Asserragliato in un quartiere di S. Domingo Caamano dice: «Lotterò sino all'olocausto» di Giovanni Giovannini

Asserragliato in un quartiere di S. Domingo Caamano dice: «Lotterò sino all'olocausto» // capo i/ea// insorti intervistato dal nostro inviato Asserragliato in un quartiere di S. Domingo Caamano dice: «Lotterò sino all'olocausto» E' pronto a trattare con gli americani, non con i suoi « spregevoli rivali dominicani » Soltanto il rione « Città nuova » della capitale resta in mano agli insorti; anche la radio occupata dai governativi - L'inviato dell'Orni interrompe i tentativi di mediazione (Dal nostro inviato speciale) Santo Domingo, 19 maggio. Il generale Imbert Barreras, capo della giunta antirivoluzionaria, ha respinto l'appello del segretario generale dell'Onu per un «Cessate il fuoco»: la guerra a Santo Domingo continua. Ne ha dato stanotte l'annuncio ai giornalisti lo stesso signor Mayobre, rappresentante personale di Thant, al termine d'una serie di colloqui con il segretario dell'Organizzazione Stati americani, Mora, col Nunzio apostolico, mons. Clarizio, coll'invlato ed assistente di Johnson per la sicurezza nazionale, McGeorge Bundy, ed in particolare col capo dei « costituzionalisti > colonnello Caamano e naturalmente col generale Barreras. Col signor Mayobre, Caamano si è detto disposto a sospendere immediatamente le ostilità per una tregua mentre Imbert ha opposto il più netto rifiuto per «motivi di carattere militare ». Al termine della conferenza-stampa, l'inviato dell'Onu si è messo in contatto telefonico col suo segretario generale e nel riferirgli l'esito negativo della sua missione gli ha consigliato, sono sue parole testuali, « un'azione urgente da parte del Consiglio di Sicurezza» (che si riunisce oggi a New York). Quale forma possa assumere l'auspicata azione, Mayobre non ha voluto o non ha saputo dire: « Dipenderà da quanto sono disposti ad andare avanti ■i membri del Consiglio di Sicurezza». Gli è stato chiesto se il mezzo più semplice non sarebbe quello di trasformare in truppe dell'Onu tutte quelle straniere che attualmente si trovano nell'isola, sia l'imponente corpo di spedizione degli Stati Uniti sia i piccoli repartì dell'Honduras, Nicaragua, Costarica: « Nel momento attuale — ha risposto — non esiste questa possibilità». E' chiaro che le forze ame ricane potrebbero nel giro di un'ora imporre la tregua alle opposte fazioni dominicane Mayobre ci ha riferito di essersi intrattenuto sull'argomento con Bundy e di avere ascoltato un'ampia e cortese spiegazione da parte del consigliere di Johnson sui motivi che inducono gli Stati Uniti ad astenersi da un intervento del genere, ed ha infine eluso la richiesta dì un giudizio sull'atteggiamento americano dicendo: «Sono «ni solo da dodici ore'». Conclusa negativamente, almeno per il momento, la sua missione di pace, l'inviato dell'Onu rimarrà nell'isola come osservatore: ed in questa veste, ha annunciato, incontrerà tutte le persone che gli parrà opportuno (compreso quell'Antonio Guzman che continua ad essere indicato come il presidente di un'eventuale giunta di transizione), in attesa delle decisioni del Consiglio di Sicurezza. Imbert Barreras ha scelto ormai la strada dell'intransigenza. La situazione militare è migliorata per lui in questa ultima settimana in cui, a differenza degli insorti bloccati nella Ciudad Nueva, ha potuto rastrellare nel resto dell'isola qualche centinaio di uomini mettendoli in campo con mezzi blindati, di cui l'avversario è praticamente sprovvisto, nella fascia periferica a nord della capitale, caduta ormai quasi completamente nelle sue mani (compresa, da ieri, la stazione radio). Ben più difficile sarà, come