Recuperate soltanto due salme di muratori altre cinque sono ancora sotto le macerie

Recuperate soltanto due salme di muratori altre cinque sono ancora sotto le macerie Pietosa opera tra i detriti del palazzo crollato a Borghetto Santo Spirito Recuperate soltanto due salme di muratori altre cinque sono ancora sotto le macerie Sei delle vittime sono meridionali venuti in Liguria in cerca di lavoro; una è di Savigliano -1 familiari affranti e muti osservano le ricerche dei loro cari che avvengono senza soste sotto la minaccia di un cedimento dell'altra ala dell'edificio - Il drammatico racconto degli scampati (Dal nostro inviato speciale} Borghotto Santo Spirito, 13 maggio. Addossate al muretto che costeggia la strada o sedute sulle travi accanto al tragico cantiere, decine di donne, uomini, ragazzi attendono da ieri pomeriggio che la montagna di macerie restituisca i cadaveri degli operai travolti dal crollo del condominio « Albatros ». Sono padri madri fratelli e sorelle delle , vittime. Volti bruciati dal sole e segnati dagli stenti, gente venuta dal Sud lungo il « cammino della speranza >. Borghetto Santo Spirito ha circa 1300 abitanti, metà sono immigrati. Anche questa volta il Meridione ha pagato un duro tributo di sangue in questa sciagura che ha sbigottito il laborioso centro della riviera di Savona. Sotto il cumulo di cemento e ferro contorto giacciono tuttora cinque salme: quelle di Giuseppe Andreacchio, 31 anni, da Monterosso Calabro, che abitava ad Albenga e lascia la moglie e una bambina di cinque anni; di Andrea Sasia, di Savigliano, quarantottenne, che risiedeva a Borghetto con la moglie; di Giuseppe Sciascia, 45 anni, da Palma Montechiaro (Agrigento) domiciliato a Borghetto, sposa- to, padre di tre figli; di An gelo Mendola, un ragazzo diciottenne originario di Villalba (Caltanissetta) e che abitava nella vicina Toirano con i genitori e sette tra fratelli e sorelle; di Giovanni Vassallo, 27 anni, di Toirano, sposato e padre di una creatura di otto mesi. I corpi delle altre due vittime sono stati ricuperati stamane. Sono quelli di Vincenzo Bonfiglio, 34 anni, da Sant'Eufemia d'Aspromonte (la moglie è in attesa d'una creatura), e di Luigi Cagnino, da Termini Imerese, diciottenne, domiciliato a Borghetto con il padre pensionato, la matrigna, un fratello e due sorelle. Sette famiglie egualmente povere, che si aggrappavano a quel salario da muratore o da manovale come a un'ancora di salvezza. Si cerca di aiutarle, da parte di tutti. La Prefettura di Savona ha stanziato un milione, due il ministero dell'Interno, il Comune di Borghetto ha aperto una sottoscrizione con le tre organizzazioni sindacali — Cgll, Cisl e Uil — e la Cassa edili, che ha offerto un primo contributo di centomila lire per ogni famiglia. Inoltre il Comune si è assunto l'onere dei funerali e del trasporto delle salme ai paesi di residenza. Ma quando sarà possibile rintracciare i cinque cadaveri, nella catasta di cemento armato che li imprigiona? Abbiamo assistito, durante tutta la giornata, all'estenuante fatica dei vigili del fuoco di Savona, Genova e Imperia (una cinquantina), dei generosi fanti deirSO" reggimento di stanza ad Albenga, dei volontari su bito accorsi ad offrire le loro braccia, dei carabinieri del bat taglione mobile di Genova, e delie stazioni vicine alla zona del disastro, degli agenti della polizia stradale di Savona, Al benga e Finale, delle guardie di finanza. Dal momento del crollo questi uomini si prodigano in un'opera di commovente solidarietà, se non verso le vittime ancora sepolte — purtroppo, ogni speranza di trovarne qualcuno in vita è sfumata — almeno verso i familiari che seguono con lo sguardo allucinato e le labbra livide per l'insonnia e la dispe razione la ricerca dei loro cari. Un compito immane e anche pericoloso, quello che un centinaio di uomini svolgono ormai da trentasei ore. L'edificio era in cemento armato, le macerie sono blocchi uniti da ragnatele di ferro, i caterpillers e le pale meccaniethe non a a 7 e o e i a a a , n . a a i , riescono a sgretolarli. Bisogna inerpicarsi su quei mucchi che posano su una voragine, spezzare i tondini metallici con la fiamma ossidrica. Stasera era stata rimossa metà del materiale, senza che gli scavatori scoprissero altri resti umani L'ardua fatica è proseguita senza interruzione per tutta la notte, alla luce dei riflettori, mentre una pompa dei vigili del fuoco aspirava dal