poesie, o brani letterari, o lavori teatrali, o musiche d'altrettanti autori diversi. Come è facile capire, questi articoli bisognerebbe abolirli, sono una menomazione per gli artisti citati, una mortificazione per gli espositori non nominati; e, quel che è peggio per tutti, si risolvono in una Aera di vanità. Limitiamoci a qualche accenno generico. La prima sala, a destra del salone, è eccellente. Spiccano i quadri di Allimandi, Levrero, Tallone, Galante, Martina, Martellini, Ca lierno, Pozzi, Lisa, Daphne Casorati, e su tutti la bellissima Finestra di Menzio; il visitatore si soffermi anche davanti agli altri: meritano una sosta Nella seconda sala, curiosi gli « oggetti » di Nuzzolese, Nelva, Bonello, la composizione di Cabutti, certi « illusionismi » di Carena e Lora Totino; ma sappia Minola che le sue eleganti «calligrafie» le faceva già il Borgonio nel Seicento. Qui gli espositori tendono all'astrazione, ma poiché il Liberty torna di moda Galvano non eaita ad inserire nei suoi arabeschi un ireos Art Nouveau. Procedendo incontriamo espressionismi più o meno pimentati, motivi surrealistici da Alessandri ad Abacuc, Camerini che ripensa a Seurat, De Francisco che distilla miniaturisticamente un Tramonto; e De Bonis riapre i suoi parapioggia su delle Mimi Bluette un po' velenose. Materici e astrattisti, simbolisti ed espressionisti si contendono lo spazio della sesta sala, da Simondo (ombra di Burri...) alla Guglielminetti, dalla Socin a Viarengo, mentre Gribaudo presenta una bizzarra gigantesca natura morta intitolata Flano policromo (?). Con Mus, Micheletti e sue allieve, Treves, Proverbio, Delleani ritroviamo nella sala settima un'atmosfera più calma, come nella limpida galleria del bianco e nero che da Terracini a Calandri segna uno dei livelli più alti della mostra. Ma altre quattro sale zeppe di pitture e sculture attendono il visitatore ormai sottoposto a una doccia scozzese di «natura» ed «antinatura», e qualsiasi indicazione contrapposta a un silenzio diventa un'ingiustizia. Non saremo però ingiusti segnalando in particolar modo il Poeta solitario di Reviglione, che ci sembra un documento pittorico di acuto interesse. Il quadro esprime un gusto che ha il suo contrappunto nel raffinato bronzo di Terracini, Signora allo specchio, mentre è più difficile mettere d'accordo il romantico Sogno di Mazzonis, che pure coloristicamente si intona al Paestum del suo amico Arduino, coi realistici paesaggi di Rambaldi, Vellan, Cuzzi, Chiara, Vagliasindi, Pividori, o con la Colazione alla Bonnard di Raicevich. E' il destino, ripetiamo, di queste mostre collettive; tanti espositori tante opere, che finiscono col lasciare l'impressione d'un caleidoscopio, mar. ber.

Luoghi citati: Torino, Vercelli