La pensione ai reduci del '15 -'18 è un impegno che va rispettato

La pensione ai reduci del '15 -'18 è un impegno che va rispettato 1 jplik piovani Hanno oggi 65 anni La pensione ai reduci del '15 -'18 è un impegno che va rispettato In questi giorni si celebra il cinquantenario dell'entrata in guerra, ma le promesse non sono ancora state mantenute - Secondo una stima approssimata, gli ex combattenti del primo conflitto mondiale sarebbero 230 mila: per dare a ciascuno 5 mila lire mensili, occorrono 14 miliardi all'anno Gli ex combattenti del 19151918 aspettano sempre quella pensione che è stata ripetutamente promessa, e la vicina ricorrenza del cinquantenario della nostra entrata In guèrra li induce ad inasprire le loro numerose proteste. Per calcolare con esattezza la spesa che questo pensionamento comporta, bisognerebbe sapere quanti sono i reduci della prima guerra mondiale che vivono ancora. Ma non è cosa facile: gli archivi di molti distretti militari (dove un tale censimento sarebbe possibile) sono andati distrutti durante le ultime vicende belliche; altre indagini per censire i reduci non hanno dato esito soddisfacente. Tuttavia, c'è un dato sicuro che ci consente di dedurre con buona approssimazione quanti essi siano attualmente: il numero delle < polizze > che vennero distribuite a guerra finita, all'atto della smobilitazione. Ne furono consegnate 2.560.000: tanti, cioè, nel 1918 vennero considerati combattenti, i più giovani dei quali (nati nel 1899) hanno adesso 65 anni. Secondo recenti rilevazioni statistiche, gli italiani di età superiore ai 65 anni costituiscono il 10,4 per cento di tutta la popolazione, con una leggera prevalenza dì donne che, in media, vivono più a lungo degli uomini. Per i soli uomini che hanno più di 65 anni (fra i quali sono ormai compresi tutti 1 reduci della guerra 1915-18) tale rapporto si aggira invece sul 9 per cento; se gli ex combattenti erano 2.550.000 alla fine della guerra, dovrebbero esserne sopravvissuti 230.000 circa. Nelle varie proposte di legge finora presentate per pensio nari! si è sempre parlato di corrispondere a ciascuno un assegno di 5.000 lire il mese: un trattamento che avrebbe soltanto il significato dì riconoscimento morale, non di concreto Indennizzo per 1 sacrifici compiuti. Ne deriverebbe, comunque, una spesa complessiva di 13 miliardi e 800 milioni all'anno che, per un bilancio continuamente preso d'assalto, come quello dello Stato, costituisce un onere abbastanza pesante. Ma si tratta di un impegno che le competenti autorità di governo avevano già preso fin dalla passata legislatura, e che deve essere mantenuto; mentre finora solo II Consiglio regionale sardo (in previsione che il pensionamento degli ex combattenti della prima guerra mondiale venga disposto in tutto il Paese) ha deciso di erogare un assegno di 5.000 lire mensili ai reduci bisognosi dell'isola. Nell'ambito regionale è una anticipazione, e per il Parla mento un'implicita sollecita zione ad affrontare finalmente questo annoso problema. Ma bisogna far presto, altrimenti la pensione ai reduci finirà per interessare soltanto qualche sparuta pattuglia di sopravvissuti. Osvaldo Paita

Persone citate: Osvaldo Paita