cratere in cui è sprofondata la costruzione l'acqua che lo invade e che — secondo il primo parere dei tecnici — è all'origine del crollo. Le salme del Bonfiglio e del Cagnino, pietosamente composte nella chiesetta dell'oratorio di San Giuseppe, attendono quelle dei loro sventurati compagni, perché il Comune vorrebbe onoranze funebri collettive o sabato o al massimo domenica. Non e sicuro che tutte le salme riaffiorino prima di quel giorno: il palazzo non è crollato lungo il piano stradale, bensì in una fossa di cui si ignorano le proporzioni. Da ieri affluiscono sul posto autorità civili e militari assieme ai tecnici incaricati della inchiesta (della quale parliamo a parte). Stamane hanno sostato a lungo tra le macerie il colonnello Vallosio, comandante la legione carabinieri di Genova, con il tenente colonnello Pagani, che dirige il gruppo di Savona, e il capitano Ricciardi, della compagnia di Albenga, il questore di Savona dott. De Stasi, il sostituto procuratore della Re pubblica dott. Boccia, che coordina sul posto le indagini di carattere giudiziario. Anche il presidente Saragat s'è subito interessato alle vittime del sinistro, attraverso il suo segretario particolare. Come abbiamo riferito nelle edizioni di oggi, il condominio «Albatros» era costituito da due edifici di otto piani disposti a V. Uno ha ceduto all'improvviso, l'altro è rimasto in piedi. Ma chi può escludere che le vibrazioni dei martelli pneumatici e delle scavatrici non provochino anche il cedimento della parte apparentemente' intatta? Per evitare rischi, le autorità hanno ordinato lo sgombero d'una trentina di persone che abitano nelle casette o pensioni a ridosso dell'edificio. Un filo a piombo è stato appeso al tetto per controllarne la pendenza, mentre tecnici del genio civile di Savona si alternano all'oculare di due teodoliti per dare l'allarme, in caso di pericolo, alle squadre che frugano tra le macerie. Dei cinque operai travolti dal crollo ma che si sono salvati, due soltanto sono in condizioni gravi, anche se i medici non nascondono un cauto ottimismo. Si tratta del diciannovenne Celestino Franco, di Boves, l'ultimo ad essere salvato dopo parecchie ore di incubo nella morsa dei detriti Il giovane lavora come elettricista per una ditta di Cuneo, che curava gli impianti elettrici del condominio. Ha condiviso la sorte dei muratori, riportando serie lesioni al capo e in varie parti del corpo. Oggi sono accorsi al suo capezzale i genitori, per assisterlo nella fase critica dello choc traumatico. Il secondo operaio per il quale la prognosi è ancora riservata è il trentaquattrenne Giuseppe Vitale, da Termini Imerese, sposato con Giovanna Filippello. Hanno sei figli, il maggiore di 11 anni, l'ultimo di quaranta giorni. Ri¬ strcSdaSMcggvfidedinsr siedono a Borghetto da quattro anni. Gli altri superstiti sono fuori pericolo. Li abbiamo avvicinati all'istituto ospedaliero di Santa Corona a Pietra Ligure, dove sono ricoverati assieme ai compagni meno fortunati. Simone Bracco, 44 anni, di Mondovì, ma da sei anni domiciliato a Borghetto con la moglie e due bambine, racconta gli attimi terribili: «Mi trovavo all'ottavo piano con il Bonfiglio. L'ho mandato a prendere un secchio di calce. Si era appena allontanato quando mi è parso che ci fosse il terremoto. Ho visto il cornicione precipitare, poi non ricordo più niente. Mi sono svegliato qui all'ospedale. Ho avuto la fortuna di essere trovato tra i primi. A quanto pare me la sono cavata abbastanza bene ». Che in quel momento ci fosse il terremoto lo ha creduto anche Ercole Cerruti, di 34 anni, di Rialto. < Anch'io ero al l'ottavo piano. Ho sentito uno scossone. So die sono rimasto sotto le macerie tre ore. Non ricordo nulla della caduta, che deve essere stata spaventosa Spero di guarire presto. A casa mi aspettano le mie due bambine ». Sebastiano Galiffi, 35 anni da Pachino ma residente a Genova, sposato e con due figli, non riesce a capacitarsi di essere non solo vivo ma con ferite di lieve entità. « Lavoravo al settimo piano, quando mi sono accorto del pericolo ho fatto in tempo ad ag grapparmi alla corda del mon tacarichi. Invece di precipitare insieme alle macerie sono finito sul prato ». Giorgio Lunt Luigi Gagnino, di 18 anni, una vittima del crollo In primo piano le macerie dell'edificio crollato; sullo sfondo l'altra ala del palazzo di otto piani che forse dovrà essere demolita perché pericolante (Tel. Moisio;