già detto, la conquista della Ciudad Nueva: ma Imbert spera forse nell'afflevolirsi delle forze e soprattutto delle scorte armate ed alimentari di Caamano. In ogni caso, Imbert Earreras ha tratto il dado e, dopo essere stato quasi inavvicinabile per tanto tempo, stamane ha convocato il popolo della capitale a pubblico comizio davanti al palazzo del Parlamento. Fissata prima per ieri pomeriggio ed andata a vuoto forse per la pioggia battente che si alterna al sole bruciante, la riunione si è svolta verso le undici con la partecipazione di mille, forse duemila persone (Santo Domingo ha circa quattrocentomila abitanti di cui sessanta o settantamila in zona ribelle), giunte in grandi macchine americane dal centro o fatte affluire in autobus dalla periferia. La folla ha salutato la comparsa del generale e degli altri quattro membri al balcone del palazzo levando frenetici applausi e tentando di cantare l'inno dominicano c Sulud al pueblo intrepido y fuerte ». Grassoccio, in uniforme di tipo americano ma arricchita da ciondoli d'oro e nastri azzurri, Imbert Barreras, forse anche perché il microfono non funzionava, non ha parlato a lungo e non ha detto molto: « Qui tutti siamo democratici: 10 che Ito abbattuto personalmente un tiranno non potrò trasformarmi mai in dittatore: faremo rispettare la legge, cosa che in questo paese non è mai avvenuta, e daremo al popolo pace e lavoro: non cederemo mai, Dio c con noi ». Il tema dell'appoggio celeste è stato ripreso dal successivo oratore, e membro della Giunta, Julio De Postigo, alto, magro, tutto vestito di nero. Più pratico, il suo collega di governo, Zeller Cocco, ha annunciato l'abolizione della tassa finora imposta a chi voleva emigrare (grandi applausi dalla parte povera della folla) e della tassa protezionistica del 40 per cento sulle importazioni con immediata restituzione agli importatori di qualcosa come sei miliardi di lire (frenetiche ovazioni dalla parte ricca della folla: a parte i pochi e noti prodotti agricoli, qui tutto viene acquistato all'estero ad opera di pochi operatori economici). Messa così la gente di buon umore, si è tornati al patriottismo col ministro delle Forze Armate, Rivera Caminero: alto, bruno, elegantissimo nella sua uniforme da ammiraglio, 11 capo degli antirivoluzionari (che compirà a giorni trenta anni) ha annunciato di avere la vittoria già in pugno. Qualcuno ha cercato di intonare nuovamente il Salud al pueblo intrepido y fuerte, molte donne si sono inginocchiate salmodiando il testo di una strana preghiera religioso-patriottica distribuito per l'occasione, tutti poi si sono allontanati alla svelta sotto gli occhi vigili di un'infinità di poliziotti. Più tardi, nella Ciudad Nueva, ho cercato di vedere Caamano (cosa diventata più difficile in questi ultimi giorni). Ho dovuto prima sorbirmi una lunga tirata polemica del suo luogotenente politico Aristy contro l'atteggiamento assun to dal governo italiano, ma alla fine il colonnello — camicia dalle maniche corte, rivoltella al fianco, mitra alla mano — mi ha ricevuto. Mi ha confer mato di essere pronto a discutere un compromesso ma con gli unici interlocutori validi — gli americani — e non con i suoi spregevoli rivali dominicani. Naturalmente è molto contento della presenza del l'Onu e gli spiace invece la presa dì posizione dell'Osa, a suo dire controllata da Washington, «.afa se ogni tentativo di ragionevole mediazione dovesse fallire — conclude — noi continueremo a batterci fino alla fine, anche fino all'olocausto ». Giovanni Giovannini col. Caamano, capo dei ribelli dominicani (Tel P.)

Luoghi citati: Costarica, Honduras, New York, Nicaragua, Santo Domingo, Stati Uniti, Washington